Varie, 21 febbraio 2002
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DALLA CHIESA Nando Firenze 3 novembre 1949. Politico. Sottosegretario all’Università nel Prodi II (2006-2008)
DALLA CHIESA Nando Firenze 3 novembre 1949. Politico. Sottosegretario all’Università nel Prodi II (2006-2008). Ex senatore Margherita, professore universitario di Sociologia economica. Autore dei libri: Il giudice ragazzino, La farfalla granata, La partita del secolo, Capitano mio capitano • «[...] ”[...] io sono nato in caserma. Si era tenuti a un rigore doppio. Papà ha insegnato, a me e alle mie sorelle Rita e Simona, l’abitudine all’obbedienza. Al rispetto per i genitori e per ogni istituzione. Se tornavo da scuola e raccontavo che il maestro mi aveva punito con uno schiaffo lui era capace di darmene un altro” [...] Orari, nemmeno a dirlo, da caserma. Mai uscite serali fino ai 16-17 anni. ”Proprio a 17 anni... ricordo la notte di Capodanno, dico di Capodanno. Tornai alle 2.40. Trovai un biglietto: ”sono le 2.30 e non sei rientrato’. Giocavo a calcio ma di partite in notturna non si parlava”. Non era solo severità, racconta Nando [...] C’erano anche motivi di sicurezza: ”A 11 anni imparai a non avere orari fissi, a diversificare i tragitti. Molte feste, a me e alle mie sorelle, erano vietate. Allora senza una spiegazione. Abbiamo dovuto aspettare il 2 giugno 1982, quel suo discorso agli studenti del Gonzaga a Palermo: ”Non potevo rischiare che frequentassero persone che a loro volta avessero amicizie equivoche. Non potevo far dire: ecco, i figli di Dalla Chiesa sono capitati da gente in rapporti con la mafia’ [...] dal 1968 al 1981, fu politicamente impegnato nella sinistra extraparlamentare: Movimento studentesco, poi Movimento dei lavoratori per il socialismo fino all’unificazione col Pdup. [...] ”Tutti avranno immaginato scontri tra noi. Nulla di vero. Quando capì dove mi collocavo, mi fece sedere, aprì il Codice penale e mi disse: ”Nando, questi sono reati. Non devi commetterli’. E giù l’elenco, dal blocco stradale in poi... [...] Dopo il suo assassinio, la vecchia amica Beatrice Rangoni Machiavelli, un’esponente del Pli, mi raccontò che mio padre le disse: ”lo sai che chiacchierando con Nando ho imparato molte cose, su questa faccenda degli studenti?’ [...] Sempre dopo la sua morte alcuni suoi colleghi mi svelarono che alcuni avversari usarono le mie posizioni ideologiche per danneggiare la sua carriera. Mai saputo prima [...] Per molto tempo se mi chiedevano se fossi il figlio di Dalla Chiesa rispondevo di no, soprattutto negli anni dell’adolescenza. Ma ai tempi in cui si parlava apertamente di un ”golpe Dalla Chiesa’ litigai furiosamente con la mia ragazza. Sapevo bene come stavano le cose per i suoi discorsi in casa. E mi arrabbiai di brutto. Soffrivo molto quando partecipavo alle assemblee e leggevo scritte tipo ”Morte a Dalla Chiesa’”. Altro flash da una memoria sterminata: ”Un’altra volta parlavo di politica con un sindacalista a parco Ravizza, di fronte alla Bocconi. Lui non sapeva chi fossi. Disse: ”Adesso che prende il potere Dalla Chiesa siamo fritti’ [...] Fino al 1979 la percezione di Dalla Chiesa in quell’area fu a senso unico... una strada tutta in salita. Fatta eccezione per una porzione del Pci, soprattutto quella che gravitava intorno a Pecchioli, un riferimento molto fidato. E poi, dopo, Craxi” [...] Sogna suo padre? ”Spesso. Gli chiedo: ”Ma dove sei finito, papà’. Lui mi dice: ”Guarda, mi hanno solo ferito, ho finto di morire. Ma invece sto lavorando’. [...]”» (Paolo Conti, ”Corriere della Sera” 3/9/2007) • «’Fummo bollati dalla destra come dei ”comunisti’ e dalla sinistra come ”anticomunisti’. Per entrambi eravamo dei ”moralisti, salottieri, manichei, rompic...’. E, soprattutto, dei ”qualunquisti’. ”Società civile’ mi è rimasta addosso come delle stigmate; 20 anni dopo pesa ancora nel mio rapporto con Milano, ma è stata un’avventura bellissima, la dimostrazione che un gruppo di persone motivate, anche se con scarsi mezzi, possono fare cose importanti. Noi di ”Società civile’ aprimmo un varco nell’asfissiante cappa di potere in quella Milano Anni Ottanta, e però in quel varco si sono infilati prima la Lega di Bossi, poi nel 1994 il partito-azienda di Berlusconi”. [...] insegnava sociologia all’università Bocconi di Milano e, dopo tante belle parole di cordoglio, gli rifiutarono il permesso di presentare nel suo ateneo Delitto imperfetto, il libro-denuncia che aveva scritto sull’assassinio nel settembre 1983 di suo padre, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo. Sempre più convinto che sul tema della legalità occorreva costruire uno spazio autonomo dai partiti, nella città governata da giunte di centro-sinistra, era Bettino Craxi, il sociologo ideò un circolo. Era il 1985, lo chiamò ”Società civile”: per statuto si potevano iscrivere tutti i cittadini salvo chi aveva un incarico politico. Padre Davide Turoldo, Camilla Cederna e Giorgio Bocca, il neurologo Renato Boeri, la stilista Krizia, il pm Armando Spataro, Gina Lagorio e l’editore Livio Garzanti. Nel novembre 1986 arrivò in edicola il primo numero del mensile ”Società civile”. Direttore Gianni Barbacetto, squattrinato e bravo cronista del quotidiano ”Brescia Oggi”, amico di Dalla Chiesa dai tempi della militanza nel Movimento studentesco e autore, nel 1981, del saggio Milano degli scandali (libro da manuale per chi sostiene che le indagini sulla corruzione inizieranno solo, nel 1992, con Mani Pulite). Firmata da un promettente reporter, Umberto Brindani, la storia di copertina era dedicata agli affari del costruttore Salvatore Ligresti. [...]» (Chiara Beria di Argentine, ”La Stampa” 23/11/2006) • «Veemente, appassionato, l’ex retino getta spesso il cuore oltre l’ostacolo e scatena una serie di reazioni a catena dai risultati imprevedibili. Rutelli ha imparato a temerne le intemperanze da quando, all’assemblea dell’Ergife, dove la Margherita emise i primi vagiti, guadagnò il palco con un balzo, ergendosi a paladino del genere femminile. ”Più diritti per le donne”, reclamò al microfono. E su un altro palco, a piazza Navona, il Nando furioso incrociò il suo sguardo di brace con quello altrettanto infiammato di Nanni Moretti che si aggirava tra la folla. I due si capirono in un attimo e Dalla Chiesa consentì al regista di parlare dopo Rutelli, a manifestazione conclusa. Ne scaturì l’invettiva contro i vertici dell’Ulivo. Un episodio che Rutelli non ha mai digerito» (’Il Messaggero” 25/3/2002).