20 febbraio 2002
Tags : Henry Coumoul
Coumoul Henry
• . «Avignonese, ”Responsible du Service Nature et Paysage del Autoroutes du Sud de la France”, come dire il signore della autostrade della Francia Meridionale. Se gli si chiede, però, risponde ch fa l’orticoltore. E in effetti, questo fa. Da quarant’anni ”scolpisce’ le sue autostrade come fossero opere d’arte” [...] ”Un mestiere come il mio è tra i più all’avanguardia. Quella che facciamo noi è ecologia del paesaggio, che significa attenzione alla biodiversità. Anche se, quando ho cominciato 40 anni fa, nessuno usava queste parole. Io stesso parlavo solo di rispetto per la natura [...] Quando arrivai alle autostrade, finiti gli studi [...] constatai con dolore quasi fisico come fossero afflitte da verde posticcio che non c’entrava niente con l’ambiente circostante, costosissimo da mantenere e per lo più assai brutto da vedere [...] Per due o tre anni cercai di fare quello che mi chiedevano. Poi mi rimboccai le maniche [...] Si trattava di cambiare il concetto di autostrada: non più tecnica, ma posata nella natura, ripristinando l’uso esclusivo di specie selvatiche indigene. Il che significava da un lato chiedere pazienza, perché per i primi anni il risultato non poteva essere già bello, le piante selvatiche erano basse, non si piantano alberi adulti. D’altro lato voleva dire andare a raccogliere nella natura e poi seminare personalmente sul terreno, perché all’epoca non esisteva la produzione di specie selvatiche [...] Fiori all’occhiello? La Narbonne/Bordeaux, A61-A62. Gira intorno a Carcassonne che è patrimonio mondiale, come un belvedere. Solo dall’autostrada, che la circonda a distanza di un km, la si vede per intero. O la A72, la Clermont/Bordeaux, a 1000 metri d’altezza, ha una vegetazione meravigliosa, non c’è traccia della costruzione. Tagliare il paesaggio è sempre un trauma. Lì non si vede il taglio. O la Parigi/Marsiglia, l’autostrada più circolata in Europa, 40 milioni di persone nelle vacanze: ha aree di sosta che sono veri parchi”» (Gabriella Bosco, ”La Stampa/Ttl” 4/8/2001).