varie, 20 febbraio 2002
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Coen Ethan
• St. Louis Park (Stati Uniti) 21 settembre 1957. Sceneggiatore. Nel 2007 Oscar per No country for old men • «Lavora in coppia col fratello Joel. scrivono insieme i copioni dei loro film, e se pure i titoli di testa danno Joel come regista ed Ethan produttore, [...] “Tendiamo a tornare sui luoghi del delitto. Molti dei nostri film sono ambientati nel sud, con rare eccezioni, come Fargo, nell´estremo nord. C´è un calore, un folklore, un mistero particolare, nel nostro meridione, che si adatta bene al cinema. [...] Scriviamo insieme, discutiamo le idee nei minimi dettagli e iniziamo dalla prima scena, in ordine. Diventiamo la voce dei personaggi: ad esempio per Prima ti sposo, poi ti rovino io ero George e Joel era Catherine... Siamo fatti così, e siamo abitudinari per natura. C´è chi dice che dovremmo provare a lavorare ognuno per conto proprio: non sapremmo né come, né perché [...] Nessuno ci dice cosa fare. Abbiamo il diritto al taglio finale. Facciamo i film esattamente come li vogliamo fare. A volte spendiamo di più, a volte meno. I nostri budget sono comunque molto ragionevoli: 20/25 milioni di dollari al massimo”» (Silvia Bizio, “la Repubblica” 21/3/2004) • «“Se fa il regista quel fesso di Sam Raimi, ce la possiamo fare anche noi”. Ed è così che Joel ed Ethan Coen [...] dopo aver scritto storie per altri, decisero di affrontare il percorso completo, dalla produzione all’edizione. Anche se nei titoli dei loro film il montaggio è firmato da Roderick Jaynes “siamo sempre noi. Abbiamo inventato un nome, ci annoiava leggere troppe volte il nostro” [...] definiti “il regista a due teste”, visto che fanno tutto insieme, pure se Ethan figura come produttore e l’altro regista. [...] Joel, il fratello arruffato, ed Ethan, il più composto [...] “Non pensiamo di fare un cinema di genere, scriviamo storie e vediamo che cosa viene fuori. Non ci aiuterebbe scrivere pensando a un genere. E se è vero che molti interpreti hanno cominciato con noi o li abbiamo valorizzati, è solo merito loro. A parte quelli che usiamo di frequente, spesso scriviamo senza avere in mente un volto preciso”. Del resto i loro autori preferiti “quelli che ci hanno colpito da ragazzi sono Hitchcock. Kurosawa, Fellini, oltre a Sergio Leone e in parte Polanski. Non facciamo film simili al loro, ma li amiamo perché ciascuno di loro ha fatto qualcosa di speciale meglio di chiunque altro”. Non negano che alcuni dei loro film siano ormai di culto, negli Usa ci sono raduni annuali di Big Lebowski, “ma non l’avevamo calcolato e non è una cosa pericolosa, è come uscire dalla sala dopo aver visto Tutti insieme appassionatamente e cantare la canzone per una settimana”. Né ritengono pericolosa la violenza dei loro film: “Non è mai credibile, è troppo esasperata, spesso affidata più al suono che alle immagini. Non facciamo realismo”. E non a caso la sequenza che Ethan preferisce [...] è quella del sogno di Jeff Bridges in Il grande Lebowski “perché è libera e visionaria, le sequenze oniriche ti permettono il massimo della leggerezza, perfino di volare”. Joel sceglie invece un dialogo di L’uomo che non c’era “perché Billy Bob Thornton è perfetto, non fa nulla, ma in quel nulla c´è tutto il film”. C’è una bugia nella carriera dei Coen, quella di Fargo, girato nel Minnesota - “Nei luoghi dove siamo cresciuti” - lanciato come una storia vera: “Era scritto nelle note di presentazione perché in realtà volevamo una storia come quella presa dalla realtà, ma non l’abbiamo trovata, allora abbiamo inventato noi una storia vera”. E ci sono film non fatti, come quello “in Giappone alla fine della seconda guerra mondiale, con Brad Pitt aviatore che cade da un aereo, si salva, si ritrova nel nulla e avanza verso una città. Doveva essere un film sulla sopravvivenza, quasi del tutto muto, ma nessuno ci ha dato i soldi per farlo. Anche perché Brad finiva decapitato”» (Maria Pia Fusco, “la Repubblica” 26/11/2005).