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 2002  febbraio 22 Venerdì calendario

Dellas Traianos

• Salonicco (Grecia) 31 gennaio 1976. Calciatore. Dell’Aek Atene. Campione d’Europa nel 2004 (suo il silver gol che decise la semifinale con la Repubblica Ceca). In Italia ha giocato con Perugia e Roma (2001-2005) • «È molto amato dai tifosi romanisti. Per la sua serietà, per la sua riservatezza, per la sua umanità. Perché sta nelle retrovie senza strepiti. Non è uno che sbatte i piedi sul tavolo. L’ha fatto una volta, ma per far vedere le sue scarpe misura 48. Capello l’aveva sistemato a destra. “Ma con questi piedi come può pretendere che faccia l’esterno?”.È stato uno dei più duri nel giudicarne il passaggio alla Juve. [...] Viene da Salonicco ed è molto orgoglioso di essere macedone: non digerisce che ci sia una nazione che si sia presa questo nome, per cui, quando ha segnato un gol allo Skopje in Uefa si è sentito come Alessandro Magno alla testa delle sue truppe. [...] aveva cominciato la sua avventura italiana sotto mentite spoglie. Il Perugia, su suggerimento di Vryzas, gli fece un provino a San Benedetto del Tronto presentandolo col nome Paris. Rimandato. Nuovo test a Perugia. Alla fine lo presero, quasi controvoglia, con un contratto di un anno e, più o meno, il minimo salariale. Traianos giocò otto partite ad alto livello, di cui una, particolarmente brillante, contro la Roma. Amore a prima vista. Con Luciano Gaucci terzo incomodo, furente col giocatore, che non voleva firmare con lui, e con i suoi collaboratori poco lungimiranti: ci fu chi perse il posto. Dellas iniziò così la discesa nel mobbing calcistico. Lo misero fuori rosa, lo facevano allenare nell’antistadio, tra le macchine e i tifosi, Cosmi non lo salutava più. Traianos presentò certificato medico: depressione. Gaucci minacciò di spedirgli degli investigatori alle calcagna per dimostrare che stava benissimo. Alla fine è arrivato a Roma con un contratto da un milione di euro (fino al 2006), con la sua fidanzata Samantha, con la sua voce bella e impostata (nella sua famiglia ci sono degli attori di teatro) e con le sue curiose abitudini: consuma un solo pasto al giorno, alle 5 del pomeriggio. Ha collezionato 11 presenze nel 2002- 03 (un gol al Modena) e 16 nel 2003/2004. Poca roba, ma Traianos non ha fatto una piega e i tifosi romanisti l’hanno apprezzato. Dicono che somigli ad Aldo Maccione» (Roberto Perrone, “Corriere della Sera” 3/7/2004). «Gaucci è una persona strana, ha sbagliato, si è comportato male con me. Mi ha fatto firmare un contratto di un solo anno, cosa mai vista prima, e quando gli chiedevo di rivedere la mia posizione mi ha sempre detto di no. Quando voleva lui io mi sono rifiutato. E da lì sono cominciati solo guai per me. Mi diceva: o firmi o te ne vai fuori rosa. Questa, a casa mia è una minaccia. Mi accusava di aver firmato con la Roma a novembre. Falso: l’ho fatto a giugno. Ma ho capito presto con chi avevo a che fare. I giocatori non sono merce. Gaucci ha fatto partire un’indagine federale: interrogato, ho avuto ragione su tutta la linea. Mi ha messo fuori rosa e ho patito le pene dell’inferno: mi ha isolato dalla squadra, mi costringeva ad allenarmi nel campo adiacente al Curi, non potevo nemmeno parcheggiare dentro lo stadio. Ho subìto ingiurie, aggressioni, minacce dalla gente. Ho vissuto da emarginato nel posto di lavoro e questo si chiama mobbing: ho fatto causa al Perugia, dimostrando di essere in buona fede, serio e corretto. Io sono un professionista, chi ne esce male è Gaucci: ora deve pagarmi i danni. E con lui non voglio più avere a che fare: è finito un incubo, finalmente. Mi aspetta una grande squadra che mi rispetta. A Perugia, invece, i giocatori non sono rispettati, è stato così anche per gli altri fuori rosa. In Inghilterra, per esempio, chi gioca al calcio è rispettato di più. Cosmi di punto in bianco mi ha tolto il saluto, mi ignorava quando gli passavo accanto. Non mi aspettavo questo trattamento da lui: voglio pensare che abbia agito in quel modo solo perché ha dovuto rispettare le indicazioni del suo presidente. Alcuni mi ignoravano altri mi rispettavano. Baiocco, Vryzas e Monaco erano con me. Non era una situazione facile, nessuno può immaginare quanto ho sofferto. È qualcosa di indescrivibile. Mi facevano allenare con gli juniores e la Primavera per sei ore al giorno, compresa la domenica mentre la squadra giocava. Ho vissuto con la paura, ogni minuto che ero per strada. Era diventata una situazione insostenibile. Alla fine mi è venuto un esaurimento nervoso e sono stato in cura. […] I tifosi del Perugia? Me li trovavo vicino alla macchina: mi davano del bastardo, del traditore, mi hanno aggredito verbalmente e non. Io non ho mai reagito. Mi accusavano di essere stato scorretto. Ma forse li mandava Gaucci da me. Il mio problema è che, per problemi di lingua, non sono mai riuscito a spiegare loro la situazione. Per i tifosi, era più facile dare retta al presidente» (Alessandro Angeloni, “Il Messaggero” 4/7/2002).