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 2002  febbraio 20 Mercoledì calendario

Coen Joel

• St. Louis Park (Stati Uniti) 29 novembre 1954. Regista. Lavora in coppia col fratello Ethan. Nel 2007 Oscar per la sceneggiatura e la regia di No country for old men (anche miglior film), nel 1996 nomination per la regia di Fargo • «Ci capiamo al volo con Ethan, ci stimoliamo a vicenda, rendiamo meglio in due. Non analizziamo troppo, siamo più istintivi come autori e registi. Non siamo dei pensatori astratti. Siamo più pragmatici di quanto non si tenda a credere a vedere certe nostre storie» (Silvia Bizio, ”la Repubblica” 21/3/2004). «Bresson è uno dei registi che ammiriamo di più, per la spiritualità, la purezza, e per la regia raffinata e rivoluzionaria ai limiti della perversione. Non saprei come definire altrimenti scelte come quella di sostituire ad esempio le immagini con i suoni […] Il primo nome che mi viene in mente è Kurosawa: nessuno conosce meglio di lui cosa funziona da un punto di vista drammatico. E insieme a lui Hitchcock: la sequenza di dieci minuti del Sipario strappato in cui dopo una lotta terribile un personaggio viene ucciso con la testa dentro un forno, ha ispirato la difficoltà di portare a termine l’omicidio di Blood Simple, il nostro primo film, Hitchcock è l’esempio perfetto di un autore all’interno dell’industria: un grande uomo di spettacolo ed insieme un artista. Ma se mi chiede chi sia il mio regista preferito, le dico Federico Fellini. Pochi giorni fa ho rivisto quel film straordinario che è Roma, e mi sono detto per tutta la proiezione: è il più grande di tutti, e non ci sarai mai più nessuno come lui» (Antonio Monda, ”la Repubblica” 6/5/2002). «I Coen hanno goduto fin dall’inizio della carriera di un benefit rarissimo per la massificata America cinematografica: il controllo totale del film. Non è stata fortuna, ma una conquista sul campo. La prima sceneggiatura (Sangue facile) era stata rifiutata da tutti. Allora girarono un trailer di due minuti e racimolarono porta a porta 68 investitori privati, che potevano dedurre i soldi dalle tasse. La loro scalata sembrò finita col quinto film, Mister Hula Hop, il più costoso (25 milioni di dollari) e teoricamente il più commerciale: fu un tonfo, in America incassò tre milioni di dollari [...] hanno esplorato ogni genere, mischiando avventura, poliziesco, western, musical, azione, fumetti e gag. Si sono divertiti a spiazzare i critici costringendoli alla ricerca della definizione giusta: pastiche, cinema dell’assurdo, burlesque, manierismo, citazionismo, divertissement ma anche intreccio scespiriano, teatro elisabettiano e incubo kafkiano. Gli hanno dato dei simbolisti, dei surrealisti, e anche dei regionalisti [...]» (Marco Giovannini, ”Panorama” 7/5/1998). «’Se fa il regista quel fesso di Sam Raimi, ce la possiamo fare anche noi”. Ed è così che Joel ed Ethan Coen [...] dopo aver scritto storie per altri, decisero di affrontare il percorso completo, dalla produzione all’edizione. Anche se nei titoli dei loro film il montaggio è firmato da Roderick Jaynes ”siamo sempre noi. Abbiamo inventato un nome, ci annoiava leggere troppe volte il nostro” [...] definiti ”il regista a due teste”, visto che fanno tutto insieme, pure se Ethan figura come produttore e l’altro regista. [...] Joel, il fratello arruffato, ed Ethan, il più composto [...] ”Non pensiamo di fare un cinema di genere, scriviamo storie e vediamo che cosa viene fuori. Non ci aiuterebbe scrivere pensando a un genere. E se è vero che molti interpreti hanno cominciato con noi o li abbiamo valorizzati, è solo merito loro. A parte quelli che usiamo di frequente, spesso scriviamo senza avere in mente un volto preciso”. Del resto i loro autori preferiti ”quelli che ci hanno colpito da ragazzi sono Hitchcock. Kurosawa, Fellini, oltre a Sergio Leone e in parte Polanski. Non facciamo film simili al loro, ma li amiamo perché ciascuno di loro ha fatto qualcosa di speciale meglio di chiunque altro”. Non negano che alcuni dei loro film siano ormai di culto, negli Usa ci sono raduni annuali di Big Lebowski, ”ma non l’avevamo calcolato e non è una cosa pericolosa, è come uscire dalla sala dopo aver visto Tutti insieme appassionatamente e cantare la canzone per una settimana”. Né ritengono pericolosa la violenza dei loro film: ”Non è mai credibile, è troppo esasperata, spesso affidata più al suono che alle immagini. Non facciamo realismo”. E non a caso la sequenza che Ethan preferisce [...] è quella del sogno di Jeff Bridges in Il grande Lebowski ”perché è libera e visionaria, le sequenze oniriche ti permettono il massimo della leggerezza, perfino di volare”. Joel sceglie invece un dialogo di L’uomo che non c’era ”perché Billy Bob Thornton è perfetto, non fa nulla, ma in quel nulla c´è tutto il film”. C’è una bugia nella carriera dei Coen, quella di Fargo, girato nel Minnesota - ”Nei luoghi dove siamo cresciuti” - lanciato come una storia vera: ”Era scritto nelle note di presentazione perché in realtà volevamo una storia come quella presa dalla realtà, ma non l’abbiamo trovata, allora abbiamo inventato noi una storia vera”. E ci sono film non fatti, come quello ”in Giappone alla fine della seconda guerra mondiale, con Brad Pitt aviatore che cade da un aereo, si salva, si ritrova nel nulla e avanza verso una città. Doveva essere un film sulla sopravvivenza, quasi del tutto muto, ma nessuno ci ha dato i soldi per farlo. Anche perché Brad finiva decapitato”» (Maria Pia Fusco, ”la Repubblica” 26/11/2005).