Varie, 21 febbraio 2002
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Damon Matt
• Cambridge (Stati Uniti) 8 ottobre 1970. Attore • «Con quell’Oscar per la sceneggiatura di Good Will Hunting, assieme con l’amico fraterno Ben Affleck, divenne da un giorno all’altro il nuovo ”golden boy” di Hollywood: bello e attraente, ma anche uno con studi ad Harvard impostosi non grazie al look ma alla tenacia. Una storia, insomma, molto hollywoodiana. L’anno dopo venne Salvate il soldato Ryan, seguito da una serie di scelte discutibili, che hanno portato i critici ad accusarlo di essersi venduto. [...] ”Ho fatto drammi, ho fatto film di avventura. Cerco sempre di fare cose diverse. Dopo anni di lotta per trovare un lavoro, ho la fortuna non solo di potermi guadagnare da vivere come attore ma di poter scegliere. [...] Pare che solo l’otto per cento degli americani abbia un passaporto e questo ci dà una prospettiva molto ristretta. Agli occhi di altri popoli questo è molto irritante, ci comportiamo come se gli altri non esistessero. Dagli italiani, in particolare, ho imparato ad apprezzare il fatto che contrariamente a noi, non vivono per lavorare ma lavorano per vivere. Sono quelli che si divertono più di tutti, a parte George Clooney che è un caso tutto particolare!. [...] Conduco una vita molto tranquilla, di massima mi lasciano in pace. Penso dipenda anche dal tipo di vibrazioni che emetti”» (’La Stampa” 24/11/2003) • «Bostoniano di taglia solida e di fisionomia etica, il giovane Brando dagli occhi grigi del cinema d’Oltreoceano emerso con L’uomo della pioggia di Coppola, assurto a eroe non integrato in Will Hunting genio ribelle e promosso a cult in Salvate il soldato Ryan di Spielberg» (Rodolfo Di Giammarco, ”la Repubblica” 27/5/2002) • «Laurea ad Harvard, uno dei 50 volti più belli d’America secondo il settimanale ”People”, già vincitore di una Oscar insieme all’amico Ben Affleck per la seneggiatura di Good Will Hunting. […] ”Prima o poi voglio esordire alla regia e quindi sul set studio le scelte dei miei registi, è una scuola straordianaria, molto migliore di qualsiasi università. In secondo luogo cerco di dare il mio contributo creativo, ma senza esagerare. Il regista ha sempre il diritto all’ultima parola, l’attore è solo una componente del processo, ed è pagato per eseguire degli ordini […] Ormai è difficile trovare un film che costi meno di cento milioni di dollari. Per fortuna però c’è anche spazio per piccoli progetti di successo, film fatti di storie semplici che costano pochissimo ed ottengono a sorpresa un enorme successo di pubblico”» (Stefano Trincia, ”Il Messaggero” 28/10/2002) • «[...] divo schivo per eccellenza [...] Con quella faccia da chierichetto, Damon è stato spesso scambiato per il bravo ragazzo della porta accanto, più affidabile rispetto al dandy Ben Affleck, l’amico inseparabile. In realtà Damon è più complicato, estroverso e anche un po’ più nevrotico di quanto quell’immagine candida faccia pensare. [...] ”[...] quando si è divi del cinema non occorre fare nessuno sforzo. In genere le persone, donne comprese, si accontentano del solo fatto che tu le rivolga la parola. Ciò significa che puoi avere incontri perfettamente insignificanti con chiunque e vivere con l’illusione di essere il più figo del mondo. Mentre la verità è che sei completamente solo, nessuno ti è davvero vicino. Famosi o meno, ogni relazione richiede lavoro. E a me interessa la sostanza e il sentimento vero [...]”» (Silvia Bizio, ”L’espresso” 27/12/2005).