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 2002  febbraio 20 Mercoledì calendario

CONSOLI

CONSOLI Carmen Catania 24 settembre 1974. Cantante. Autrice • « la prima vera cantautrice italiana figlia della libertà che alla fine le donne hanno strappato anche nella musica popolare. Preferisce definirsi cantantessa per non metterla giù dura ma anche per distinguersi generazionalmente; ha cominciato a lavorare all’estero e - così bizzarra, così determinata - potrebbe diventare la Asia Argento della discografia. [...] I testi da liceale studiosa e l’attenzione agli aggettivi sono il suo marchio di fabbrica. Gli aggettivi sembrano contenere e trattenere un mondo che sennò potrebbe esplodere sotto la carica di una fantasia sfrenata, illuminata da intelligenza analitica e un poco compiaciuta» (Marinella Venegoni, ”La Stampa” 24/10/2002) • «Sono cresciuta nei centri sociali e amo l’atmosfera informale che si respira, fatta dell’odore della carne arrosto, con le bancarelle che vendono vestiti indiani e braccialetti [...] Sono cresciuta in una famiglia di sinistra, con Il Capitale di Marx ben in vista nella libreria di mio padre, da piccola ascoltavo i dischi di Guccini e De Gregori. Questa è la mia formazione, ma non vuol dire niente [...] Da piccola i miei mi portavano a vedere le opere liriche a Catania, di quelle serate mi è rimasto l’impatto dell’orchestra, le atmosfere rarefatte. Ma fatico a entrare in teatri così importanti [...] Non ho vestiti adatti per andare all’Opera [...] Solo quando salgo sul palco mi faccio prendere dalla vanità, per me è sacro, devo onorarlo e allora mi vesto bene, vado dal parrucchiere, mi metto i tacchetti. Invece quando devo assistere a un concerto voglio vestiti comodi [...] Ho iniziato a studiare sul serio la musica, devo sapere come rivolgermi ai musicisti, poter parlare di crome e semicrome. Ho appreso un linguaggio distante, ho ”scoperto” compositori come Debussy, Vivaldi, le dissonanze. Ho imparato a lavorare in armonia con gli altri, nel rock più spingi meglio è, quando canti con un’orchestra rischi di andare sopra le righe [...] Non amo ripetermi e voglio che la mia musica sia conosciuta da più gente possibile. Quando sono andata al Festival i miei sostenitori ”alternativi” mi hanno criticata. E invece penso che Sanremo sia una realtà da preservare, è unica al mondo e deve rappresentare tutta la musica italiana [...] Sulla linea mi faccio un mucchio di problemi. Lo confesso: sono diventata maniaca. Al punto che, durante l’ultimo tour, mi pesavo tutte le mattine. Lo facevo appena sveglia, in albergo. Il guaio è che negli alberghi quasi mai c’è una bilancia in camera. Mi toccava comprarmela da me. Solo che poi la dimenticavo regolarmente in albergo. E nella città successiva ne acquistavo un’altra [...] Ho un amico psichiatra che mi ha consigliato di posare la chitarra per tre anni [...] E come potrei? Senza musica mi sento persa. Questo è il mio momento, devo andare fino in fondo. O lo faccio ora o non lo faccio più. Con il rischio di rimpiangere per tutta la vita di aver perduto il treno che passava [...] Sono una ragazza solitaria, è difficile stare insieme a me. Ho giusto qualche amico che mi sopporta e accetta i miei limiti, i miei distacchi. I fidanzati durano due mesi al massimo, poi mi mandano a quel paese [...] Vivo di contrasti e non sopporto l’idea che la musica non possa parlare a tutti: odio le barriere fra i generi» (Sandra Cesarale, ”Corriere della Sera” 29/11/2001) • «Il 2001 è come l’albero della cuccagna. Il suo disco più recente, Stato di necessità, è stato pubblicato in mezza Europa. Il tour acustico teatrale con cui ha attraversato l’Italia è stato accolto ovunque da ”sold out” e consensi rumorosi. Il pubblico del PIM le ha tributato due premi. Ha vinto il Nastro d’Argento per L’ultimo bacio» (Flavio Brighenti, ”la Repubblica” 15/7/2001) • «Una vera siciliana, romantica e testarda. Carmen Consoli porta fiera i suoi segni distintivi, occhiali da vista, pezzi di dialetto e un sostanziale rifiuto degli schemi del rock business. [...] gli occhiali che usa in scena sono proprio quelli di Janis Joplin. ”Sì, è vero. Me li ha regalati un´amica che li comprò a un’asta in Inghilterra, e ormai non posso più cantare senza. Sono quelli di una sua foto famosa [..]» (Gino Castaldo, ”la Repubblica” 24/11/2004).