Varie, 20 febbraio 2002
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Crowe Russell
• Wellington (Nuova Zelanda) 7 aprile 1964. Attore. Oscar come miglior attore protagonista per Il gladiatore (Ridley Scott). Nomination anche per Insider (Michael Mann) e A beautiful mind (Ron Howard). «[...] ha l’aria del duro che uno immagina dando ascolto ai numerosi aneddoti sul suo conto. Lui invece non si considera difficile né arrogante, solo molto concentrato. I registi che hanno lavorato con l’attore pensano sia l’unico a poter affrontare certi ruoli. ”Russell sa come usare i cambiamenti fisici per dimostrare la trasformazione di un uomo”, dice Howard [...] un attore intelligentissimo e di grande abnegazione. Il suo perfezionismo e l’attenzione al dettaglio sono alla radice del suo immenso talento”. [...] I suoi colleghi citano l’enorme generosità con cui si dà completamente a un film e ai suoi ruoli, al punto non solo di smettere di bere (cosa non facile) ma di slogarsi una spalla, oltre a procurarsi innumerevoli lividi, per gli allenamenti di boxe per Cinderella Man. Ma allo stesso tempo infuria intere produzioni con le sue esigenze: non ci ha pensato due volte ad abbandonare Eucalyptus, un film che lo avrebbe visto insieme a Nicole Kidman, perché la sua parte non era alla pari con quella dell’altrettanto famosa collega [...]» (Silvia Bizio, ”L’Espresso” 19/5/2005). «[...] è alto quasi due metri [...] ha la corporatura robusta di un uomo che si è procurato i muscoli onestamente. [...] La sua carriera d’attore cominciò a sei anni in uno show televisivo per il quale sua madre faceva il caterimg. Verso la fine degli anni ”80, a circa venticinque anni, era in tournée in Australia e Nuova Zelanda con una compagnia teatrale. Recitò in 416 rappresentazioni di The Rocky Horror Show [...] nato in Nuova Zelanda ma diventò maggiorenne in Australia. [...] prolifico autore di canzoni (ha una band, 30 Odd Foot of Grunts, di cui è cantante solista e prima chitarra) [...] Piacere alla gente non è una delle sue priorità. [...] sa immedesimarsi nei panni di chiunque. In Istantanee – dell 1991 -, un film australiano indipendente, ha la parte di uno sguattero ingenuo che diventa amico intimo di un fotografo cieco dopo un incontro fortuito. [...] Dal dolce personaggio di Istantanee passò poi al personaggio nichilista di Skinheads, un film sui neonazisti australiani dove è straordinario nella parte del capobanda Hando, un primitivo colmo di odio. in quel film che lo scoprì Sharon Stone. ”Lo trovai travolgente. un macho all’antica, genere raro nei raffinati attori della mia generazione [...]”. Pure Curtis hanson, regista di L. A. Confidential, lo scoprì allora e lo volle subito nel film che si apre proprio con un primo piano del viso teso e assorto di Crowe. [...] ”Non avrei voluto quelle prime sequenze se non avessi pensato che il pubblico avrebbe guardato questo viso – un viso che la maggior parte del pubblico non aveva mai visto – e che avrebbe fatto due domande: Chi è costui? Cosa sta osservando?”. Un paio d’anni dopo Michael Mann invitò Crowe a leggere il copione di The Insider per la parte di Jeffrey Wigand, un flaccido scienziato di mezza età con due figli. Questa volta Crowe era convinto che qualcuno gli aveva inviato il copione sbagliato. Quando Mann lo ha rassicurato che non era come pensava, Crowe rispose che in giro c’erano tanti attori cinquantenni a cui la parte avrebbe calzato perfettamente. ”Lui mise la mano sul mio petto e disse: ”Non sto parlando con te per la tua età, sto parlando con te per ciò che hai qui dentro’” [...] Crowe è ossessivo con la fisica imedesimazione dei suoi personaggi: ”Se stai recitando la parte di un pirata, ebbene, hai bisogno di una dannata benda”. Aumentò di circa 16 chili per la parte di Wigand – e li mantenne con l’aiuto di una costante dieta a base di bourbon e hamburger al formaggio. Per immedisimarsi nella parte di Bud White in L. A. Confidential cambiò le sue abitudini a tavola e i suoi allenamenti per poter assumere l’aspetto di un ex giocatore di football che preme contro i suoi abiti aderenti e raggrinzati. Ma è l’abilità di Crowe a creare una coerenza emotiva interna per i suoi personaggi che lo distingue come attore. [...] Crowe non ha paura se i suoi eroi non sono politicamente corretti. Immaginando come poteva essere la vita di Bud White, prese in considerazione i sentimenti del personaggio nei confronti della crescente comunità di neri di Los Angeles. [...] Non fu Crowe il primo a essere scelto per la parte di Maximus. Era un altro australiano, Mel Gibson, il quale fece una risata quando il regista Ridley Scott lo chiamò per tastare il terreno e gli rispose ”Sono troppo vecchio amico!”. Allora Scott si rivolse a Crowe che era completamente immerso nella preparazione di The Insider con Al Pacino – così immerso che quasi rifiutò la parte. Fu proprio Mann, il regista di The Insider a convincerlo. [...]» (Jonathan Mahler, ”Sette” n. 23/2000). «A Hollywood dicono di lui: ”Le donne lo amano, gli uomini vogliono essere come lui per la sua immagine virile, i registi lo cercano come il nuovo Marlon Brando”». Il nonno era regista di documentari di guerra: «Fui felice agli Oscar di sfoggiare il suo distintivo di Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico» (Giovanna Grassi, ”Corriere della Sera” 20/2/2002). Grande appassionato di musica, nel 2001 si esibì sul palco del festival di Sanremo con il suo gruppo, ”30 Odd Foot of Grunts”: «La musica è la mia vera passione, quando suono con la mia band sono assolutamente felice, quando compongo le mie, le nostre canzoni mi esprimo creativamente con tutto me stesso. Mi avvicinai alla musica quando avevo meno di dieci anni. Sentivo rock in tutte le salse, proprio così, e mi piaceva tanto anche Marlon Brando. Scrissi e incisi la mia prima canzone, I want to be like Marlon Brando con lo pseudonimo di Rus Le Roc, poi cominciai a esibirmi come attore e musicista in The Rocky Horror Picture Show. Formai una band con alcuni amici e la chiamai Roman Antix. Andavo dicendo a tutti che volevo diventare una rock star, in fondo lo voglio ancora» (Giovanna Grassi, ”Corriere della Sera” 24/2/2001). «Amo tutti i miei personaggi, li accetto solo se mi appassionano. [...] Nella vita non sono un comandante né un gladiatore né un matematico schizofrenico - forse schizofrenico, ma matematico no - non m’identifico mai con i personaggi» (Maria Pia Fusco, ”la Repubblica” 20/11/2002). Vedi anche: Stefania Ulivi, ”Sette” n. 8/2002;