Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  febbraio 20 Mercoledì calendario

COLOMBO

COLOMBO Gabriele Varese 11 maggio 1972. Ex ciclista. Vinse la Milano-Sanremo del 1996 • «[...] Trionfò stroncando i compagni di fuga Gontchenkov, Sciandri e Coppolillo con scatti sulla Cipressa, sul Poggio, nella discesa e, infine, a 1.200 metri dal traguardo. [...] Tra i dilettanti era stato un grande. ”Ha classe, diventerà un fenomeno”, pronosticavano i più. La Sanremo a 23 anni sembrava dovesse essere l’impresa che l’avrebbe lanciato tra i grandi del ciclismo. Invece è stata l’apice della carriera di Colombo, che ha vinto meno di quello che ci si poteva aspettare. Gli è sempre piaciuta la bella vita e il talento un po’ ne ha risentito. ”Non sono mai stato al 100%. Non ho mai avuto gli stimoli per impegnarmi al massimo,ma non me ne pento. Ho avuto la grande fortuna che senza essere iperstimolato alcune cose mi venivano facilmente. Mi è sempre piaciuto divertirmi. [...]” [...] L’ultima vittoria nel 2000, una tappa dei Paesi Baschi, ”anche perché poi ho preferito avere meno responsabilità in corsa, e mi sono messo a disposizione dei capitani. Di Cipollini, Scarponi, Di Luca.... Perché un conto è allenarti per fare bene, un’altra cosa per vincere [...]”» (Claudio Ghisalberti, ”La Gazzetta dello Sport” 23/11/2005) • «Marzo 1996, nascita di una stella. La clamorosa e inattesa vittoria di Gabriele Colombo nella Milano-Sanremo illuse tutti che questo figlio d’arte (suo padre, Ambrogio, è stato uno dei più fidati gregari di Gianni Motta) sarebbe entrato di diritto nell’olimpo dei campioni del pedale. Invece con il trascorrere delle stagioni si sono perse le tracce di questo varesino che madre natura ha dotato di un grande talento naturale ma che, sotto il profilo del carattere, non rientra nella categoria di coloro che sputano sangue pur di raggiungere l’obiettivo previsto. [...] ”Su di me ne hanno dette di tutti i colori. Non ci faccio caso [...] Quanto alla Ferrari posso dire che è una macchina da collezione, tipo quella che si vedeva nel serial televisivo Magnum P.I. Qualche volta vado a fare dei giretti, ma non sono uno spericolato del volante”» (Gianfranco Josti, ”Corriere della Sera” 23/3/2001).