20 febbraio 2002
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Comandini Gianni
• . Nato a Cesena (Forlì) il 18 gennaio 1977. Calciatore. Con l’Under 21 vinse l’europeo 2000. Nel Cesena, stagione ’98/’99 ha segnato 14 gol. L’anno dopo a Vicenza ne ha fatti 21. Nel 2000 passa al Milan per una stagione (13 presenze e 2 gol nel derby del 6-0). Nell’estate 2001 va all’Atalanta che lo paga 30 miliardi: ci resta 3 stagioni e segna 7 gol. Ha giocato anche con Genoa e Ternana. Nel 2005, non ancora ventinovenne, il ritiro. «Nel 2000 era uno dei giovani attaccanti più promettenti in circolazione. A maggio conquistava la promozione in serie A col Vicenza, mettendo a segno 20 gol. A giugno si laureava campione d’Europa con la nazionale Under 21 di Tardelli ( 18 presenze e 6 reti, tra qualificazioni e fase finale), prologo al suo passaggio al Milan. [...] non sembra avere nostalgia dei giorni in cui viveva sotto le luci della ribalta. E dire che prima in B, con Cesena (14 reti nel 1998/ 99) e Vicenza, e poi in A nel Milan, sembrava avviato ad una carriera da protagonista. Dopo un avvio difficile, in rossonero aveva chiuso alla grande, con la doppietta nel famoso derby del 6-0, che non gli servì per ottenere la riconferma (era in arrivo Pippo Inzaghi), ma per convincere il presidente dell’Atalanta Ruggeri a scucire la bellezza di 30 miliardi delle vecchie lire per vestirlo di nerazzurro, bruciando la concorrenza di Torino e Parma. Era l’estate del 2001: mai un giocatore era stato pagato tanto nella storia del club orobico. Con l’arrivo di Comandini, l’Atalanta puntava a conquistare quella zona Uefa che aveva mancato d’un soffio la stagione precedente. Ma in due anni a Bergamo, l’ex rossonero ha collezionato solo 7 gol (in 40 incontri) e una miriade di infortuni, mentre i nerazzurri scivolavano malinconicamente tra i cadetti. Problemi alle ginocchia, due interventi per l’ernia del disco, tanto tempo trascorso in infermeria. Nemmeno la parentesi al Genoa (nei primi 6 mesi del 2004) è servita a riportarlo a livelli importanti, il ritorno a Bergamo è stato l’anticamera del trasferimento a Terni, dove ha collezionato solo 7 presenze e 1 gol [...] ”Ho incontrato molta gente disposta a lasciarmi zoppo tutta la vita pur di farmi tornare in campo al più presto”. Accuse pesanti, di un uomo che si è sentito tradito dal calcio [...]» (Mario Bertero, ”Libero” 25/11/2005). «[...] un attaccante che ha un conto aperto con gli ospedali: la rottura dei legamenti crociati del ginocchio destro e le due operazioni di ernia al disco hanno segnato una carriera che sembra un ottovolante. Su con Vicenza e Milan, giù con Atalanta, Genoa, ancora Atalanta con quella schiena dolorante che non gli dava tregua. E tanto per restare in allenamento, lo scorso agosto ha avuto una lesione al bicipite femorale destro. Quando è tornato in gol dopo sei mesi di digiuno (era il marzo del 2002, ma stavolta i guai fisici non c’entravano), Comandini ha festeggiato mostrando al popolo dei tifosi una maglietta bianca con la scritta Scusate il ritardo. Una frase che è un po’ la sua condanna: inseguire se stesso e prendere a pugni la sfortuna. [...] Del suo Milan, resta soprattutto una serata scolpita nella memoria: ”I due gol segnati nel derby, naturalmente (era l’11 maggio 2001, ndr). Che in realtà sono stati gli unici di quel campionato”. Anche quella era stata un’occasione sprecata, e non per colpa sua: ”Un po’ sì, perché avevo poco spazio: era il secondo anno di Shevchenko e l’ultimo di Bierhoff. E poi c’era Leonardo che giocava con una certa frequenza”. Due allenatori anche in quel Milan: ”L’esonero di Zaccheroni era stato traumatico, poi è arrivato Maldini. Ma il clima nel gruppo si era ormai guastato e quell’incredibile 6-0 all’Inter aveva riportato un po’ di ottimismo. Ma niente di più”. Non ha avuto dubbi, ha preferito cambiare aria: ”Mi sono detto che era meglio essere titolare nell’Atalanta che riserva nel Milan. Credo di avere fatto la scelta giusta. Purtroppo, i problemi sono ricominciati in fretta”. Già, il ginocchio che si rompe: siamo verso la fine del primo campionato con l’Atalanta. ”Nel dramma, ho avuto la fortuna di infortunarmi prima dell’estate e quindi di poter fare rieducazione con calma. E in settembre ero pronto a ricominciare”. Una carriera a singhiozzo, tra infortuni e panchine. Ma qualcosa da salvare c’è: ”Ovviamente sì: la promozione in A con il Vicenza di Reja. Una squadra fortissima: c’erano Zauli, Luiso tanto per fare due nomi. E poi l’Europeo vinto nel 2000 con l’Under 21”. Il 12 gennaio 2003 è arrivato un altro stop. ” la data della mia seconda operazione alla schiena, ma non avevo scelta, il dolore era diventato insopportabile. Torno in campo dopo sei mesi, in un’amichevole precampionato con il Sion. Ricordo tutto” [...]» (Guglielmo Longhi, ”La Gazzetta dello Sport” 5/1/2005).