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 2002  febbraio 20 Mercoledì calendario

Coelho Paulo

• Rio de Janeiro (Brasile) 24 agosto 1947. Scrittore • «William Blake, il grande poeta romantico, scrisse versi come questi: ”Vedere un mondo in un granello di sabbia - e il Paradiso in un fiore di campo, - tenere l’Infinito nel palmo della mano - e l’eternità in un’ora”. Paulo Coelho ama citarlo deformandolo un po’: ”Dio - ripete spesso - è in un granello di sabbia e in un fiore”. Ovvero dovunque. Poi si dichiara cattolico romano, e annuncia di credere nella vita dopo la morte. Ma bisogna morire ”da vivi”, spiega, ovvero non averne paura. Di libro in libro, fra Il cammino di Santiago e L’Alchimista, che ha venduto quasi venti milioni di copie in tutto il mondo, fra Monte Cinque e Il diavolo e la signorina Prym (tutti editi da Bompiani), torna su queste idee col ritmo - e il tono - dei talk show. Ma lo scrittore , dalla tivu, sa tenersi lontano. Affida ai romanzi le sue soluzioni facili e consolatorie, appena discosto dai media più popolari, benigno e tuttavia inarrivabile nella sua aura da guru New Age. ”buonista”. Anzi, è tutto miele. Nel Manuale del guerriero della luce scrive lapidarie sentenze come questa: ”Dio... si serve della morte per mostrare l’importanza della vita”. [...] non fa che riproporre una tradizione che dalle altezze di Blake arriva all’autore del primo Novecento a lui più simile, il libanese Kahlil Gibran. Gibran aveva però una vena anticonformista. Coelho cucina un menù che non dà fastidio a nessuno, quietamente edificante. I suoi ”guerrieri della luce” non corrono troppi rischi. E le sue prostitute, come quella di Undici minuti e mezzo, sono delle Maddalene pronte al paradiso. Persino Veronika decide di morire, il romanzo più pervaso dal tema della morte [...] è risolto in modo ottimista. Il suo senso è tutto in una frase piuttosto enfatica: ”Ah, se tutti potessero conoscere la propria follia interiore e convivere con essa! Il mondo sarebbe peggiore? No, le persone sarebbero più giuste e più felici”. Grazie all’aiuto degli altri, la protagonista, una ragazza slovena che tenta il suicidio, troverà la via per sopravvivere, per ”essere”, secondo una dei luoghi comuni più inflazionati al mondo, «se stessa». Anche qui lo scrittore insiste sul fatto che non si deve temere la fine, ma sottolineando sempre come l’importante sia ”comunque” la vita, da viversi con pienezza. Il fatto che poi ami spiegare come la morte sia sempre al suo fianco, vista per di più ”come una donna meravigliosa” desiderosa di baciarlo, a parte ogni considerazione sulla cattiva letteratura, resta nei limiti della boutade. In questi casi ha infatti la risposta pronta: ”non ora, per favore”, in modo tale da offrire alla petulante interlocutrice la possibilità di ammonirlo: ”D’accordo, ma cerca di ottenere sempre il meglio da ogni momento della tua vita, perché tornerò a prenderti”. Il consiglio non è male [...]» (Mario Baudino, ”La Stampa” 16/12/2004). «C’era un ragazzo che, come tanti, amava i Beatles e i Rolling Stone. Si chiamava paulo Coelho, abitava a Rio de Janeiro. Non era bello [...] e sulla spiaggia di Copacabana sfigurava un po’. Ma aveva un sogno: fare l’artista. L’artista di cosa? Non lo sapeva. [...] diciottenne, prese coraggio e illustrò il suo sogno ai genitori [...] lo rinchiusero in manicomio. [...] Oggi è per molti un maestro spirituale [...] ha sorpreso il mondo, nel 1987, con il successo planetario dell’Alchimista [...] Il più strabiliante fenomeno paraletterario dell’ultimo decennio. Un fenomeno all’apparenza inesplicabile [...] Eppure, il Coelho-pensiero incanta milioni di persone. La sua morale ottimistica affascina e persuade. Per essere felici, dice, non c’è bisogno di duri esercizi spirituali. Basta essere fedeli alla propria ”leggenda personale”, cioè ai sogni della fanciullezza [...] insomma, sta alla spiritualità come i fidanzatini di Peynet stanno all’erotismo. un Seneca dei nostri tempi [...] Nei primi anni 80 [...] si dedicava alla magia nera. Avvolto in un mantello, nel pugno una scimitarra da samurai, studiava il modo di trasformare la pietra in oro e di ottenere l’eterna giovinezza. [...] andò in pellegrinaggio a Santiago de Compostela e vide la luce [...]» (Giorgio Ieranò, ”Panorama” 9/9/1999). Ogni quanto tempo scrive un libro? «Ogni due anni e mezzo, prendo un mese per scriverlo. Si accumula l’energia e poi esplode come un vulcano. Mi metto al computer e scrivo dappertutto, quando scrivo voglio essere circondato dalla vita normale. Una volta mi sono isolato dal mondo e il libro che ne è uscito era molto noioso perché non era toccato dall’energia della vita. [...] A volte ci sono false eruzioni vulcaniche e finché scavando e scavando trovo l’eruzione giusta. [...] Vivo quattro mesi l’anno in Francia, in un villaggio in montagna di 200 persone, quattro mesi a Rio e quattro mesi negli aeroporti. [...] Quella che non amo è la seduzione, la trovo superficiale e prova che uno è ’carino’ ma quando si è vicini poi si ha paura. Quello che conta veramente è saper vincere la paura rompendo le barriere”» (Alain Elkann, ”La Stampa” 12/10/2003). Vedi anche: Fernanda Campanelli Massarotto, ”Sette” n. 28/1998.