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 2002  febbraio 20 Mercoledì calendario

CLINTON Hillary (Hillary Rodham) Chicago (Stati Uniti) 26 ottobre 1947. Politico. Già senatrice, dal 2009 Segretario di Stato (dopo esser stata sconfitta da Barack Obama alle primarie del partito Democratico)

CLINTON Hillary (Hillary Rodham) Chicago (Stati Uniti) 26 ottobre 1947. Politico. Già senatrice, dal 2009 Segretario di Stato (dopo esser stata sconfitta da Barack Obama alle primarie del partito Democratico). Moglie dell’ex presidente Bill • «"Nessuno mi capisce meglio di Bill e nessuno riesce a farmi ridere come lui [...] Anche dopo tutti questi anni mio marito resta sempre la persona più interessante, più energica e più viva che abbia mai incontrato. Bill mi rivolse per la prima volta la parola nella primavera del 1971 e più di trent’anni dopo stiamo ancora parlando [...] E’ successo così: io ero seduta in biblioteca, lui era in piedi fuori dalla porta. Mi guardava fisso e io ricambiavo il suo sguardo. A un certo punto pensai che la faccenda stava diventando ridicola, perché ogni volta che lo incontravo sul campus non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso e anche lui mi guardava sempre. Così misi giù i libri, uscii dalla stanza e gli dissi: ’Dato che tu continui a guardare me e io continuo a fissare te, è meglio che ci presentiamo. Mi chiamo Hillary Rodham’. Anche lui mi disse il suo nome. Alla gente in genere dice che non se lo ricorda. Tra di noi è stato amore a prima vista, incontrarlo ha cambiato totalmente la mia vita". Lei era una delle 27 ragazze nel mazzo dei 235 studenti della Yale Law School, una specie di star. Eppure scrive che era impossibile non notare Bill. Perché? "Sembrava un vichingo. Con quella grande barba bruno-rossiccia e un po’ selvaggia, i capelli lunghi, aveva un aspetto che rimaneva impresso. Si capiva subito che sapeva esattamente che cosa voleva dalla vita". Per oltre due anni lui le ha chiesto, più volte, di sposarlo e lei si è rifiutata. Per quale ragione? "Sì, è vero. Lo amavo, sapevo che nessuno mi avrebbe resa più felice, sapevo che non avrei mai trovato nessun altro così interessante, eppure esitavo... Forse avevo paura di essere fagocitata dalla sua forza. E’ così evidente la sua forza". Lei era giovane, brillante e aveva un futuro a Washington, ma ha lasciato tutto per seguire Bill Clinton in Arkansas, dove non aveva amici, nè famiglia, nè radici. Uno dei suoi migliori amici a quel tempo le chiese: "Perché butti via così il tuo futuro?". "Sapevo solo che dovevo farlo. Seguii il mio cuore. Inizialmente fu difficile adattarmi. Non avevo accento - comunque, non un accento del Sud - e negli anni dell’università mi ero abituata a portare sempre jeans, camicioni, golf vecchi e ampi. Così ho dovuto fare qualche aggiustamento alla mia vita. In compenso adoravo l’Arkansas. E la gente di laggiù non solo è stata molto gentile con me, ma lì ho avuto alcuni dei migliori amici della mia vita". Nel periodo in cui suo marito fu eletto governatore, scrive, spettava a lei il compito di sostenere la famiglia. In particolare ci sono stati il lavoro di avvocato per la Rose Law Firm e l’agenzia immobiliare Whitewater. Tutte attività per le quali poi ha dovuto pagare un alto prezzo. Le cose sarebbero potute andare diversamente? "Bene, è stata evidentemente una montatura politica. Tutto quello che mi è stato gettato addosso, tutto quello che è stato detto contro di me, si è poi rivelato privo di fondamento. Certo, avrei potuto spiegarmi meglio e forse se dovessi tornare indietro starei più attenta all’immagine che ho dato di me stessa". Lei credette a suo marito, quando negò una relazione con Paula Jones, la quale invece, sostenendo di aver ricevuto da lui avances non autorizzate, gli fece causa... "Il giudice respinse i suoi argomenti, giudicandoli privi di fondamento, sia reale che legale". Quando Bill correva per la presidenza, tuttavia, un’altra donna, Gennifer Flowers, disse di aver avuto per 12 anni una relazione con lui in Arkansas. Lui negò, lei gli credette? "Sì, gli credetti". Ma alla fine lui fu costretto ad ammettere, in una deposizione al tribunale, di aver avuto