Varie, 20 febbraio 2002
CONTI
CONTI Carlo Firenze 13 marzo 1961. Conduttore tv. De L’eredità, I migliori anni ecc. • «[...] diploma in ragioneria, ex bancario ”dall’81 all’86, ma il posto fisso non faceva per me”) [...] la mamma sempre come consigliera e punto di riferimento [...] ”Gli inizi furono nelle radio private che a Firenze, come dovunque, nascevano e morivano in quantità. Metà anni ”70, facevo il dj, ma intanto organizzavo serate: piazze di paese, locali, tutto rigorosamente nei confini toscani” [...]» (Ranieri Polese, ”Sette” n. 30/1999) • «Ha il fascino del ”mediano” della tv italiana. Il conduttore che tira la carretta, porta a casa gli ascolti, non fa polemiche, non fa notizia. Carlo Conti vive nel culto del basso profilo (’è low profile naturale: niente di studiato”), la sua carriera in Rai è stata tutta all’insegna dell’understatement, per i suoi detrattori il suo successo è equiparabile ai misteri di Fatima. Incarnando l’uomo medio nazionale, Conti con l’Eredità incanta ogni giorno oltre cinque milioni di fan, semina i competitori Gerry Scotti (Chi vuol essere milionario?) e Amadeus (Uno contro cento), nello sprint finale della Ghigliottina supera i sette milioni di audience e fa da grande traino al Tg1 con medie del 35 per cento di share. Non basta: il soldato Conti va nella trincea della prima serata con I Fuoriclasse e cattura il 20 per cento dell´audience (sfidando Il capo dei capi e Distretto di polizia) [...] ”Sono felice di giocare nel ruolo di mediano della tv. Anche se ogni tanto vado a rete e faccio gol: per questo mi affidano il sabato sera [...] Io assomiglio al mio pubblico: sono uno di loro. Sono una persona normale, faccio una tv normale. Ma non sono un babbeo, nella tv che faccio ci metto l’anima. Il low profile? naturale, evito gli scandali [...] Sono un artigiano, curo i particolari, mi applico pure al logo delle trasmissioni. Non sono puritano, ma è vero che ho fatto allungare le gonne di alcune ballerine: erano troppo corte, nei movimenti si potevano vedere gli slip. A una certa ora, su RaiUno... [...] Dietro la mia tv normale c’è tanta fatica. Un lavoro da impiegato? Forse lavoro più di un impiegato. Spesso entro negli studi Dear alle 10 del mattino e, tra registrazioni e telepromozioni, esco a mezzanotte [...] Diversi anni fa. Per passare a Canale 5 mi offrirono dieci volte più di quanto mi pagava la Rai: nell’assegno c’era uno zero in più. Era l’epoca di In bocca al lupo, dissi no con l’approvazione di mamma [...]”» (Leandro Palestini, ”la Repubblica” 10/1/2010) • «[...] accreditato di una presunta scuola toscana che avrebbe dato i natali a campioni del calibro di Panariello, Pieraccioni, Ceccherini e altri [...] è diventato il conduttore principale della principale rete televisiva italiana e non si capisce il perché. [...] Perché il ragionier Carlo Conti conduce così tanti programmi [...]? Perché ha scalzato gente, mica cotiche, come Fabrizio Frizzi e Amadeus? Perché invece di fare il conduttore non si dedica ad altre occupazioni a lui più congeniali? Perché non passa la vita a inventare un dispositivo elettrico con campanello per avvertire quando il rubinetto è chiuso male? Alcuni pensatori sostengono che ci sono direttori di rete che si comportano come certi allenatori di calcio: non tollerano i talentuosi per non essere oscurati. Ma questa è solo un’illazione; una speculazione, in termini filosofici. Noi che per natura non pensiamo, restiamo schiacciati dall’enigma Conti, il ragionier Carlo Conti. Si comporta come il maresciallo Cono Liscarello: si è dato la crema abbronzante, si è pettinato con cura i capelli che di solito porta dritti come stecchetti sulla testa, ma per il resto non inganna se non chi vuole essere ingannato» (Aldo Grasso, ”Corriere della Sera” 2/1/2009) • «[...] Conti è un impiegato della conduzione, timbra il cartellino, si fa la lampada. Ma il carisma è altra cosa. [...]» (Aldo Grasso, ”Corriere della Sera” 20/12/2009) • «[...] Alcuni considerano Carlo Conti il classico conduttore senza qualità, un portato dell’aggressione dell’uomo contro la propria intelligenza, contro se stesso, ma sbagliano: il consacrarsi al ridicolo o all’insulsaggine di una causa televisiva sono tutte stravaganze di cui non siamo più capaci. Carlo Conti invece deve tutto il suo successo alla sua abbronzatura [...]» (Aldo Grasso, ”Corriere della Sera” 14/6/2006) • «Orazio lo definirebbe uomo di ”aurea mediocritas”. Zitto, pedalatore, persona e non personaggio, mai una polemica e tanti ascolti. Dunque tanti investimenti pubblicitari per la Rai. [...] ”[...] Lo so bene che se negli anni avessi cambiato azienda, invece di restare sempre alla Rai, le mie quotazioni sarebbero aumentate e i compensi pure, magari del doppio. Però rimuovo il pensiero. Perché già guadagno, già sono un privilegiato, alla Rai ci sto bene, e dunque perché rattristarmi inutilmente? [...]» (Alessandra Comazzi, ”La Stampa” 5/1/2010).