Varie, 19 febbraio 2002
CHIAPPUCCI
CHIAPPUCCI Claudio Uboldo (Varese) 28 febbraio 1963. Ex ciclista. Ha vinto una Milano-Sanremo (1991). Secondo al Giro d’Italia nel 1991 (primo Chioccioli) e nel 1992 (primo Indurain), terzo nel 1993, quarto nel 1995, quinto nel 1994; secondo al Tour de France nel 1990 (Lemond) e nel 1992 (Indurain), terzo nel 1991. Secondo al campionato del Mondo del 1994 (Leblanc) • «[...] Una volta il mitico Jaques Goddet, patron del Tour, disse: ”Indurain e Bugno sono il ciclismo classico, ma il fascino del Tour viene dai Chiappucci”. Il piccolo Claudio era un Calimero, una macchiolina gialla tra i giganti, ma un giorno al Sestriere battè Indurain. [...]» (Candido Cannavò, ”La Gazzetta dello Sport” 31/5/2007) • Nel 2006 ha partecipato all’Isola dei Famosi: «Luca Calvani gli mancava. Lui si ricorda bene di Luc Leblanc, il francese che gli scattò sotto il naso al Mondiale di Agrigento 1994 e per miseri e infiniti 9 secondi lo anticipò in quella pagina della storia del ciclismo. Lui si ricorda bene anche di Greg LeMond, l’americano che gli soffiò il Tour de France 1990, e di Miguel Indurain, lo spagnolo che sul podio del Tour 1992 lo guardava dall’alto in basso (data la differenza di altezza, Sua Maestà il Navarro lo avrebbe fatto anche senza bisogno del podio). Ma Luca Calvani ancora gli mancava. Claudio Chiappucci rischia di passare non solo nel mondo del ciclismo, ma anche in quello dello spettacolo, come un nuovo eterno secondo. L’erede di Tano Belloni. All’Isola dei famosi, Chiappucci, vecchio stradista, si è cimentato in una prova regina della pista, l’eliminazione: ogni tre o quattro giri d’anello, l’ultimo classificato molla la compagnia e torna casa. ”Il Chiappa” è rimasto in gruppo, poi nel finale ci ha dato dentro: fuori Sara Tommasi, già ”paperetta” e ”schedina”, fuori Marina Occhiena, ex bionda dei Ricchi&Poveri, poi una volata a due. E allo sprint Calvani, che nel curriculum non vanta l’inferno della Parigi-Roubaix ma quello di Uomini e donne, l’ha battuto. Secondo. Ancora una volta. Non è vero che Chiappucci sia nato secondo e neanche gregario, anche se Striscia la notizia [...] gli ha consegnato un Tapiro. Ha sempre pensato, prima di tutto, a se stesso. Appena poteva, dimenticava ordini di scuderia, obblighi di squadra, e correva in proprio, si arrangiava, faceva anche il furbo. Prima da dilettante, poi da professionista. Nei primi quattro anni, vittorie zero. Nel 1989 vinse Coppa Placci e Giro del Piemonte. Nel 1990 esplose. Fuga-bidone al Tour de France, scappano in quattro, Maassen, Bauer, Pensec e lui, 10 minuti e mezzo da amministrare, da centellinare. Dei quattro evasi, Chiappucci fu il più duro, alla fine secondo, un mezzo trionfo. Da quel giorno, complice la sanguigna collaborazione del professor Conconi, cominciò un’altra vita. Non più infedele servitore, ma capitano coraggioso, corsaro, pazzo. Attaccante. ”Diablo”, non a caso. Amato proprio perché capace di non arrendersi neanche dopo il traguardo. E così ha fatto anche sull’’Isola”. Cosa volete che sia il caldo per uno che scattava sul Tourmalet, arrampicarsi sui cocchi per uno che lo faceva sul Pordoi, pescare orate per uno abituato a sopravvivere tra i pescecani» (Marco Pastonesi, ”La Gazzetta dello Sport” 10/11/2006).