Varie, 20 febbraio 2002
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Cornwell Patricia
• (Patricia Daniels) Miami (Stati Uniti) 9 giugno 1956. Scrittrice. Dopo un’infanzia difficile, frequenta il college e diventa campionessa di tennis. Terminati gli studi, comincia a lavorare come cronista di nera per il ”Charlotte Observer”. Violentata da un collega, abbandona il giornale e diventa prima poliziotta e poi analista in un laboratorio di medicina legale. Crea il personaggio di Key Scarpetta, anatomo-patologa e investigatrice. Le sue storie raggiungono costantemente la vetta delle classifiche dei best-seller internazionali. In Italia i suoi romanzi sono pubblicati da Mondadori: tra questi, Oggetti di reato, Quel che rimane, Postmortem, Insolito e crudele, L’ultimo distretto, Ritratto di un assassino. Jack lo squartatore, Calliphora (’Corriere della Sera” 9/5/2004) • «Alle spalle un lavoro da analista nelle ”morgue” della Virginia, è una scrittrice miliardaria da prendere con le molle. Dorme con una pistola sotto il cuscino, gira armata di giorno con una calibro 9 e, quando esce dalla sua casa-bunker, si circonda di guardie del corpo tutte rigorosamente addestrate al tiro. Vive una vita blindata, ossessionata da serial-killer e psicopatici. Pronta a giurare di sentirsi assediata dalla violenza criminale. ”Non voglio fare le fine di Versace - dice -. L’America è il paese col più alto tasso di criminalità del mondo libero, un paese ormai incapace di prevenire e perseguire i delitti che noi stupidamente crediamo debbano sempre capitare agli altri. Ho lavorato sei lunghi anni negli obitori. E posso dire che tutte le persone uccise che finivano sul tavolo delle autopsie avevano una cosa in comune: nessuna di loro aveva mai pensato di ritrovarsi lì un giorno”.Sì, è una maniaca della sicurezza, l’ex analista della Virginia. Ma la colpa è tutta di quei morti ammazzati incontrati negli obitori, che a lei hanno tolto la tranquillità e a noi lettori tolgono il sonno. Perché la signora Cornwell, abbandonate le autopsie e impugnata la penna, scrive oggi romanzi dal successo planetario, romanzi imbottiti di sangue, incubi, orrori, dove dilaga quella violenza estrema che spesso scuote l’America e che finisce anche sui nostri giornali» (Francesco Fantasia, ”Il Messaggero” 10/2/2002). «Se non fosse per quei lucidi stivali di coccodrillo, se non fosse per quel corpo perfettamente elastico e asciutto da sportiva, se non fosse per un piglio imperioso da cuginetta di Grace Kelly potrebbe somigliare a una di quelle sante che con sorriso aureolato schiacciano il demonio sotto il loro piedino, soavi creature disposte a ogni ferocia pur di abbattere il male. Infatti ripete: ”Se un serpente si insinua nelle nostre case, dobbiamo scovarlo e cacciarlo inseguendolo negli angoli più bui senza mai arrenderci. Io continuerò a combatterlo sempre, finché avrò vita”.[...] Sovrana del thriller, autrice che nella storia dell’editoria americana ha registrato gli incassi più vertiginosi [...] decine di milioni di copie vendute, una pistola che la leggenda vuole tenga sempre a portata di mano perché ”contro il crimine non c’è niente di più efficace che prevenirlo” [...] ”io compro tutto italiano, abiti italiani, cibi italiani e per di più guido una Ferrari”.[...] Dopo tanto successo non è stufa di dover convivere [...] con lo stesso personaggio, quella Key Scarpetta sempre alle prese con cadaveri putrefatti, ossa scarnificate, sessi martoriati? [...] ”La mia protagonista è più brillante di me, ma andiamo d’accordo perché ci somigliamo: entrambe odiamo la violenza”.[...] E se il mostro, come in un vero thriller, fosse invece lei, questa elegante signorina dagli occhi blu grandi e ghiacciati, questa miliardaria abilissima nel descrivere le cieche bestiole che si agitano nelle zone più oscure della perversione? Perché nei suoi libri c’è sempre tanta violenza e corpi sezionati e fiotti di sangue e odore di decomposizione? Una gara a superare i limiti possibili dell’orrore? ”Tutt’altro. Quando scrivo mi pongo molti confini e taccio di tanti scempi che ho visto e conosciuto”.Un’infanzia angosciata, quella di Patricia Daniels nata a Miami, Florida. Il padre l’abbandona a cinque anni, la madre finisce in una clinica psichiatrica, lei viene chiusa in un pensionato da brividi. La scrittrice, che si dichiara innamorata dei suoi due bulldog inglesi, Billy e Choo Choo, di cui abbozza svelta il ritratto con la biro, racconta: ”Mia madre mi aveva regalato un piccolo maltese. Le perfide donne che mi ospitavano mi imposero di portarlo nella mia vecchia casa vuota e di legarlo in cantina. Al mattino prima che andassi a scuola cronometravano i pochi secondi che mi erano concessi per correre laggiù, pulirlo, dargli da bere e da mangiare. Mi sentivo soffocare dai sensi di colpa. Un incubo”.Quasi una fuga dall’infelicità, la tenacia e l’impeto con cui diventa campionessa di tennis. Poi gli assalti della bulimia e dell’anoressia. A diciannove anni, Patricia debutta come cronista di nera al ”Charlotte Observer”.Poco dopo viene violentata da un collega. Reagisce scegliendo di lavorare prima come poliziotta e poi come analista in un laboratorio di medicina legale, tra autopsie e cadaveri. Scelte strane, per una ragazza vulnerabile: ”Ho dovuto sopportare prove difficili e persone crudeli. Proprio per questo, ho voluto avvicinarmi a ruoli e conoscenze che consentono di combattere la violenza”.Occhi enormi, calmi, che di colpo si accendono in lampi di inquietudine. vero che vive blindata tra sistemi d’allarme e guardie del corpo? ”Sono attenta, prudente. Ma le guardie del corpo mi scortano solo nelle occasioni pubbliche”.Una quotidianità molto ordinata quella che descrive: ”Sono spesso sola, sveglia presto, ginnastica, jogging, lavoro, pochi amici. Nella casa di New York mi sento abbastanza sicura. In quella in Florida avvertivo di essere troppo esposta e infatti ho traslocato”.Minacce? ”No, mai” risponde. Ma, dopo il naufragio del brevissimo e ormai antico matrimonio di Patricia Daniels con il suo professore d’inglese Charles Cornwell, un poliziotto, geloso della relazione della moglie con la scrittrice, tentò una strage. [...] Quelle carni minuziosamente martoriate nei suoi libri, quell’aggirarsi nei meandri della ferocia più assurda rivelano una fascinazione per il crimine, un’ambiguità involontaria ma profonda? La signora si irrigidisce, preferirebbe schiacciare i diavoli con i suoi stivaletti. Dice: ”Nessuna ambiguità, descrivo il male soltanto per poterlo combattere meglio”.Per fortuna, nei suoi occhi compaiono ogni tanto quei lampi scuri. Fanno intuire che Patricia Cornwell non è affatto una guerriera, ma una persona intelligente e complicata, una scrittrice» (’Corriere della Sera” 9/5/2004). Vedi anche: Antonio D’Orrico, ”Sette” n. 13/1998; Antonio D’Orrico n. 5/2000;