Varie, 21 febbraio 2002
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DAntoni Mike
• Mullens (Stati Uniti) 8 maggio 1951. Allenatore di basket. Dei New York Knicks. Campione d’Italia con la Benetton Treviso nel 2001/2002, ha allenato anche i Phoenix Suns • «Comandava da giocatore, quand’era l’Arsenio Lupin dell’Olimpia Milano di Peterson. Faceva correre e segnare la sua Benetton Treviso, quando cambiò città dopo aver cambiato mestiere. [...] Duro lo era, Mike in campo. E il mix con la sua intelligenza ne faceva un vincente, se non Il Vincente. Il killer-instinct, con cui si prendeva una partita giocata, magari, senza vedere un cesto. Se n’è prese tante, di partite e vittorie, iniziando con Milano e proseguendo sulla panchina di Treviso, lasciata due volte per la Nba. Lasciata due volte con lo scudetto. Se n’era già andato nel 1997, inseguendo il sogno a Denver, ed era tornato, richiamato dai Benetton, per rivincere il campionato: il biglietto per gli Usa, in Arizona e non più in Colorado, era però quello giusto. [...] il collegiale Mike era un idolo nella piccola America. Nacque nella minuscola Mullens, nel West Virginia, dove i più estraevano carbone e lui restava in casa, a giocare col fratello Dan. Passò presto al parquet, con papà Lewis, una leggenda da allenatore liceale, crescendo all’Università di Marshall e passando poi alla Nba prima di scoprire l’Italia. Ci arrivò nel 1977, e s’è ritirato, 13 anni dopo, probabilmente da miglior playmaker di sempre: 5 scudetti, 2 Coppe dei Campioni, un’Intercontinentale, una Korac e 2 Coppe Italia con Milano, più un soprannome, Arsenio Lupin, che ne brevettava l’astuzia. Non smise di vincere, quando passò in panchina, grintoso e furioso com’era in campo, ma con il dono di griffare il suo fuoco addosso alle sue squadre. [...] odia perdere e fin da piccolo, quando giocava col fratello, ripeteva: “Non posso sopportare che qualcuno che mi batta” [...]» (Marco Martelli, “la Repubblica” 21/11/2004) • «Ha anche il passaporto italiano grazie alle origini umbre e infatti a fine carriera giocò una decina di partite in maglia azzurra [...]» (Emilio Marrese, “la Repubblica” 5/12/2001).