Varie, 19 febbraio 2002
CLERICI
CLERICI Gianni Como 24 luglio 1930. Scrittore. Giornalista. Famoso commentatore del tennis (su ”la Repubblica” e in tv con Rino Tommasi) • «[...] Enfant prodige tennista, giovane staffetta partigiana, laureato in Storia delle religioni con tentativo monacense buddista. Giocatore a Wimbledon, avvocato, playboy. Autore di [...] romanzi, commedie teatrali e un volume, 500 anni di tennis, semplicemente indispensabile. [...] Il poeta Clerici rimanda ad Ariosto, Leopardi, Saba. Rilegge l’odi et amo di Catullo, ed è un bel leggere. E rileggere. Pure sotto questa pudica veste, lo ”Scriba” mostra quello sconfinato bagaglio di conoscenze e guittezze che solo una critica miope può non vedere. ”Quando avevo 27 anni, accompagnandomi al Premio Strega, Soldati e Bassani mi dissero che, se volevo continuare con il giornalismo sportivo, dovevo inventarmi un nom de plume. Avevano ragione. Negli ambienti letterari vengo ancora guardato con un certo fastidio: ”Ma lei è quello del tennis?’”. Non distante Italo Calvino: ”Clerici è uno dei più grandi scrittori che abbia mai conosciuto. Purtroppo scrive di sport”. Un ”vizio” che non gli ha fatto smarrire la propria grandezza. E unicità [...]» (Andrea Scanzi, ”L’Espresso” 2/6/2005). «[...] sportsman ci si nasce, ovvio. Blasé, disincantati e amorevoli in un colpo solo, attenti e svagati, inattaccabili in forza di uno stile disceso per li rami insieme al benessere (’I miei nonni materni erano tessili, i paterni vinai. [...]”). [...] ”[...] Sarà stato il 53 o il 54. Nonostante la diagnosi di morte per disturbi epatici fattami dall’esimio professor Frugoni, mi ritrovo numero 10 in Italia nel periodo in cui eravamo primi in Europa con Gardini, Merlo, Pietrangeli, Sirola. Ero un giocatore modesto, ma con un bel record giovanile di 13 vittorie su 15 incontri. Ho l’occasione di andare a Wimbledon con Antonio Maggi, che però rinuncia: ”Mia mamma sta male, non vengo’. ”Ma ti hanno ammesso!’. Niente, parto da solo, un venerdì mattina, con una 500 giardinetta color marroncino, quella con il legno sulla carrozzeria. Il rimborso previsto era di cinquanta sterline. Ci ho messo due giorni. La domenica mattina arrivo a Londra e voglio allenarmi. Poco dopo sono davanti ai cancelli di ghisa nera, le Doherty Gates di Wimbledon, Doherty sono i fratelli che hanno vinto lì nove tornei. E i cancelli sono chiusi. Sì. Era domenica. Una perfetta figura da provinciale. Nel pomerigigo mi allenai al Queen’s club. Al torneo mi ritrovai al campo 16 contro uno jugoslavo: fuori per crampi al quarto set, non ero abituato all’erba [...] Sarà il 1950 e viene a Sanremo per seguire un torneo dove giocavo Luigi Gianoli della ”Gazzetta dello Sport’, allora diretta da Brera. Un grande, Gianoli. Diplomato al Conservatorio, espertissimo di cavalli e vivamente omosessuale, ciò che gli creava non pochi problemi nell’ambiente del giornalismo sportivo. Io gli ho dato una mano, non capiva di tennis. Legge gli articolini che pubblicavo gratuitamente su ”Il Tennis Italiano’, fra parentesi la rivista esiste dal 1928, e dice: ”Però, tu devi scrivere sulla Gazzetta’. Dubbio: gli sarò piaciuto io? Ma no, a Gianoli piacevano i maschioni. Brera mi fissa un appuntamento al giornale: non c’è e mi indigno: ”non scriverò mai per questo giornale’. La sera stessa