20 febbraio 2002
Tags : Joaquìn. Cortes
Cortes Joaquin
• Nato a Cordoba (Spagna) il 22 febbraio 1969. Ballerino e coreografo. «Dopo gli studi di danza classica e flamenco, nel 1984 entra nel Ballet Nacional de Espana, diventando solista nel 1986. Dal 1990 si dedica completamente al flamenco, collaborando con il coreografo Marco Berriel ed esibendosi in recital solistici e con partner come Merche Esmeralda e Lola Greco. Creato il gruppo ”Joaquìn Cortes Ballet Flamenco” (1992), si impone sulla scena internazionale con spettacoli come Pasion gitana (1996) per brillantezza tecnica e personalità, sia pure in una discutibile e commerciale opera di fusione tra il linguaggio della danza classica e quello del baile spagnolo» (Dizionario dello spettacolo del ’900, a cura di Felice Cappa e Piero Gelli, Baldini&Castoldi 1998). «Affabile, imperioso, sfuggente, icona vivente del flamenco nuevo - quel flamenco moderno, irriverente, iconoclasta che il pubblico di tutto il mondo ormai identifica con lui [...] ”Il ’classico’ è dentro di me, non l’ho mai abbandonato. Sono gitano al cento per cento e la tradizione classica del flamenco me la porto nel sangue. Ma il flamenco è cultura e deve cambiare, evolversi. Tutta la cultura è evoluzione. Io ho creato una forma nuova, di danza, di musica, attraverso la contaminazione con altri stili: con il jazz, la musica cubana, le diverse tradizioni mediterranee, da quella araba a quella sefardita. In questo senso tutto è andato benissimo, perché ho avuto un grandissimo successo in tutto il mondo. Oggi altri stanno seguendo il mio cammino. Io ho dimostrato con i risultati, che il flamenco può cambiare [...] Il cinema mi piace. Mi diverte. E un artista, credo, deve fare quello che ama, che lo diverte. Ho numerose proposte da Hollywood, ma non ho ancora deciso nulla”» (Donatella Bertozzi, ”Il Messaggero” 28/8/2002). «La carta della seduzione è sempre quella vincente per il gitano di Cordova, da oltre un decennio oggetto nei teatri di tutto il mondo della venerazione di schiere di fans. Uno dei pochi danzatori, al pari di Nureyev o di Barishnikov, riuscito a diventare un’icona dei nostri tempi. ”La seduzione... Ma quello del sex symbol è un gioco, io non ci credo veramente. Comunque questo titolo non me lo sono guadagnato soltanto perché ballo a torso nudo, o perché porto il capello lungo, selvaggio. La carica passionale è una questione di energia. Sul palcoscenico sono talmente concentrato che io stesso mi sento una fonte d’energia. il mio modo di esprimermi. E la presenza del pubblico mi stimola, mi elettrizza. Solo che alla fine sono stanchissimo, il mio fisico è messo a dura prova. Distrutto. Altro che pensare alla seduzione.... [...] Sono sempre stato circondato da donne, sono cresciuto con loro, mia madre, le zie, le sorelle: un punto di riferimento della mia vita. [...] Credo senza falsa modestia di aver rivoluzionato lo stile flamenco. Prima c’era solo il rigore stilistico di Antonio Gades, un mito della danza spagnola, da cui tutti hanno imparato qualcosa. Ma io sin da quando, quindicenne, entrai a far parte del Balletto Nazionale di Spagna, avevo l’ansia di cercare uno stile nuovo, più slegato dagli schemi, più attento ai mezzi espressivi moderni. Oggi questa via innovativa è seguita da molti ballerini, anche se nessuno ha la correttezza di riconoscere la mia primogenitura. [...] Io mi reputo semplicemente un gran lavoratore, un lottatore, un romantico. Un ragazzo normale”» (Alessandro Cannavò, ”Corriere della Sera” 28/2/2004). Vedi anche: Lucia Castagna, ”Sette” n. 49-50/2005;