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 2002  febbraio 20 Mercoledì calendario

COCCIANTE

COCCIANTE Riccardo Saigon (Vietnam) 20 febbraio 1948. Cantante. Autore. Compositore • «Studia pianoforte dopo essere giunto a Roma a 11 anni. Negli anni Sessanta compone le prime canzoni e nel 1972 pubblica il suo primo album, Mu. Tuttavia è con il successivo Poesia (1973) e ancor più con Anima (1974, comprendente Bella senz’anima e Quando finisce un amore) che ottiene ampia popolarità. A questi primi successi ne seguono altri, come L’alba (1975), Concerto per Margherita (1976, contenente Margherita), Cervo a primavera (1981). Per i testi si affida a svariati autori, primi fra tutti Paolo Cassella e Marco Luberti e dalla metà degli anni Ottanta anche Mogol. La sua scrittura musicale evidenzia una spiccata propensione per un ampio melodizzare. Anche il progetto strutturale delle canzoni appare ben organizzato e sovente tende a individuare il climax in ogni storia cantata tramite dei crescendo non solo dinamici, ma anche espressivi. Questa relativa complessità della parte musicale è esaltata da begli arrangiamenti, spesso dovuti a musicisti di gran fama, come ad esempio Morricone e Vangelis. Come cantante, pur non potendo fare affidamento su rilevanti doti vocali, sa essere ugualmente convincente con sensibili interpretazioni di grande partecipazione e intensità emotiva. Il successo ottenuto (testimoniato nel 1985 dal duetto con Mina in Questione di feeling e culminato con la vittoria al festival di Sanremo del 1991 con Se stiamo insieme) paradossalmente gli attira le critiche di chi gli rimprovera un’eccessiva facilità melodica e un totale ripegamento sulla sfera privata in anni di diffuso impegno politico» (Dizionario della Musica Italiana – La canzone, Augusto Pasquali, Newton&Compton 1997) • «Chi lo amava, negli anni Settanta, era convinto che d’amore si può morire. Riccardo Cocciante, di quelle canzoni che spezzavano il cuore, era solo l’autore delle musiche (i testi erano di Luberti, poi di Mogol), ma cantava Quando finisce un amore e Bella senz’anima con una veemenza e una convinzione che il pubblico faceva fatica a distinguere il musicista dal paroliere. All’Italia venne la pelle d’oca nel 1978, quando Mina inserì Margherita nel programma del suo concerto d’addio, alla Bussola. [...] la sua Roma [...] ”Ho vissuto qui tutta la mia adolescenza, dagli 11 anni in poi, appena arrivato dal Vietnam. Questa Roma così lontana da tutto, dal paese d’Oriente dove ci si vestiva in modo diverso, dove non era mai freddo. A me sembrò una città nordica. Solo col tempo ho imparato a capire che in fondo il romano è ”n pezzo de pane [...] Cantavo nelle cantine, la musica era tutto per me, ma pensavo di non essere all’altezza. Vedevo gli altri, alti, belli, carismatici. Io sono timido, piccolino, la platea m’incuteva terrore. Così accantonai l’idea. Per sbarcare il lunario facevo il segretario d’albergo [...] Poi ci fu un fatto scatenante che mi convinse a rassegnare le dimissioni [...] fu una questione di capelli. Allora portarli lunghi era un simbolo, un segno d’appartenenza. Io cercavo di tenerli più schiacciati possibile nelle ore di lavoro. Ma un bel giorno il capo ricevimento mi chiamò e mi disse, Riccardo devi scegliere, sei bravissimo, apprezziamo il tuo lavoro, ma non puoi restare da noi con quei capelli. Decisi d’istinto. Pensai: mi prendo la liquidazione e per un anno provo a fare il cantante. Se poi non ce la faccio, taglio i capelli e torno in albergo [...] sono rinato quando, tornato a Parigi, ho cominciato a mettere in piedi Notre-Dame, che all’epoca sembrava assurda a tutti. Perché il musical, fuori da Broadway e dal West End londinese, non ha mai funzionato. Volevo tornare indietro, recuperare la nostra maniera di fare l’opera, ma in un contesto moderno, mescolando il nostro impeto melodico alle chitarre elettriche. Notre-Dame mi ha dato l’opportunità di continuare a essere musicista in modo più saggio. [...]”» (Giuseppe Videtti, ”la Repubblica” 14/9/2005) • «Che non sia un cantautore da supermercato delle note, lo si sa da tempo, almeno dal ”75, quando uscì Margherita, brano da hit-parade di estrema ricchezza musicale però [...] Non è solo l’autore di Bella senz’anima. La sua, di anima, è densa, ricca, con una gentilezza antica. Se così non fosse, non avrebbe potuto scrivere né Cervo a primavera, né la musica visiva e struggente del Gobbo di Notre Dame» (Stefania Berbenni, ”Panorama” 17/12/1998).