Varie, 20 febbraio 2002
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Cronenberg David
• Toronto (Canada) 15 marzo 1943. Regista. Film: La zona morta 1983, storia di un uomo che uscito dal coma vede passato e futuro. la prima pellicola americana di David Cronenberg. E forse il miglior adattamento di un libro di Stephen King; La mosca 1986, il tormento dello scienziato Jeff Goldblum, che sperimentando una macchina per il teletrasporto, mescola la propria materia a quella di una mosca, in una metamorfosi inarrestabile. Remake di un horror anni ’50, diventa un cult; Inseparabili 1988, il film che ha rivelato tutto il magnetismo di Jeremy Irons, nel doppio ruolo di due gemelli ginecologi. A separarli e lacerarli, una donna, inconsapevole dell’esistenza di due dottori, in una gelida spirale di droga, eros e thanatos, tra gli strumenti clinici che sembrano mezzi di tortura; Il pasto nudo 1991, ispirandosi alla vita e alle opere dello scrittore beat William Burroughs, Cronenberg esplora il tema delle dipendenze, dei pericoli dell’immaginazione e delle sessualità non convenzionali. Protagonista, uno scrittore ossessionato da scarafaggi giganti che, fuggito a Tangeri, crede di esser perseguitato da mostruosi agenti di altri pianeti; Crash 1996, ancora un romanzo, questa volta di James Ballard, per nuove ossessioni di sessualità estreme, morte e tecnologia. Con una coppia che solo in situazioni di pericolo mortale raggiunge il piacere e per questo coinvolge altri in rapporti nel pieno di simulazioni di incidenti stradali. Premio Speciale della Giuria a Cannes; Spider 2002, fortemente voluto da uno straordinario Ralph Fiennes, riscritto per il cinema dall’autore del libro Patrick McGrath, è il personalissimo viaggio di Cronenberg nei meandri della memoria e della follia. Con uno schizofrenico che rivive l’omicidio di sua madre per mano del padre, mescolando e confondendo il passato e il presente (’L’espresso” 8/12/2005) • «Fare un film è come affrontare una battaglia: c’è tanta tensione, si richiede un grande impegno da parte di tutti. Per questa ragione ho scelto di lavorare sempre con le stesse persone (il direttore della fotografia Peter Suschitzky, la scenografa Carol Spier, Howard Shore per la colonna sonora, ndr), cercando di creare un clima familiare: a loro mando sempre il copione del nuovo film, chiedendo un parere e esigendo un giudizio sincero. [...] Non sono d’accordo con quelli che sostengono che l’arte deve solo comunicare le cose belle e gli aspetti positivi della vita, come dimostro sempre nei miei film dove metto la violenza, l’orrore, la felicità. C’è una fusione reciproca fra tutte le arti, non ci sono confini: un romanzo diventa film e viceversa, una notizia del telegiornale può offrire lo spunto per un lungometraggio così come è poi lo stesso film a diventare notizia per il telegiornale. Tutto si intreccia: questo rappresenta anche un aspetto positivo della globalizzazione, visto che un romanzo italiano può tranquillamente diventare un film americano» (Daniele Cavalla, ”La Stampa” 21/11/2003). «[...] Controllo tutto: dalla carta da parati, all’accento di un attore. Credo che un buon film sia fatto di cose minime, sottili, sfumature. [...]» (Alessandra Mammì, ”L’espresso” 8/12/2005).