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 2002  febbraio 20 Mercoledì calendario

CONFALONIERI Fedele Milano 6 agosto 1937. Manager. Presidente e amministratore delegato della Finivest, presidente di Mediaset, consigliere d’amministrazione della Mondadori

CONFALONIERI Fedele Milano 6 agosto 1937. Manager. Presidente e amministratore delegato della Finivest, presidente di Mediaset, consigliere d’amministrazione della Mondadori. «Compagno di studi di Silvio Berlusconi, dal 1973 lo ha affiancato diventando portagonista dei passaggi decisivi che hanno portato alla costituzione e affermazione del gruppo Fininvest. Nel corso degli anni si è assunto il compito di rappresentare il ”volto umano” del gruppo, cercando di smussare gli aspetti più spigolosi degli scontri ideologici, tessendo rapporti con intellettuali, promuovendo iniziative no profit, come i concerti alla Scala. stato, in un certo senso, il ”protettore” di Carlo Freccero ai tempi in cui questi cercava di innovare i palinsesti di Italia 1» (Aldo Grasso, Enciclopedia Garzanti della Televisione, Garzanti 1996). «Era nato abbastanza ricco e con la musica nel sangue. E infatti da giovane aveva la sua orchestrina (che si chiamava prima ”Roxy", poi ”I cinque diavoli", che andava in giro per la riviera romagnola e sulle navi da crociera). Aveva assunto un cantante-intrattenitore che rispondeva al nome di Silvio Berlusconi. E Silvio racconta: ”Qualche volta Fidel si arrabbiava e mi licenziava perché andavo in sala a chiacchierare con le ragazze invece di fare il mio lavoro”.Insomma, il futuro presidente-operaio da giovane era come tutti i giovani. Poi, le cose si capovolgono. L’orchestrina di Fidel non ha tanto successo, in famiglia c’è qualche rovescio, mentre Berlusconi comincia a farsi strada con le case. E è lui a offrire un lavoro all’amico della riviera romagnola. Insieme vanno avanti, fino alla costruzione di Milano 2, il capolavoro imprenditoriale del Cavaliere. Poi, una mattina, Berlusconi convoca tutto il suo staff di allora e dice: ”Da oggi in avanti ci occuperemo di televisione. Ho studiato bene la cosa e è un affare”.Tocca proprio a Confalonieri, l’amico più stretto, cercare di gettare un po’ di acqua sul fuoco: ”Ma Silvio, non sappiamo niente di televisione, non abbiamo nemmeno una telecamera”.’Non importa gli risponde il Cavaliere impareremo. Intanto, tu e si rivolge a Galliani parti per la Sicilia e risali la penisola, comprando tutte le piccole tv che trovi”.Così nasce Canale 5, che poi comprerà da Rusconi Italia 1 e da Mondadori Rete4, trasformandosi definitivamente in Mediaset. In tutta questa storia, Confalonieri è sempre vicino a Berlusconi, una specie di ombra. E svolge tanti mestieri in una volta. lui, ad esempio, diplomatico nato, a tenere i rapporti con i politici e con i palazzi del Potere. lui che mantiene i rapporti con la stampa. lui che corteggia un po’ di cultura (ma Mediaset è più un affare di ballerine). E è con lui che Silvio si apparta quando c’è da prendere qualche decisione importante. Il vero confidente del Cavaliere, se ne esiste uno, è proprio questo appassionato di musica classica. lui, ad esempio, che ancora qualche anno fa, ogni volta che Berlusconi partiva per andare a Torino a trovare l’Avvocato Agnelli, gli ricordava: ”Silvio, non dimenticare che tu sei quello più ricco, ma che lui è il Re”.Insomma, sei già ricco, sei il più giovane di tutti, lasciali vivere nella loro gloria, non disturbarli, sii generoso e gentile. E questa è appunto la filosofia di Confalonieri. Quando nel 1993 il Cavaliere decide di tentare la politica, prima Fidel cerca di dissuaderlo, poi capisce che la scelta è già fatta. E allora si mette come sempre al lavoro. ovvio che sarà lui a prendere il posto di Silvio alla testa della Fininvest e di Mediaset. E lo fa come un buon zio che si siede a capotavola al pranzo della domenica perché il capofamiglia è in trasferta. Non cambia niente, non fa rivoluzioni, non mette una sua impronta sulle tv. E non gli viene nemmeno in mente. Il genio, nella coppia, è Silvio. In realtà, Confalonieri non eredita da Silvio, nel 1993, una ”buona” Mediaset. Anzi, riceve una società quasi sul punto di fallire, piena di debiti e di problemi. Confalonieri, d’accordo con Berlusconi, ovviamente, manda avanti due progetti. Il primo è quello di portare la società in Borsa, in modo da incassare i soldi necessari per mettere tranquille le banche (e il bilancio della società). Poi comincia un paziente lavoro di controllo e taglio delle spese. Poco a poco, la società rifiorisce. E diventa quello che è oggi: cioè uno degli migliori affari che ci siano in Italia. [...] Confalonieri amministra, rappresenta Silvio in Confindustria e negli altri luoghi del potere imprenditoriale, tiene d’occhio i due figli del Cavaliere che lavorano in azienda, Piersilvio e Marina. Ma, soprattutto, cerca di fare in modo che Mediaset rimanga quello che è e che intorno ci siano solo pace e pochissime polemiche. Una prima prova difficile la deve affrontare nel 1998, quando sembra che Silvio abbia davvero deciso di vendere a Rupert Murdoch, il tycoon della News Corp. A Confalonieri l’idea di una Mediaset (ormai così redditizia) che finisce nelle mani di Murdoch non piace. Non ricordo che lo abbia mai detto apertamente, ma è sicuro che non gli piace. Verso questa vendita ha lo stesso atteggiamento di uno che decida di vendere la vigna di famiglia, con dentro le viti e tanti bei ricordi. Ma perché si deve vendere? E nel 1998, suggerendo, sottolineando, spiegando, riesce poco a poco a far andare in maggioranza, nel giro di Silvio (amici e parenti) quelli che non vogliono che si venda allo straniero. Lui è pronto, ovviamente, a dire di no, e a giurare che è stato solo un osservatore. Ma se nel 1998 Mediaset non è stata venduta lo si deve anche a lui» (Giuseppe Turani, ”la Repubblica” 26/2/2001).