Varie, 20 febbraio 2002
CRAXI
CRAXI Stefania Milano 25 ottobre 1960. Politico. Sottosegretario agli Affari Esteri nel Berlusconi IV (2008-). Eletta alla Camera nel 2006 e 2008 (Forza Italia, Pdl) • «Ci sono destini così e non ci puoi fare niente: sei condannato ogni giorno al confronto, ogni giorno a perderlo. A Stefania Craxi manca sempre un quarto: somiglia a sua madre, ma non è bella quanto lei. ”Mamma così elegante, io sembro un carrettiere”.Ha il carattere del padre, ma non la sua intelligenza fredda. ”Io mi consumo, è vero. Mi arrabbio e piango. Troppo, dovrei imparare a risparmiarmi di più”.Perciò si può dire di lei - come dicono - che sia una ragazza fragile, in lotta coi nervi, orfana di un padre che rivuole indietro da morto non avendolo avuto da vivo. ”Una povera ragazza non all’altezza del compito che si è data. E poi non è detto che l’erede di Bettino debba essere uno dei suoi figli”, osserva Claudio Martelli. [...] Però a Stefania va riconosciuto il coraggio, fosse anche quello della disperazione. Quello di chi si alza da tavola per andare da Rutelli a dirgli ”stronzo” (causa in tribunale), chiama Marina Ripa di Meana per dirle ”ti spacco la faccia” (denuncia ai carabinieri), di chi si presenta al Palavobis di Milano da Martelli il giorno dopo avergli dato del traditore (urla dalla platea: ”strega”, ”rompicoglioni”) per dire: ” il momento di pensare al socialismo e non alle poltrone”.Il coraggio di dire a Berlusconi, nuovo alleato del nuovo mini-Psi: ”Trovo grottesco che i socialisti debbano andare da lui a fare la questua, adesso. E trovo ingiurioso che si dica che Berlusconi è l’erede di mio padre. Bettino non era un tipo da avanspettacolo, non avrebbe mai messo il fard”.Io sono ”il cane da guardia della mia famiglia”, scherzava quando la famiglia c’era tutta. diventata la vestale della memoria. Del padre, certamente, in vece del quale è andata di porta in porta a chiedere che si combattesse per una commissione d’inchiesta su Tangentopoli: da De Michelis prima, dal Polo laico di Toni Negri poi, dallo Sdi [...]. Ma più ancora si sente vestale di principi non negoziabili, di valori che le paiono smarriti» (Concita De Gregorio, ”la Repubblica” 22/1/2001). «Per inquadrare la svolta psicopolitica di Stefania Craxi bisogna partire da una delicata faccenda durata tre lustri. Tutto è iniziato a un festa natalizia nel centro di Roma. Fu lì che all’improvviso la figlia di Bettino si trovò davanti ad Anja Pieroni, bellezza dalle labbra carnose e gli occhi cerulei, interprete di pellicole eterne come Fracchia contro Dracula e Il conte Tacchia. Ma soprattutto passione clandestina di suo padre Bettino. Allora Stefania era una figlia gelosa e un po’ manesca, così la insultò, si avventò su di lei e le strappò un orecchino. Per anni nessuno ha nominato davanti alla primogenita di Craxi il nome di Anja, pena l’ostracismo. Poi, la folgorazione. ”Ho capito”, dice Stefania, ”che quella donna e Bettino si sono voluti bene. Pensi che conserva ancora l’altro orecchino, quello che non le ho strappato... Me lo ha detto lei stessa, perché siamo diventate amiche. Ha sentito il bisogno di cercarmi, di parlarmi... e io l’ho accolta”.Archiviare questa storia con l’etichetta ”soap” sarebbe logico ma sbagliato. Al contrario, è la perfetta sintesi del nuovo ciclo ecumenico di Stefania Craxi. ”Basta con il linguaggio di guerra che ha sporcato la società e la politica italiana”, dice. ”Basta con le risse, con gli scontri di bottega”, insiste. Vabbé, Antonio Di Pietro per lei resta uno che ”non ha la struttura politica, morale e grammaticale per esprimere giudizi su mio padre”, ma la missione adesso è un’altra. Stefania oggi si batte per recuperare la tensione morale, ”quella che la nomenclatura ha perso da un pezzo, con la capacità di gestire la cosa pubblica senza interessi personali”.Per questo [...] ha battezzato all’Hotel Midas un nuovo movimento. Lo ha chiamato Giovine Italia, ispirandosi a Mazzini. Ma copiando anche il nome dell’organizzazione lanciata negli anni Novanta da Luca Josi, pupillo di Bettino che ne benediva l’opera. Così, ancor prima di partire, Stefania si è vista appioppare una battuta crudele: ”Passano gli anni, ma qualcosa da rubare i socialisti lo trovano sempre...”. [...] ”C’è un aneddoto che spiega tutto’, racconta. ”Ero andata a Rimini per una manifestazione pubblica. A un certo punto vedo tra il pubblico don Isidoro, il parroco del paesino dov’è seppellita Anita Garibaldi. Lo avevo già conosciuto perché è un esperto della storia garibaldina, ma quella volta è stato diverso. Mi ha ascoltata, si è avvicinato e mi ha detto: ”Stefania, lei è un’apostola’”. Ecco. così che si sente: religiosamente in campo. Come in una tragedia greca, indomabile corifea del dio Bettino. Pronta a indignarsi quando contraddici la sua Verità, e altrettanto pronta a piangere quando citi Lui. Il suo motto è: ”Non difendo Bettino perché è stato mio padre, ma perché è stato Craxi”.E allora tutto è lecito, tutto è possibile. [...] è amicissima di una coppia illustre, composta da Simona Ercolani, autrice e conduttrice televisiva, e Fabrizio Rondolino, ex portavoce di Massimo D’Alema, giornalista, scrittore e quant’altro» (Riccardo Bocca, ”L’espresso” 5/8/2004).