Varie, 20 febbraio 2002
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Crespi Giulia
• Maria Milano 1922. Erede della famiglia di cotonieri lombardi da decenni proprietaria del ”Corriere della Sera”, nel 1973 spartì la proprietà con Gianni Agnelli e con il petroliere Angelo Moratti, nel 1974 cedette la sua quota all’editore Angelo Rizzoli. «Una donna elegante, aristocratica che ha sempre trovato il tempo di lavorare. Prima al ”Corriere della Sera”, oggi per il Fai» (Alain Elkann, ”La Stampa” 2/12/2001) • «Non sono elegante e non ho tempo per occuparmene. Mi occupo del Fai, di alimentazione di qualità e di agricoltura biodinamica. Sono stata a un corso tenuto nella mia azienda, sull’alimentazione per i malati di cancro. Sono però triste, perché si parla molto di alimentazione senza prodotti inquinanti, ma si parla poco dei cibi per i malati di cancro. I malati non sono stati sufficientemente messi in guardia sui pericoli dell’agricoltura chimica [...] Ho avuto il cancro varie volte, non ho mai fatto la chemio e sto benissimo. Ho un’azienda condotta da mio figlio Aldo Paravicini, nella quale produco alimenti naturali. Do una grande importanza a questa agricoltura per solidarietà e per amore della terra [...] Credo in ciò che faccio. Dare cibo sano fa bene e cercare di arginare le rovine del paesaggio e dei monumenti, è un modo per aiutare il lato fisico e spirituale di una persona [...] Quando uno ha deve dare e io ho avuto molto e devo pagare la cambiale. [...] A 12 anni lavoravo per ”L’ape laboriosa” per i bambini poveri. Cominciai ad occuparmi di ambiente nel ’65. Con altre persone fondai il Fai, ispirati dalla mia amica Elena Croce che sosteneva che in Italia doveva nascere una fondazione come il National Trust inglese [...] Vivo a Milano. Certo l´aria è inquinatissima, ma è la mia casa. Devo dire che la città del mio cuore è Roma, che negli ultimi anni nel suo centro storico si è molto imbellita. Però, tornando a Milano, non posso dimenticare come le periferie siano trascurate e manchino i servizi. Ma c’è la Scala che è il mio grande amore [...] Credo nel futuro e nel presente. Scriverò un libro quando sarò stravecchia, paralitica e avrò lasciato il Fai» (Alain Elkann, ”La Stampa” 2/12/2001).