Varie, 20 febbraio 2002
Tags : Nadia Comaneci
Comaneci Nadia
• Onesti (Romania) 12 novembre 1961. Ex ginnasta. Stupì il mondo vincendo l’oro olimpico nei Giochi del 1976 a Montreal alle parallele asimmetriche con un voto mai dato prima a una ginnasta: 10. Vinse anche trave e volteggio, fu argento nel corpo libero. A Mosca 1980 fu prima alla trave e al corpo libero, seconda nella competizione a squadre. Nel 1989 si rifugiò nell’ambasciata americana a Vienna e chiese asilo politico agli Stati Uniti. Dal 1991 abita a Oklahoma City • «Bela Karoly (rumeno e oggi americano pure lui) la scoprì mentre volteggiava nel giardino di casa in Moldova. Bela era istruttore di educazione fisica e marito della maestra elementare di Nadia. Età di Nadia: 6 anni. Nadia amava le bambole, le ha sempre amate, arrivò ad averne 200, ma non ha mai avuto una famiglia, forse è per questo che ha consegnato la sua vita prima a uomini potenti e sbagliati, poi solo a uomini sbagliati. Suo padre Gheorghe faceva il meccanico, ma se la squagliò con un’altra donna e non è che sua madre, Stefania Alexandrina, fosse dedita unicamente alla famiglia e ai figli […] Nadia tentò il suicidio ingerendo dello shampoo. I medici la salvarono, ma non Karoly che avrebbe continuato a picchiarla fino a quando non la precedette negli Stati Uniti […] Un’accurata biografia di ”Sports Illustrated” l’ha definita ”Poker face”, ovvero faccia spietata, persona in grado di dominare le emozioni. ”Sono una persona che è dovuta crescere in fretta. A 8 anni ero già campionessa nazionale, la mia vita era come preordinata. Mi piaceva la ginnastica, ma non c’era posto per nient’altro. La mia faccia seria significava solo questo. La voglia di vivere un po’ di più” […] Nicu Ceausescu, il figlio efferato e brutale del dittatore rumeno, fu il suo amante all’inizio degli anni Ottanta. Miliardi in gioielli, una villa intestata a suo nome, una Bentley con autista a sua disposizione in ogni momento. Non è il caso di chiamarli tempi bui, anche se l’iconografia ufficiale parla di minacce, di botte, di controlli asfissianti con osservatori del tiranno a studiarne ogni mossa, a misurare anche cosa mangiava, quanto, dove e soprattutto con chi […] Scappata di nascosto da Bucarest in fiamme tre settimane prima della deposizione di Ceausescu, finì nella mani di un esule di nome Painat: si narra che l’avrebbe depredata di ogni bene (250.000 dollari) e costretta con la violenza a sottomettersi a lui per un anno intero. A toglierla dai guai ci avrebbe poi pensato Alex Stefu, divenuto marito di Nadia ma morto misteriosamente a Montreal, durante una spedizione di snorkeling […] Dice che per essere felice le basta entrare in un supermercato e fare la spesa, circondata da ogni ben di dio» (Riccardo Romani, ”Corriere della Sera” 1/7/2001). « una donna felice, vistosa, esuberante, realizzata molto più ora, nella sua nuova vita americana, che in passato. Un passato di bambina prodigio della ginnastica, o di ventenne che continuava ad allenarsi in segreto anche dopo il ritiro. Perché non sapeva fare altro. Eppure non c’è nessun filo reciso tra ieri e oggi, la nuova Comaneci non ha rotto con la Romania che costruiva atlete in batteria, con la ginnastica che ha riempito le sue albe, le sue mattine, i suoi pomeriggi per tutta l’adolescenza. Dunque, si può ricordare senza l’imbarazzo dell’esperienza rimossa. Venticinque anni fa nelle tv italiane, molte ancora in bianco e nero, entrarono le immagini di una bambina romena che spopolava alle Olimpiadi di Montreal. Il tempo di Olga Korbut finiva così, sotto i colpi di un ciclone che stava cambiando tutto, la ginnastica del giorno prima non esisteva più, all’improvviso. Jury Chechi, uno scheletrino dai capelli rossi, entrava per la prima volta in palestra in quei mesi: ”Nadia la vidi e la rividi nei filmati, anni dopo. Per noi ginnasti è un mito vivente. Prima il nostro sport era bello ma poco acrobatico, con lei divenne più difficile, arricchito da salti mortali, doppi avvitamenti, salti alla trave, passaggi più spettacolari alle parallele, e tutto questo garantendo una maggiore precisione nei movimenti. stata per noi come Fosbury per il salto in alto. E nessuno, prima di lei, aveva mai preso dieci a un esercizio”. Di più: sette volte dieci. Parallele, trave e volteggio, tre medaglie d’oro, più un argento al corpo libero e un bronzo a squadre, esibite con distacco, senza sorridere, senza mai guardare nella telecamera. Una Comaneci irriconoscibile, per chi la ritrova oggi. Ai Mondiali di Gand le hanno chiesto se gli allenatori le avessero messo le mani addosso, come successo alla Korbut: ha risposto di no, con molta serenità. E in Romania torna ancora adesso, Nadia, a trovare la famiglia, a finanziare alcune fondazioni. Conservando il vecchio passaporto accanto al nuovo, con il simbolo Usa. Gli Stati Uniti le avevano già cambiato la vita nel ”79, ai Mondiali di Fort Worth, quando fu costretta a esibirsi da infortunata. E americano era Bart Conner, il futuro marito, una specie di Big Jim che aveva trionfato alle Olimpiadi di Los Angeles: a lui arrivò la prima telefonata dopo la fuga dalla Romania, nell’89, ”con me i sogni e uno zainetto: il giorno più emozionante e terrificante della mia vita”. Scappando dalla gabbia nella quale l’avevano rinchiusa i Ceaucescu, pressata dal figlio del dittatore che la voleva avere a tutti i costi. Ora la bionda Nadia dirige col marito la Bart Conner Gymnastics Academy a Norman, Oklahoma. Lavora in tv, è un volto noto grazie alle telepromozioni» (Mattia Chiusano, ”la Repubblica” 13/11/2001).