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 2002  febbraio 19 Martedì calendario

CIMMINELLI Francesco

CIMMINELLI Francesco Monte Giordano (Cosenza) 20 luglio 1936. Imprenditore. Fondatore della Ergom (si occupa principalmente di stampaggio di componenti plastici in larga parte destinati all’industria automobilistica, plance, pannelli interni, serbatoi, paraurti, ecc.), ceduta nel 2007 alla Fiat. Ex proprietario del Torino (ma tifoso della Juventus), che nell’estate del 2005 portò al fallimento • «Il nome di Francesco Cimminelli si lega al Torino 1906 - oggi rimpiazzato nel calcio professionistico da Torino Fc - il 19 aprile del 2000. quando rileva il club granata da Massimo Vidulich e la Bullfin (la finanziaria che aveva in mano il pacchetto azionario della società) per 35 miliardi di vecchie lire, accollandosi anche i debiti accumulati dalla precedente gestione, 22 miliardi suppergiù. L’industriale calabrese, peraltro da sempre tiepido tifoso juventino, dichiara nella prima conferenza stampa da patron “di aver comprato il Toro perché mio figlio ne è tifoso, anzi appena Simone avrà compiuto i 18 anni, diventerà vicepresidente e di me non saprete più nulla. Sarò il proprietario e basta”. Parole al vento. Cimminelli senior si sbarazzò in pochi mesi dei suoi due consiglieri nell’operazione, Aghemo e Marangio, assunse Attilio Romero come presidente e cominciò a costruire, forse anche senza coscienza, la rovina del glorioso Toro. In un lustro il signor Ergom ha accumulato due retrocessioni (1999-200 e 2002-2003), altrettante promozioni (2000-2001 e 2004-2005), speso complessivamente 323 milioni di euro coperti per soli 119 milioni da ricavi propri, comprato nel tempo fior di mediocri giocatori a ingaggi stratosferici. Una gestione incompetente e folle. L’inizio della fine la notte del 30 giugno 2005 con il blitz della Guardia di Finanza a casa e nell’azienda di Cimminelli, dopo aver scoperto la falsa fidejussione da 18 milioni e 700 mila euro emessa dall’ex presidente del Venezia, Gallo, e con cui il patron del Toro avrebbe garantito i debiti accumulati con il Fisco» (“La Stampa” 18/11/2005) • «Il Toro è una fede, ma Francesco Cimminelli - fu una delle sue prime dichiarazioni dopo l’acquisto della società, era l’aprile ormai lontano del 2000 - disse tanto per cominciare che “era un tifoso della Juve”. Roba da infarto, per gli ultrà granata. [...] La sua, una personalità multiforme. Capace di prendere a schiaffi chi non è d’accordo con lui (l’addetto stampa del Torino, Gabriele Chiuminatto: “Schiaffi? Magari quelli no. Mai visto. Però... meglio non contraddirlo. Si arrabbia”) e far pace subito dopo, come se niente fosse. Il contrasto tra il dottor Jekyll (il brillante imprenditore) e mister Hyde (l’uomo nero del Torino, ma solo per quanto riguarda i guai finanziari della squadra, si capisce), vive di mille aneddoti. Non ce ne voglia, Diego Novelli, sempre schivo, se citiamo una sua sola unica, battuta, di una conversazione che avrebbe dovuto restare top secret: “Cimminelli in tanti anni che mi conosce, non ha mai imparato il mio cognome. Per lui, per lo più, io sono quasi sempre ‘Novella’ e più raramente, ‘Novello’. Però i soldi li ha messi, nel Toro [...]”. Il presidente del Torino, e amico, Tilli Romero, dice che un difetto ce l’ha: “Troppo sincero, non conosce le astuzie della diplomazia. Nel calcio, in questo calcio, è un disastro”. [...] Famiglia originaria di Monte Giordano (Cosenza), di antica immigrazione al Nord. Come tanti meridionali di successo, è innamorato della sua storia personale; anno dopo anno è diventata un’epopea, lunga faticosa romantica marcia verso la ricchezza. Nella preistoria, con in tasca un diploma da perito chimico, i primi mesi al Nord (fine degli Anni 50) li trascorre - notte e giorno, dice la leggenda - in