20 febbraio 2002
Tags : Ombretta Colli
COLLI Ombretta. Nata a Genova il 21 settembre 1943. Cantante. Politico. Di Forza Italia. Ex presidente della provincia di Milano
COLLI Ombretta. Nata a Genova il 21 settembre 1943. Cantante. Politico. Di Forza Italia. Ex presidente della provincia di Milano. Vedova di Giorgio Gaber. «Il primo tentativo di Ombretta Colli, candidata del Polo alle politiche del ’94 dopo che Berlusconi in persona l’aveva pregata di presentarsi, era andato buco. [...]. Trombata alle politiche, Ombretta si era prontamente rifatta alle elezioni europee. E nonostante che al Parlamento di Strasburgo brillasse soprattutto per il suo silenzio (’Ma come mai quella cantante qui da noi è diventata muta?”, aveva chiesto una volta un parlamentare inglese all’eurodeputata Fiorella Ghilardotti) Forza Italia l’aveva scelta per un ruolo milanese di grande prestigio. Nella giunta di Gabriele Albertini alla moglie di Gaber era toccata la poltrona di assessore ai Servizi sociali, che la tradizione meneghina della solidarietà rende una delle più importanti e ben finanziate, con un bilancio di quasi 300 miliardi. In più, siccome la signora non voleva neanche sentir parlare di dimettersi dal Parlamento europeo, ecco pronto l’incarico supplementare di addetta ai rapporti internazionali della giunta. Se in Europa Ombretta continuava a tacere, ben più attiva e loquace si dimostrava a Milano, forse anche perché questa volta ad aiutarla era stato messo un ex funzionario regionale, Enzo Zaffaroni, socialista passato a Forza Italia oltre che vecchio amico della famiglia Gaber. Fin dall’inizio l’ex pasionaria Ombretta si buttava sulla linea ”legge e ordine”. Faceva blindare la sede del suo assessorato, dove prima tutti entravano liberamente, sostenendo che c’erano troppe brutte facce in giro. ”Ma sono i suoi utenti, signora assessore”, le facevano notare desolati i funzionari. Tagliava i finanziamenti all’Opera nomadi ”perché i soldi non vanno sprecati” e impediva a 200 barboni di continuare a usare il dormitorio pubblico. E quando si prospettava il problema dei profughi del Kosovo suggeriva di mandarli tutti sul monte Amiata ”dove esistono interi paesi disabitati”. ”Torna a fare la cantante”, le diceva duramente, durante un dibattito in Tv, la vicecapogruppo Ds in consiglio comunale Emilia De Biasi, che l’ha tallonata in tutte le sue iniziative. Mentre Giorgio Gaber continuava nella sua polemica canora contro i partiti, tutti colpevoli allo stesso modo della rovina dell’Italia, Ombretta Colli, sulle orme del suo sponsor Berlusconi, si concentrava sui ”comunisti”. Era sempre pronta a vedere bolscevichi dappertutto, nei gruppi del volontariato laico (’Tutti sovversivi”), nelle iniziative di un sacerdote instancabile sul campo del disagio sociale come Don Rigoldi e perfino in un’innoqua cineteca, lo Spazio Oberdan, che lei bollava come ”uno spazio sovietico”. Forse più originale si dimostrava l’Ombretta-pensiero in un contestatissimo provvedimento che, come medicina al calo demografico, assegnava un milione al mese per due anni alle coppie che scegliessero di sposarsi o di fare un figlio: a patto che risiedessero a Milano da almeno 15 anni e si impegnassero a non mandare il pargolo all’asilo nido. Perfino un conservatore doc come Massimo De Carolis bollava il provvedimento come ”una vera vergogna per una città che ha una storia di accoglienza e di integrazione”. Ma tutto questo nutrito curriculum non impediva a Giorgio Gaber di essere vicino alla moglie nel suo più recente exploit politico, la campagna per la presidenza della Provincia di Milano. In quell’occasione la strana coppia del guru schivo e malinconico e della leader rampante si ricomponeva sotto i riflettori. ”Voto per mia moglie perché la conosco bene e perché so che è una brava persona”, dichiarava Gaber, che poi seguiva lo spoglio elettorale assieme alla consorte, trepidando, facendo il tifo ed entusiasmandosi per la vittoria sul filo di lana . [...]» (Chiara Valentini, ”L’Espresso” 9/9/1999).