Annalisa Bianchi su Libero del 20/02/02 a pagina 21., 20 febbraio 2002
Salvatore Quasimodo s’innamora di Curzia Ferrari una sera del 1963, al Circolo della Stampa di Milano
Salvatore Quasimodo s’innamora di Curzia Ferrari una sera del 1963, al Circolo della Stampa di Milano. Lui sessantenne, già premio Nobel per la Letteratura (1959), lei trent’anni più giovane, bruna, giornalista e saggista, già madre di due bambini. «Tormentato» per il loro legame, lungo cinque anni e fatto di «passione, furore ma anche gelosia», il 3 agosto del 1965, da Orta, il poeta le scrive: «Ti vorrei qui tra le mie braccia per averti sull’erba, piena di furiosi scatti e amorosissima. Cerco la tua bocca, il tuo "fuoco" vero, non simbolico. Tuo Salvatore». Il 13 agosto dello stesso anno: «E io ora sto in una giostra d’immagini e di approssimazioni: ti so in villeggiatura in un luogo ligure, affollato di "ceffi" e di "usignoli" estivi». Il 17 luglio 1967, ingelosito dal silenzio di lei (era in vacanza altrove): «Da quattro giorni ti telefono invano. Perché mi hai detto che restavi a Milano fino al 20? Qui, afa come dovunque, notti d’insonnia e un forte tormento. Il mio amore sembra lontanissimo e crudele. Mi avevi nascosto una visita, un’ombra che rimane. Ti penso, non so fare altro». Infine, nel luglio 1967, da Varazze: «Io ritorno forte ogni volta che posso passare il fuoco attraverso il tuo corpo, "femmina" di tante generazioni di veri amanti. Abbracciato a te, profondamente, nella carne viva e sottile, bruciante, limpida. Altre notti ci aspettano in un luogo che immagino violento di fiori come le "punte", le tue, in ascolto, che vedono insaziabili».