Varie, 19 febbraio 2002
CITO
CITO Giancarlo Taranto 12 agosto 1945. Politico. Ex sindaco di Taranto. Poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa • «[...] per oltre un decennio l’uomo più potente della città [...]» (il. fi., ”la Repubblica” 15/2/2005) • «[...] leader della formazione estremista At6 (dal nome della sua tivù che lo ha reso famoso) e della Federazione del Sud, parlamentare [...]» (Antonio Calitri, ”Sette” n. 1-2/2001) • «[...] Con la mia Antenna Taranto 6 sono stato il primo a essere eletto grazie alle televisioni [...]» (Antonio Calitri, ”Sette” n. 11/2001) • « Rieccolo! I chili sono molti di meno, gli anni molti di più. E anche la voce e il tono non sono più quelli di una volta, di quando ringhiava in diretta tv contro ”negri, ricchioni, zingari, magistrati e comunisti”. Ma è bastata una voce, ”Giancarlo Cito si candida a sindaco”, e in un attimo a Taranto i sondaggi sono impazziti. Cito ritorna? Il 27 per cento degli elettori gli darebbe il voto. [...] ”Volevo abbandonare tutto e andarmene all’estero [...] Poi ho pensato ai miei due figli, ai miei due nipoti, al terzo nipote che sta per nascere. Voglio poterli guardare negli occhi. E guardare la gente della mia città a testa alta”. Cito chi se lo ricorda? Il muscolare fondatore di At6-Lega d’azione meridionale. Il geometra con un passato da picchiatore del Msi, eletto sindaco nel 1993 con una valanga di preferenze. Il dominus del consiglio comunale, il populista che girava per le strade a riparare le buche in diretta tv. Proprio lui. Eletto deputato. Condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Finito in carcere. Dal 1° marzo, dopo quattro anni passati fra prigione e servizi sociali, è di nuovo un uomo libero. Cambiatissimo. In carcere ha perso 45 chili, ha avuto svariati collassi, si è messo a studiare: giurisprudenza. Tesi (ovviamente) sul concorso esterno in associazione mafiosa, ”un reato che non esiste. E la Costituzione italiana, articolo 25, secondo comma, dice che non si può condannare una persona per un reato che non esiste”. Tono forbito, educato, pacato. ”Guardi che in diritto costituzionale ho preso 27, in diritto amministrativo 28…”. Dov’è finito il sanguigno e virulento Cito di una volta? Il decisionista che apostrofava gli avversari con ”coglione” e ”farabutto”? [...] ”Ho sbagliato. Sì, in carcere ho capito di avere sbagliato ad attaccare le istituzioni [...] Ho sbagliato e ho chiesto scusa. Non per viltà o per opportunismo, ma perché sono un galantuomo”. [...] Sui blog locali si ricorda nostalgicamente di come, quando c’era lui, l’illuminazione stradale funzionava, le buche nell’asfalto venivano riparate e gli scippi diminuivano. [...]» (Laura Maragnani, ”Panorama” 26/4/2007).