mi telefona e riusciamo poi a vederci in galleria a Milano, dove studiavo all’università. Sono laureato in Storia delle religioni, ho anche fatto un master alla Sorbona: volevo diventare monaco buddista [...] Scrivevo sulla ”Gazzetta’ degli elzeviri in terza pagina, ricordo i disegni di Ottorino Mancioli, un artista. Quando Brera mollò, lo seguii a ”Sport Giallo’, un quotidiano che aveva fondato per far concorrenza al Guerino. Durò poco. Nel 1956 nacque il ”Giorno’ e da ”Sport Giallo’ ci travasammo tutti lì. Una vita al ”Giorno’, con Brera, Giulio Signori, Mario Fossati, Pilade Del Buono, il fratello di Oreste. Eravamo amici, goliardi anche, quasi un club, ma lavoravamo duro. L’ho lasciato quando non ho potuto farne a meno, erano alla frutta, con certe firme... Mi trovavo a Verona alla Mondadori, nel 1976, per correggere i duecentotrenta errori dell’edizione anglo-americana dei 500 anni del tennis e ho assistito, durante una cena, alla nascita di ”Republica’. C’erano Scalfari e Giorgio Mondadori: ”Perché non viene a fare lo sport? Sarà come al ”Mondo’ di Pannunzio. [...] L’invito era occuparsi per ”Repubblica’ di tutto lo sport. Mi son detto: Clerici, devi scrivere qualche libro, se vai in giro a seguire partite e questo e quello, sei morto. Chissà, magari diventavo un grande inviato. Al ”Giorno’ Italo Pietra voleva che facessi il corrispondente da Mosca: un’altra occasione evitata.Dal ”Giorno’ erano già passati a ”Repubblica’ Arbasino, Aspesi, Bocca, quando nell’87 agli Internazionali di Roma Paolino Garimberti mi blocca: ”Ne abbiamo parlato con Scalfari, questa volta o vieni o mai più’ [...] Ci fu un tempo in cui Berlusconi non era ancora straimpegnato e giocava a tennis. Il suo maestro, Luzzi, cui avevo fatto pubblicare qualche articolo, mi telefona: ”Il dottor Berlusconi ha comprato la finale degli Us Open. Farebbe lei il commento?’. Accetto. Vado al Palazzo dei Cigni a Milano 2, l’avventura tv di Berlusconi era appena iniziata, e provvedo al commento. Lui controllava tutto, girava nel corridoio, mentre ero in onda ficcava dentro la testa. L’esperienza sembra terminare lì. invece ritelefona il Luzzi: ”Il dottore vorrebbe vederla ad Arcore’. Ci vediamo, parliamo, mangiamo e Berlusconi: ”Vede, Clerici, io penso in grande, voglio fare una televisione europea e lei è la persona adatta per dirigere lo sport’. Mi tocca rispondergli che ho sempre accuratamente evitato di approfittare delle occasioni che ho avuto di diventare un giornalista importante. Rimase perplesso e prese a propormi stipendi via via più seducenti. Così gli spiegai che avevo avuto un nonno e un padre benestante e che mi bastava lo stipendio del ”Giorno’. Mi ha telefonato spesso, una volta mi ha regalato dodici bottiglie di vino. Mai stato così corteggiato in vita mia. Alla fine, visto che Belusconi voleva uno che parlasse bene l’inglese, gli ho indirizzato Rino Tommasi. Cosa che Rino non ammetterà mai. [...] Viene Tommasi a Como per una partita col Milan e mi trascina allo stadio: mai sopportato, la gente che urla ”devi morire’, figurati [...] Nel parterre c’è Berlusconi, lo saluto cordialmente: politicamente gli sono contro, ma è persona corretta e gentile. E Silvio: ”Lei, Clerici, è l’unico insieme a Vialli che non sono riuscito ad acquistare” [...]» (Andrea Aloi, ”Guerin Sportivo” 3/11/1999).