varie, 20 febbraio 2002
CREMONINI
CREMONINI Cesare Bologna 27 marzo 1980. Cantante. Diventato famoso con i Lunapop (era anche autore dei testi e delle musiche del gruppo), si è poi messo in proprio: «A 22 anni si è reso conto che non poteva continuare in eterno a propinare il solito brodo da teen-ager, allora ha spostato l’obiettivo mirando ai più grandi [...] definito ”più furbo del demonio” [...] ”La mia più grande passione sono i Queen, invece i Coldplay mi danno quel che mi davano gli Oasis, che però hanno perso parte del loro fascino. Io ero un grande fan degli Oasis, ma non trovando più stimoli nella loro musica attuale ho cercato altrove. Noel Gallagher comunque è stato uno dei miei miti musicali [...] Il mio obiettivo è scrivere canzoni che raccontino qualcosa, che abbiano significato, che non siano quindi scritte giusto per riempire un album, ma che dicano qualcosa di vero"» ("La Stampa” 23/5/2003). «Sono sempre stato ostacolato dai miei nella mia carriera artistica. Mio padre voleva che facessi il medico come lui e quando ha sentito che componevo canzoni è caduto dalle nuvole. Così ho preferito escluderli dalla mia vicenda musicale cercando di impegnarmi per dimostrare che valevo. Adesso che il successo è arrivato, non mi lasciano più in pace: mio padre – scherza – si immischia fin troppo […] Ho vissuto sulla mia pelle la mancanza dei miei genitori, di una loro unità e armonia. Non sono mai riuscito a comunicare con loro e mio padre, che oggi ha 80 anni, non mi ha mai raccontato quel che veramente ha vissuto e gli errori che ha commesso. I genitori tendono ad insegnare regole ai figli, credo dovrebbero raccontarsi di più» (R. S., ”Corriere della Sera” 13/3/2003). « così innocentemente beatlesiano da essere andato fin negli studi di Abbey Road, anzi proprio nello studio 2 dove registravano i maestri (’Dove tutto è rimasto uguale e si può utilizzare il pianoforte dove hanno suonato John Lennon e Freddie Mercury” dice senza nascondere la dovuta emozione) [...] è uno strano tipo di ragazzo, molto diverso da quello che si pensa di solito dei suoi coetanei. Intanto è un romantico, poi ascolta e impara da Beatles e Dylan ma, soprattutto, ha una fiducia illimitata nella melodia, senza alcun pudore (’Forse in troppi oggi hanno paura della melodia, come se fosse un peccato da nascondere”) allo stesso modo in cui sembra avere fiducia, malgrado tutto, nel mondo che lo circonda. Parla, sicuramente senza volerlo, come un novello Candido, o come il protagonista di L’educazione sentimentale di Flaubert. I suoi viaggi di scoperta (fino alla Terra del fuoco) se li è fatti, e anche in questo è anomalo. Del vecchio, si fa per dire, periodo dei Lunapop si porta dietro il candore, il bassista Nicola ”Ballo” Balestri, che è la sua ombra, e il produttore Walter Mameli, col quale vanta una sintonia praticamente perfetta. Cremonini è un ragazzo positivo e riempie i dischi di canzoni dense, cantabili, piacevolissime. Forte di severi studi pianistici [...], dimostra di poter produrre una musica pop molto sana, di qualità, divertente ma non banale e piena di buoni propositi. ”Mi son dato da fare come un cretino” racconta con inconfondibile accento bolognese. ”Ho scritto tanto e penso di essere cresciuto soprattutto nei testi. Le melodie c’è chi le snobba a priori, ma io non son d’accordo. parte di chi scrive ancora pensando che la melodia alla fine è un piccolo miracolo che non si sa bene da dove arrivi. Chi rinuncia alla melodia vuol dire che ha spezzato il rapporto con la creatività”. Cesare Cremonini [...] non sembra un ragazzo come gli altri, in primo luogo perché a vederlo sembra assolutamente normale, alto, capelli corti, senza segni particolari, vestito con una magliettina chiara a maniche corte. Unico vezzo due grandi tatuaggi che escono dalla maglietta. ”Uno riproduce Freddie Mercury” spiega, ”è stato il mio primo mito, a dodici anni ho pianto e gioito per lui, e non avrei fatto canzoni se non fosse stato per lui. Il tatuaggio l’ho fatto nel 2001, quando ho cominciato a lavorare al secondo disco. L’altro, un disegno tribale, l’ho fatto quando ho iniziato a lavorare a Maggese [...] Mi trovo a passare ore in macchina a far ascoltare Dylan ad amiche e amici, a volte anche più giovani, e spesso non ci trovano niente di accattivante. E invece secondo me bisogna studiare, capire, altrimenti se aspettiamo che ci disegnino le cose addosso è finita proprio la musica, nessuno più venderà dischi. Non mi vergogno a toccare mondi del passato soprattutto quando sono cose che oggi non esistono più”. Sembra quasi un tipo anni Sessanta nato per sbaglio nel nuovo millennio. Di fatto è convinto che la buona musica pop possa ritornare a cambiare il mondo e lo dice senza timore. ”Appartengo a una generazione viziata, che ha avuto tutto sottomano. Io sono scappato di casa perché volevo fare il musicista, a casa mia non si sentiva musica, invidio quelli che dicono che il papà gli faceva ascoltare i Beatles. Sono stato portato a cercare altrove quello che volevo. Ho una fame tremenda di scoperte. Gli autori più originali oggi sono quelli che riescono a dire cose risapute, magari già dette, ma con lo spirito di chi le dice come se avesse scoperto la cosa più importante da rivelare. Avere la pretesa di dire qualcosa che non sia stata suonata o detta è assurdo. Ma la vita deve rimanere una scoperta continua”» (Gino Castaldo, ”la Repubblica” 9/6/2005).