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 2002  febbraio 20 Mercoledì calendario

COMENCINI

COMENCINI Cristina Roma 8 maggio 1956 (1953?). Regista. Film: La fine è nota (1993), Va’ dove ti porta il cuore (1996), Matrimoni (1998) ecc. • «Mi sono laureata in economia per distinguermi da mio padre Luigi. Ma la scrittura è stata il mio amore di sempre. E così ho cominciato a fare qualche sceneggiatura con Suso Cecchi D’Amico. Il cinema che avevo voluto cacciare dalla porta è rientrato dalla finestra: alla fine ho debuttato nella regia, senza però rinunciare a scrivere [...]» (Patrizia Carrano, ”Sette” n. 13/1997) • «Il mio cinema parte dalla scrittura perché sono stata prima sceneggiatrice e poi regista […] Se fossi nata in una famiglia non così legata al cinema avrei fatto solo la scrittrice, ma il mio è un caso abbastanza unico […] Registi preferiti? Escluso mio padre, molti. Fellini mi ha incantato di più. Fellini è il cinema. Poi ci sono altri come Germi, trascurato perché non allineato. All’estero registi come Polanski, Scorsese, Bergman... […] Mi sono formata sulla letteratura russa e francese perché frequentavo la scuola francese e in casa mia si leggevano moltissimi romanzi russi. Ricordo con passione Madame Bovary, Anna Karenina, ma lo scrittore che potrei rileggere sempre è Proust» (Alain Elkann, ”La Stampa” 29/9/2002) • «Far recitare a un attore qualcosa che detta in un modo può essere completamente falsa e invece detta in quel modo è giusta e ti fa venire la pelle d’oca: questo è il cinema per me. Ma non puoi mai camminare sul sicuro, perché fai dei film che non odorano. Devi rischiare, e se ce la fai a passare attraverso la banalità è il massimo. [...] Relativizzo e mi piacciono gli artisti che fanno così. Dare il meglio nel lavoro ed essere pienamente un essere umano. Servono le due cose: la presunzione assoluta, sennò non lo fai il regista o lo scrittore, e il senso del ridicolo del ”fare” l’artista. Ho ricevuto un’educazione protestante e ho l’enorme energia di tutte le donne. Senza questo frullato umano dove la trovi l’ispirazione?. [...]» (Paolo D’Agostini, ”la Repubblica” 20/12/2003).