Varie, 20 febbraio 2002
CORBELLI Giorgio
CORBELLI Giorgio Sant’Arcangelo di Romagna (Rimini) 17 luglio 1955. Padrone di Telemarket. Ex padrone del Napoli calcio e dell’Olimpia Milano (basket). Nel novembre 2009, dopo un procedimento lungo 7 anni, fu assolto «perchè il fatto non sussiste» dall’accusa di commercio e ricettazione di opere false • «Un impero creato, nutrito e cresciuto sul falso. Approdato alla presidenza del Napoli dopo una lunga strada di televendite di oggetti d’arte, molti dei quali oggi si scoprono falsi. Tutto spazzato via da un’indagine della magistratura che lo ha arrestato a Roma. È accusato di associazione a delinquere, falsificazione delle opere pittoriche e grafiche di autori contemporanei, truffa e ricettazione. Sarebbe stato il promotore, assieme al suo socio Pierpaolo Cimatti, di 51 anni, di un’organizzazione che avrebbe truffato i cittadini di tutta Italia per 17.043.077 euro. I militari del Gico della Guardia di finanza e dai carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio culturale di Bari hanno arrestato altre sei persone, mentre due sono ricercate: i nove rispondono a vario titolo anche di riciclaggio. Le due sedi della emittente televisiva, dalla quale venivano commercializzate le opere false, la Telemarket spa (con sede a Roncadelle, in provincia di Brescia) e la Telemarket 2 (che si trova a Casamassima, in provincia di Bari) sono state sequestrate, assieme alle gioiellerie e agli show room dislocati in varie città italiane. Il provvedimento è stato emesso dal gip Giuseppe De Benedictis, su richiesta del pm Roberto Rossi. Scoperto un vorticoso giro di quadri falsi, apparentemente firmati da artisti contemporanei. In particolare, quelli dello scomparso maestro Michele Cascella, grazie alla complicità di sua figlia Anna, di 72 anni, di Milano, da ieri mattina agli arresti domiciliari. Sarebbe toccato a lei il compito di “autenticare” le oltre 27 mila serigrafie messe in vendita tramite i canali televisivi, spacciate come autentiche e firmate dal maestro Cascella nell’85, in realtà, prodotte negli ultimi anni in una stamperia di Varese […] Cimatti, che era in possesso di tutto l’archivio originale delle opere di Cascella e ne era il fiduciario prima della sua morte, è ritenuto la mente del gruppo. I quadri, prodotti in serie, venivano quindi venduti negli showroom e tramite le due emittenti televisive» (“la Repubblica” 14/3/2002). «Telemarket City fondata nel 1982 sulle ceneri eroiche di Tv-Shop, emittente bresciana vista dal lago d’Iseo a quello del Garda e della casa d’aste Michelangelo, anch’essa made in Brescia […] Il baffuto Giorgio Corbelli, geometra per caso, re delle televendite d’arte. Un romagnolo verace, affabile, orgoglioso dei suoi tre studi televisivi di Roncadelle, del comitato scientifico che garantiva le opere in vendita, “io non faccio parte della tv degli inganni, il primo a rimetterci sarei io, io acquisto dai mercanti e rivendo”, aveva spiegato quando era scoppiato lo scandalo dello shopping tv come trappola per gonzi. Ci tiene, il Corbelli Giorgio, alla sua immagine cristallina. Sono il Berlusconi delle aste, si vantava con gli amici di gioventù, neanche a torto, fatte le debite proporzioni, visto che il suo gruppo fattura 175 milioni di euro e lui aveva cominciato da zero. “Vendere arte è sempre stata la mia vocazione. Da ragazzo facevo il banditore sulle spiagge di Rimini, oggi sto realizzando il sogno della mia vita”.Stava diventando presidente della Finarte, il salotto buono delle case d’aste italiane; per forza che era felice e soddisfatto: nel 1996 aveva rilevato la Casa d’Aste Semenzato di Venezia. L’acquisizione della Finarte suggellava la conquista totale del mercato. Con Telemarket, una sinergia formidabile. Chi poteva più dubitare sulla trasparenza del Corbelli Giorgio? “Nel nostro settore c’è chi lavora in modo serio e chi no”, aveva dichiarato il giorno che Vanna Marchi venne messa sotto inchiesta, e stava per essere arrestata. Lui faceva capire che stava dalla parte dei “seri”.Non aveva avuto il via libera delle banche per l’operazione Napoli Calcio spa? Non era questo un attestato di fiducia nei suoi confronti da parte dell’establishment finanziario? Nel 2000 acquista il 50 per cento della società. Un anno dopo si piglia il restante 50 per cento, sborsando 35 miliardi sull’unghia. Le grandi squadre di calcio sono come dei casinò, servono a far girare quattrini, a farne sparire, a riciclare, producono speranze e aumentano la visibilità dei proprietari. Lui si era presentato a Napoli come il nuovo uomo della Provvidenza, esportando quell’aria tutta padana dell’imprenditore moderno e spregiudicato che piace alla gente, che è come la gente, che pensa alla gente. Non vendeva soltanto. Per un certo periodo, si è dato alla politica, è stato assessore ai servizi sociali di Brescia (dal 1992 al 1994). Aveva inoltre comprato la squadra di nuoto Leonessa Brescia, si era buttato nel basket prendendosi la squadra di Brescia, di Forlì, di Roma. Nella capitale aveva aperto uno sfarzoso show room in via del Babuino, e, mentre la gente telefonava a Telemarket e a Telemarket 2 di Bari ordinava (“il nostro ordine medio è piuttosto alto, sui 3,5 milioni”, aveva precisato), lui continuava a sostenere la sua missione: “Attraverso la tv porto gli oggetti d’arte direttamente a casa del cliente”, e a ritmi implacabili, 24 ore su 24. Numeri da capogiro: duecentomila famiglie clienti fisse, 99mila lotti venduti l’anno, camion in giro per la Penisola zeppi di merci... Solo lo show room di Roncadelle fattura 6 milioni di Euro l’anno. Sul tetto del magazzino domina un’orrenda scultura di metallo che scimmiotta certe composizioni di Fontana. Accanto al magazzino il palazzo simbolo avveniristico del telesuccesso: cinque piani nascosti da vetrate color verde impenetrabile, alla faccia della “trasparenza” invocata dal Corbelli Giorgio» (“la Repubblica” 14/3/2002).