varie, 22 febbraio 2002
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DAY LEWIS Daniel Londra (Gran Bretagna) 29 aprile 1957. Attore. Premio Oscar come miglior attore per Il mio piede sinistro (1989) e Il petroliere (2007), doppietta riuscita nella storia solo a Spencer Tracy (1937, 1938), Gary Cooper (1941, 1952), Marlon Brando (1954, 1972), Jack Nicholson (1975, 1997), Dustin Hoffman (1979, 1988), Tom Hanks (1993, 1994)
DAY LEWIS Daniel Londra (Gran Bretagna) 29 aprile 1957. Attore. Premio Oscar come miglior attore per Il mio piede sinistro (1989) e Il petroliere (2007), doppietta riuscita nella storia solo a Spencer Tracy (1937, 1938), Gary Cooper (1941, 1952), Marlon Brando (1954, 1972), Jack Nicholson (1975, 1997), Dustin Hoffman (1979, 1988), Tom Hanks (1993, 1994). Nomination anche per In the name of the Father (1993), Gangs of New York (2002). «[…] è il tipo che fa passare anni tra un lavoro e l’altro. Nel 1998 era anzi arrivato ad annunciare che basta, che non intendeva più tornare sui set e continuare a fare il mestiere dell’attore. Ci volle Martin Scorsese e il ruolo dello piscopatico Bill il macellaio in Gangs of New York per farlo tornare sui suoi passi. […] ”[…] Non cerco personaggi diversi da quelli che ho già portato sullo schermo, sono invece affascinato da personaggi che conducono vite diverse, un po’ esotiche. Poi, diventa come un gioco: io finisco per credere in quel personaggio e spero che gli spettatori a loro volta credano in ciò che faccio. Quello che conta, alla fine, è la tua immaginazione, la capacità di un attore di scoprire e di capire un altro essere umano […] Per recitare non devi sposare le idee e lo stile di vita del tuo personaggio, devi capirlo. […] Quando io ero un ragazzo ero un selvaggio, uno impossibile. Avevo giurato a me stesso che non avrei mai seguito i passi dei miei genitori. Invece mi ritrovo un sacco di volte a ripetere le stesse frasi, a dire ai miei figli che ai miei tempi le cose andavano in un certo modo quando a loro tutto quello che interessa è il presente” […]» (Lorenzo Soria, ”La Stampa” 29/3/2005). «Quando avevo 12 anni mi chiedevo che cosa avrei fatto nella vita. La scuola non mi piaceva, la realtà intorno era grigia, il mondo mi sembrava buio. Poi ho scoperto il teatro e ho sentito che il teatro dava luce alla mia vita e al mondo intorno. stato il momento delle certezze. Crescendo però le certezze crollano. Credo che capiti a molti adulti di mettere in dubbio le proprie scelte, mi sembra salutare […] Faccio come molti attori, metto da parte la realtà oggettiva per trasferirmi in quella del personaggio, nel suo modo di vivere quotidiano. Il linguaggio di Bill di Gangs of New York per esempio l’ho preso da un dizionario della polizia dell’epoca, che aveva studiato lo slang delle bande per capire quelli che interrogavano. […] In realtà se c’è un segreto è semplice, si tratta di tornare all’ingenuità del bambino, quando l’immaginazione è pura e felice e si entra subito nel mondo della fantasia» (Maria Pia Fusco, ”la Repubblica” 16/2/2003). Altri film: Nel nome del padre, The boxer (Sheridan), L’età dell’innocenza (Martin Scorsese), My beautiful laundrette (Stephen Frears).