varie, 20 febbraio 2002
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COVATTA Giobbe Taranto 11 giugno 1956. Attore. Scrittore • «[...] All’anagrafe è stato registrato come Gianmaria, ma a nessuno viene in mente di chiamarlo così [
COVATTA Giobbe Taranto 11 giugno 1956. Attore. Scrittore • «[...] All’anagrafe è stato registrato come Gianmaria, ma a nessuno viene in mente di chiamarlo così [...] ”Io provengo dalla commedia dell’arte, quella meravigliosa scuola d’improvvisazione in cui sai soltanto da dove partie dove devi arrivare: tutto il resto è invenzione [...]” [...] la comicità di Covatta non è folgorante, ma si affida ai toni e ai modi sommessi con cui butta lì una battuta, confermando la regola secondo cui un buon umorista, raramente fa sbellicare dalle risate: ”Sono un comico, non umorista [...] c’è una differenza fondamentale. L’umorista è uno che rcita le battute del comico, ma non ci mette la comicità. [...] per esempio Paolo Rossi. Lui è un umorista. In televisione e in teatro funziona benissimo, ma quando scrive un libro non ha lo stesso successo. Perché? [...] Perché le sue battute sono legate alla sua immagine e funzionano soltanto se dette da lui. Io invece quando scrivo i libri faccio l’operazione inversa: cancello tutte le battute legate all’interpretazione. Per questo vendo”. Più che vendere, stravende, facendo schiumare di rabbia gli scrittori di bestseller risicati da cinquemila copie. Con tre libri, ha polverizzato tre milioni di copie, con l’aggravante d’aver scomodato classici come la Bibbia (Parola di Giobbe) e Cuore di De Amicis (Pancreas). ”I veri scrittori non me l’hanno perdonata e alcuni sono stati presi da crisi isteriche. Il mondo letterario mi considera uin inquinatore. Secondo loro tutto ciò che non è letteratura contamina l’oggetto libro. [...] Noi attori siamo dei privilegiati perché giodiamo dell’impunità creativa: ma possiamo dire cose feroci a patto che facciano ridere, altrimenti dalla satira scivoliamo nell’insulto e arriva la querela. Io lavoro sul nonsense. Per fare il comico o sei un depresso, o un nevrotico o uno schizoide. Queste sono le tre lenti attraverso cui si può distorcere la realtà. Io ho scelto quella della depressione; non ne soffro, ma quando non ho stimoli tendo a deprimermi” [...]» (Brunella Schisa, ”Il Venerdì” 11/471997). «Da piccolo pensavo di fare l’esploratore, non l’attore, forse per raccontare il mondo agli altri. Mi piace moltissimo viaggiare e, ovviamente, i viaggi ti cambiano, ti fanno crescere. Perché un viaggio sia tale deve cambiarti, sennò è soltanto una passeggiata, un modo di andare in vacanza. L’Africa mi ha cambiato moltissimo, è un paese straordinario e ci sono i bambini più belli del mondo […] Non amo molto il varietà, non l’ho mai amato, non lo guardo in tv. Di recente sono andato a fare con Patrizio Roversi una puntata di Velisti per caso, capisco che ha meno impatto rispetto ai varietà di Fiorello o Panariello, che pure apprezzo moltissimo, ma non saprei cosa raccontargli […] Recitare ti fa godere ogni sera, e ti riserva sempre sorprese. Qualche giorno fa avevo 1074 persone in teatro: si rende conto, 1074 persone che contemporaneamente decidono di uscire di casa, affrontano i guai del parcheggio, mangiano prima, pagano un biglietto e vengono a vedere me. Scrivere un libro è piacevole, perché lo fai dove ti pare, stando in spiaggia in Sardegna o in una piccola isola della Grecia. Per fare la tv invece devi stare a Cologno Monzese che è peggio. Del libro, una volta che l’hai dato all’editore, perdi le tracce, lo molli, è liberatorio, non vuoi sapere più niente. Ogni tanto qualcuno ti chiama e ti dice come va» (Ernesto Assante, ”la Repubblica” 30/4/2002).