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 2002  febbraio 19 Martedì calendario

Clapton Eric

• Surrey (Gran Bretagna) 30 marzo 1945. Chitarrista. Il suo primo complesso furono i Rooster, poi si unì prima agli Yeardbirds e poi ai Bluesbreakers. Il grande successo arrivò nel 1966 con i Cream. Poi, dopo brevi periodi con altri gruppi (Blind Faith, Derek and the Dominoes), ha cominciato una carriera di solista che dura ancora. «Il signore della chitarra rock/blues, uno che trascorre più tempo sotto la luce dei riflettori che tra le pareti della pur invidiabile villa che si è costruito nel Surrey [...] Ha incassato miliardi e manciate di premi Grammy. entrato due volte e trionfalmente nella Rock and Roll Hall of Fame, il museo delle celebrità della musica, per il suo nobile passato di chitarrista con gli Yardbirds e con i Cream. [...] Non ha mai mollato il colpo nemmeno negli anni più bui, quelli della tossicodipendenza, quando la musica gli ha letteralmente salvato la vita, conscio che il potere terapeutico che trasmette il calore del pubblico vale più di cento dosi di metadone. [...] Conor, il bambino avuto dalla sua compagna di allora, Lory Del Santo, morto tragicamente. Gli fu fatale un attimo di distrazione. Il piccolo, quattro anni, cadde dalla finestra di un grattacielo di New York. Clapton gli dedicò una delle canzoni più ispirate della sua carriera da solista, Tears in Heaven. La storia con Lory restò seppellita dal dolore. Il tempo e le soddisfazioni artistiche hanno lenito quella ferita, e ancor più deve averla medicata la nascita di una bimba dalla sua compagna di oggi» (Flavio brighenti, ”la Repubblica” 29/5/2001). «Quello che è considerato il più grande chitarrista bianco di blues [...] quelli che credeva i suoi genitori erano in realtà i nonni, e sua sorella era sua madre. Quanto al padre, solo nel 1998 il quotidiano Citizen di Ottawa è riuscito a ricostruire chi fosse: un soldato canadese di stanza a Londra durante la seconda guerra mondiale. Clapton è un monumento al blues, al rock e alla sopravvivenza. riuscito a liberarsi di droga, alcol e perfino sigarette [...] ”Quando dopo Jerry Lee Lewis, Eddy Cochran e Buddy Holly ho scoperto i vari Chuck Berry, Bo Didley e Muddy Waters, certo che volevo essere nero. E poi siccome un sacco dei miei eroi erano morti, come Robert Johnson, volevo essere nero e morto. [...] Adoro gli oggetti. Se ho bisogno di qualcosa, la disegno e me la faccio costruire [...] Vidi Jerry Lee Lewis in tv suonare Great Balls of Fire. Mio nonno era un carpentiere, e allora presi i suoi attrezzi e un pezzo di legno di quercia e cercai di intagliare una chitarra. Mi arresi solo davanti al manico [...] Quando mi ronza un nuovo pezzo nel cervello, non sento una canzone, sento l’assolo di chitarra. la mia voce» (Marco Giovannini, ”Panorama” 1/7/1999). «[...] Premi a non finire, molti finiti sugli scaffali dei suoi uffici londinesi, a due passi dall’amata Royal Albert Hall. Dischi innumerevoli. I Cream, i Blind Faith, Yardbirds, Bluesbreakers, Derek & The Dominos. Una carriera che ne contiene almeno dieci. Dieci vite dentro una sola esistenza. scampato alla tragedia del 1990 quando il suo elicottero cadde e morirono Stevie Ray Vaughan e altre quattro persone. Lui non era a bordo. Ha contribuito a far conoscere Bob Marley in tutto il mondo con la sua versione di I shot the sheriff. Ha conosciuto le pene della droga e dell’alcol ed è riuscito a liberarsene [...] Ha pianto la scomparsa del figlio Conor, avuto con Lory Del Santo, caduto a cinque anni dal 53mo piano di un grattacielo di New York nel 1991. Si è fatto una nuova famiglia. Ha anche pensato di mollare la musica. ”Più di una volta. Dopo il punk sembrava che l’idea di un musicista che sapesse suonare il suo strumento avesse perso valore. Non sapevo cosa fare. Mi chiedevo continuamente per quale motivo facessi ancora musica. E la risposta che mi davo era: faccio musica per ascoltarla. [...] Se non sai ascoltare non saprai mai suonare. Magari ti piace lo stile di Jimmy Page, lo ascolti bene e impari a suonarlo. Allora magari sarai in grado di inventare qualcosa di diverso [...]”» (Gianni Santoro, ”la Repubblica” 25/8/2005).