Varie, 20 febbraio 2002
CONTI
CONTI Bruno Nettuno (Roma) 13 marzo 1955. Ex calciatore. Campione del mondo con l’Italia nel 1982, campione d’Italia con la Roma nel 1982/83, vicecampione d’Europa (con i giallorossi) nel 1983/1984. Quinto nella classifica del Pallone d’Oro del 1982, diciannovesimo nel 1983. In nazionale, 47 presenze e 5 gol. Dal marzo 2005 allenatore della Roma (in sostituzione del dimissionario Delneri) • « nato a Nettuno, bella città che non lascerebbe mai. da ragazzo giocò a baseball e non era male. Per fortuna preferì il pallone. Quindici staghioni alla Roma e due al Genoa, dove collezionò 68 partite e 4 gol. Si fece le ossa e quando rientrò fece coppia con Pruzzo: i due erano nati per giocare insieme. Conti fintava e crossava, l’altro aspettava il pallone, che, docile, gli finiva sulla fronte. Ha conquistato la Nazionale poco prima dei mondiali spagnoli. Il suo rivale era Vincenzo D’Amico [...] Bruno giocava con il sette, ma lo trovavi spesso a sinistra, dove poteva usare un portentoso piede sinistro. Alla vigilia dei mondiali un cronista gli chiese: chi sarà il migliore esterno? Io, rispose Bruno, chiamato in quell’occasione Marazico, metà Maradona e metà Zico. Il cannoniere in Spagna fu Paolo Rossi, che vinse anche il Pallone d’oro, ma il miglior calciatore del mondiale, il più tecnico, il più fantasioso, a detta di tutti e in particolare di Pelè, fu Bruno Conti. Restano nella storia del calcio il suo gol di destro al Perù, una finta su Fillol, un cross per Rossi durante Italia-Polonia. Gioielli indimenticabili. Da allora è per chiunque lo conosca ”il campione del mondo” per antonomasia. Ha vinto anche uno scudetto con la Roma e proprio nei primi anni Ottanta ha vissuto la sua stagione più proficua. Gli riusciva tutto. Era poetico e concreto insieme, il numero non era mai fine a se stesso. Ha perso la voglia con Eriksson, che voleva giovani cursori o robot: da svedese non accettava la sorprese e Conti era tutta una sorpresa. Quando dette l’addio al calcio l’Olimpico era pieno e in un angolo c’erano due bambini, Andrea e Daniele. Entrambi calciatori. [...]» (R. R., ”Il Messaggero” 15/3/2005). «Se suo padre avesse avuto il coraggio (oppure l’incoscienza) di spedirlo in America da ragazzino, forse sarebbe divenuto un divo del baseball: come tutti in quel di Nettuno (è un retaggio dello sbarco degli alleati ad Anzio) il piccolo Bruno preferisce la mazza al pallone e i dirigenti di un club di Santa Monica sarebbero pronti a ricoprirlo d’oro. Per fortuna - della Roma e del calcio italiano - il papà muratore non lo molla e lui prende ad accarezzare il pallone con quel sinistro fatato. Helenio Herrera lo scarta a un provino (è troppo piccolo), ma arriva ugualmente in giallorosso, via Nettuno e Latina. Dopo un paio di stagioni (ottima la prima, nervosa la seconda) nel Genoa, torna definitivamente nella capitale e sfonda grazie a Liedholm, il maestro perfetto per un talento ”brasiliano” ma difficile da gestire tatticamente: diventerà una classica ala tornante, con licenza di inventare [...] I tifosi romanisti stravedono per lui, tutta l’Italia impara ad amarlo durante i campionati di Spagna: l’immagine della sua discesa sulla fascia che porta al terzo gol di Altobelli, nella finalissima con la Germania, è indimenticabile quasi quanto l’urlo di Tardelli. Pelè lo giudica miglior giocatore di quella competizione: non male per un mancato asso del baseball» (Dizionario del Calcio Italiano, a cura di Marco Sappino, Baldini&Castoldi 2000). «[...] Vivevo a Nettuno, non avevo un buon rapporto con la scuola, giocavo a calcio e baseball, cercavo di aiutare la mia famiglia. Mio padre Andrea faceva il muratore: si alzava alle 4 del mattino e tornava a casa alle 7. Eravamo sette figli e non ci è mai mancato nulla, ma non vivevamo certamente nel lusso. Io e miei due fratelli dormivamo nello stesso letto e per coprirci usavamo anche i cappotti. Nel calcio ero un talento naturale, ma ci sapevo fare anche nel baseball. Ero un ottimo lanciatore. Un giorno bussarono alla porta di casa i dirigenti del Santa Monica: volevano portarmi negli Stati Uniti. Mio padre si oppose: ero troppo piccolo [...] A 18 anni, dopo una serie di provini in cui Bologna, Roma, Lazio e altre squadre mi avevano bocciato per il fisico esile, mi chiamò proprio la Roma. A 19 anni debuttai in serie A, a 20 mi prestarono al Genoa per fare esperienza. La mia fortuna fu quella d’incontrare Gigi Simoni. un ottimo allenatore e soprattutto un grande uomo. A Genova conobbi un’altra persona importante: Roberto Pruzzo. Dividevo l’appartamento con lui, Mosti e Chiappara. uno dei migliori amici, l’altro è Ancelotti. A Genova presi il diploma di terza media: anche in questa storia fu importante Simoni. [...] Avevo vinto molto: scudetto, titolo mondiale. Avevo anche vissuto la delusione di perdere la finale di coppa dei Campioni ai rigori, una sconfitta di cui non riuscirò mai a farmi una ragione. La più grande soddisfazione di quel periodo fu il giudiziò di Pelé che mi definì il miglior giocatore del mondiale: per uno che pochi anni prima, dopo un’amichevole Roma-Cosmos, non era riuscito a strappargli un autografo, era il massimo. A questa fase della mia vita appartengono due uomini ai quali sono legatissimo: Liedholm e Bearzot. Il Barone è stato il primo allenatore a credere in me. Mi lanciò in serie A e fece di tutto per riportarmi a Roma. Bearzot è un uomo straordinario. Scherzavamo sulle nostre fisionomie, come dire, – scimmiesche”. Alla vigilia del mondiale avevo un problema al ginocchio. Cercavo di mascherarlo in allenamento, ma soffrivo. Un giorno Bearzot mi prese da parte e disse ”Bruno, stai tranquillo, il posto è tuo”. Poi Dino e Flora Viola, coppia perfetta. Dino Viola fu un presidente in anticipo sui tempi: per primo pensò allo stadio di proprietà [...] Ho finito di giocare e ho salutato il calcio in una serata straordinaria, con l’Olimpico strapieno. Pietro Mezzaroma mi ha chiamato a lavorare nel settore giovanile. Alleno prima gli Esordienti, poi i Giovanissimi. Nel 1993 Sensi mi affida il settore giovanile [...]» (Stefano Boldrini, ”La Gazzetta dello Sport” 11/3/2005).