una fabbrica scantinato, tra fumi e vapori per studiare e produrre stampi di plastica. Poi l’assunzione alla Snia, anche nel ramo commerciale. Nel ’72, il definitivo decollo. È nato un imprenditore, un vero self-made man. Sposato con la signora Franca, di alcuni anni più giovane, ha due figli: Simone [...] (che ama sfrecciare su una Porsche cabrio metallizzata) e Cinzia [...] moglie di Dino Tarallo, inserito pure lui nella Ergom di Borgaro Torinese, l’azienda capofila della holding, con stabilimenti in tutta Italia e 1400 dipendenti. Un’importante partner della Fiat. [...] Famiglia religiosa, molto devota a Padre Pio. Franca, che ha l’animo dell’artista (ha la passione delle ceramiche e spesso organizza serate di beneficenza), l’ha conosciuta per caso a Milano. Anni 60. Una sera, al cinema, Cimminelli incontra due ragazze. Una è Franca, emiliana di una esuberante bellezza. Un sorriso, le prime parole, il primo appuntamento. Due mesi dopo il matrimonio. La sua è una vita segnata dal lavoro. Difficile trovare qualcosa, nella sua storia, che non appartenga al binomio fabbrica-famiglia. Ha tante case, dicono, ma non ha mai lasciato Torino. [...] ha vissuto nel grande alloggio di via Cibrario, nella zona liberty. Lo trovavi subito, il portone di casa Cimminelli. [...] I tifosi non lo hanno mai amato. [...] A Torino Cimminelli adora “consumare” (termine tratto dal suo vocabolario) il tempo libero al Monviso Club di corso Allamano 25. Una volta, atleta di valore, spadroneggiava sulla terra rossa dei campi da tennis [...] l’unico bagno di champagne, raccontava compiaciuto nel 2001, quando il Toro tornò in serie A, lo fece dopo aver vinto un torneo; al Delle Alpi “mi sono accontentato dell’acqua minerale, allora evidentemente ero considerato più ricco”. Ma non c’era nessuna ironia, in queste parole. “Cimmi” è un naïf, quel che pensa lo dice. “Sembra un burbero - spiega Chiuminatto - ma è una pasta d’uomo. Con noi, correttissimo”. [...]» (“La Stampa” 5/7/2005) • «È ottimista, esuberante, iperattivo e assolutamente fortunato. “Ho un culo così” il suo slogan. La one-best-way di questo calabrese [...] diventato imprenditore con la Snia e fattosi ricco con la Ergom, si chiama buonasorte. “Altri lo definiscono fiuto, intuito. Io culo. Sono uno che porta bene e a cui le cose vanno sempre bene, sapendo che la fortuna va incoraggiata e che non viene mai da sola”. In una vita appoggiata sul fondoschiena ha messo insieme 5mila dipendenti, 1000 miliardi di fatturato all’anno, il monopolio di plastica e componentistica per auto, sei Paesi in cui esporta, una catena di giornali, una compagnia aerea e, non ultima, una promozione al primo anno come patròn del Torino. Non male per chi da sempre tifa Juve e opera nell’indotto Fiat. [...] “La simpatia per la Juve è vera e non vedo perché dovrei smentirla. [...] Quanto alla Fiat, le devo molta riconoscenza, specie per la cultura d’impresa che ha trasmesso a tutte le altre aziende. Ma noi non siamo monoclienti. Quando cominciai con la Ergom, la Fiat costituiva il 95 per cento del nostro lavoro, oggi siamo al 60. È non perché sia calata la quantità, bensì perché è aumentato il fatturato globale. Chi dice che il Toro è una succursale del Lingotto è un cretino. Il nostro gioiello è la Corea, dove noi ci siamo e la Fiat, ad esempio, no. Sono uno che non si ferma mai. Inizio alle 6 di mattina, quasi mai vado a casa prima delle 10 di sera. [...]”» (Matteo Marani, “Guerin Sportivo” 4/7/2001) • «La maglia granata la vedo come una sfida, ben riuscita anche se m’è costata molto, troppo: se avessi immaginato quanti soldi dovevo cacciare di tasca, che i debiti erano una fontana inesauribile, mai mi sarei imbarcato in quest’impresa. Però, ci sono e dico che mi sto avvicinando al granata. Mi sto innamorando. Purtroppo» (“La Stampa” 2/6/2001).