Varie, 20 febbraio 2002
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Como Perry
• (Pierino Roland Como) Canonsburg (Stati Uniti) 18 maggio 1912, Palm Beach (Stati Uniti) 13 maggio 2001. Cantante • «Figlio di immigrati italiani, cresciuto insieme a dodici fratelli che il padre cercava di avviare alla sua stessa professione, il barbiere. A 12 anni era apprendista nella bottega di famiglia, a 21 ne aveva già una per proprio conto. Lì incominciò la sua carriera d’incantatore. Non per l’abilità di usare spazzola e forbici, ma per l’innata vocazione alla serenata pop che si covava dentro. E che aveva imparato a mettere a frutto già da adolescente per strappare ai clienti una mancia più sostanziosa. Perfezionava la sua arte giorno per giorno ascoltando i grandi crooner, i primi cantanti americani che stavano esercitandosi a cantare dentro un microfono come se avessero davanti l’oggetto dei propri desideri. Bing Crosby, anzitutto, ma anche il Rudy Vallée di Deep night. Poi arricchiti dal carisma del tenore Mario Lanza e dal sofisticato fraseggio di Frank Sinatra. Come Rudy Vallée, fece breccia nel cuore degli adolescenti americani con il suo abbigliamento informale (i suoi pullover a V sono stati una lezione di stile) e per l’incontrollabile attrazione per la canzone sentimentale. Come Sinatra, flirtò con il jazz e con il grande schermo (negli anni Quaranta girava un film all’anno), prima di specializzarsi nel repertorio per cuori infranti, ed entrare a partire dal ’50 nelle case degli americani con il Perry Como Show, uno spettacolo televisivo nello stile di quello di Nat King Cole. Aveva iniziato nel 1933 il suo viaggio nel mondo dello spettacolo (e attraverso gli States) con l’orchestra di Freddy Carlone. Incise le prime canzoni per la Decca con la band di Ted Weems. Poi, dopo la chiamata alle armi nel ’42, firmò un contratto con la Victor che avrebbe onorato per tutta la sua lunga carriera. Romantico, mai sdolcinato, puntò subito in alto, portando al successo un brano di Jerome Kern e Ira Gershwin, Long ago and far away. Dal 1940 fino al 1955 Perry Como fu secondo in classifica solo a Bing Crosby. Negli anni in cui Sinatra ancora stentava a fare il passo definitivo dallo swing al pop, Como era già al numero uno della classifica americana con Till the end of the time (da un’aria di Chopin), Prisoner of love (1945-46) e un’interminabile sfilza di canzoni natalizie sfornate ogni anno nella stagione propizia. Da allora in poi mise il suo stile al servizio di tutte le tendenze della canzone americana del dopoguerra. Assecondò la sbornia latina degli anni Cinquanta (Papa loves mambo), l’infatuazione per la musica brasiliana (Jobim e De Moraes), la devozione per i nuovi hitmaker dei Sessanta (Burt Bacharach). Fino al ritorno in scena negli anni Settanta, dopo l’oscuramento del rock, con It’s impossible e And I love you. Chi gli è vissuto accanto, come sua figlia Terry Thibadeau, assicura che la vita di Perry Como non si è mai distaccata dalla magia di quei momenti che cantava con tanta passione. Aveva sposato la ragazza che amava da quando aveva 16 anni, e da lei aveva avuto tre figli. Persino i ricordi della povertà per lui erano dolcissimi: ”Mio padre ha cresciuto tredici figli con 35 dollari a settimana e c’insegnò quanto sia importante in una famiglia aiutarsi l’un l’altro” ricordava. Dopo 50 milioni di dischi venduti, negli ultimi anni si era ritirato nella comunità Jupiter Inlet Beach Colony, nei pressi di Palm Beach. Lì aveva perduto la moglie Rosselle, due settimane dopo aver festeggiato il 65esimo anniversario del matrimonio. Da allora cercava di sconfiggere la solitudine giocando a golf» (Giuseppe Videtti, ”la Repubblica” 14/5/2001).