rapporti sessuali con lei. "Bene, una coppia negli anni supera molte difficoltà. Per un periodo io e Bill abbiamo fatto terapia di coppia e questo ci ha molto aiutato. E’ una cosa che consiglio, soprattutto a chi ha vite sotto i riflettori come le nostre. E in proposito non vorrei aggiungere altro". Inizialmente il presidente Clinton negò pure i suoi amoreggiamenti con Monica Lewinsky e all’inizio lei accettò la sua versione. "All’epoca c’erano state tante accuse contro di me assolutamente indegne, e che io sapevo false. Avevo imparato sulla mia pelle che per una ragione o per l’altra la gente si sentiva obbligata o spinta ad accusarmi. Così non mi sembrava strano che qualcosa di simile accadesse anche a Bill". Il 15 agosto 1998, però, lui la svegliò per confessarle la relazione. "Ero furibonda, ero sbalordita, ero... fuori di me dalla rabbia e dalla delusione. Non riuscivo a credere che mi avesse fatto quello, e glielo dissi. Lui continuava a dirmi che gli dispiaceva molto, io gli risposi che i suoi rimorsi servivano a poco. Ho pensato di separarmi, di divorziare, poi ho finito col perdonarlo. Ho capito che il nostro era un matrimonio ed era un amore e io volevo cercare di salvarli. Arrivai al punto in cui decisi che o perdonavo... e lasciavo andare la rabbia e la delusione che avevo provato, o avremmo chiuso il matrimonio. Entrambi ci siamo impegnati davvero molto per arrivare a questo punto. Siamo stati davvero messi alla prova, ma adesso siamo arrivati al punto che possiamo guardare avanti. Io spero che invecchieremo insieme. E’ così che vedo il mio futuro"» (Barbara Walters, "La Stampa" 10/6/2003). «Si fece eleggere, tra lazzi e sfottò, senatrice di una New York vista da lei come comoda e scintillante vetrina, e meno di un anno dopo l’elezione quella vetrina è andata in frantumi, trasformandola da senatrice in prefica, costringendola a piangere e consumare il tempo correndo dal funerale di un povero pompiere alla casa di un orfano, e sempre in ombra dietro al profilo di un altro maschio, di Rudi Giuliani, che lei non sopportava. Una formidabile secchiona che si prepara minuziosamente, cifre e dati alla mano, a ogni incontro [...] Si è buttata sul lavoro con la furia di chi crede alla grazia salvifica della fatica. Esce ogni mattina alle 7 e 30, dalla sua bella casa di Washington, confinante con la residenza del vice Presidente Cheney. In Senato non perde una riunione, un incontro, una sessione di lavoro, alle quali si presenta come la classica prima della classe, con bracciate di faldoni, fustelle e documenti. [...] Ovunque vada, qualunque cosa faccia, c’è una macchina fotografica che la riprende, Hillary sbadiglia durante il discorso di Bush alla camere, click click, Hillary si versa un caffè nella tazza, click click click, Hillary è pallida sotto la mascherina di garza al Ground Zero, click, Hillary rivede il marito, click. Ha imparato a svolazzare tre volte alla settimana, tra New York e Washington, sulla navetta porta sardine, non più nel lusso dell’Air Force One e correre da una cerimonia alla First Abyssinian Baptist Curch, poi alla Associazione Vedove dei Poliziotti, poi al Centro di Sostegno per Donne Maltrattate, poi all’Ospedale Pediatrico per bambini indigenti, poi al Council on Foreign Affairs per un mortale seminario sul Medio Oriente, poi all’Onu per incontrare un ministro Saudita, poi nell’appartamento di Arthur Schlesinger per la presentazione di una nuova, appassionante biografia di Churchill. E tutto in un solo giorno, rifacendosi la faccia in macchina perché guai se lei, una donna, osasse apparire spettinata, col naso lucido o con il rimmel che cola, click click click. Titolo: Hillary la sciattona. E ha imparato a vivere senza il marito, Billy Bubba. [...] In un partito democratico americano devastato dal clima di guerra e di unanimismo patriottico attorno George Bush, in una sinistra dalla quale Clinton è scomparso senza lasciare tracce, Gore è oggetto di ridicolo e nessun giovane si alza, risorge lei, la "Hillary Liberata" che sogna di riconquistare un giorno quella Gerusalemme bianca nella quale fu sontuosamente incarcerata per 8 anni» (Vittorio Zucconi, ”la Repubblica” 27/1/2002).