Varie, 22 febbraio 2002
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DEL NOCE Fabrizio Torino 3 gennaio 1948. Giornalista. Ex direttore di Raiuno (2002-2009) • «Nelle trincee di Bassora e sotto i B-52 a Baghdad, con i muhajeddin e con i contras, e mai una cravatta sbagliata
DEL NOCE Fabrizio Torino 3 gennaio 1948. Giornalista. Ex direttore di Raiuno (2002-2009) • «Nelle trincee di Bassora e sotto i B-52 a Baghdad, con i muhajeddin e con i contras, e mai una cravatta sbagliata. Figuratevi quando gli affidarono Linea Verde: si affidò a sua volta a Caraceni, che gli allestì un guardaroba di tweed e velluti tipo gentiluomo del Sussex (anche se la sua casa di campagna è a Suniglia, frazione di Savigliano, provincia di Cuneo). […] Oggettivamente, un inviato che abbia fatto la guerra Iran-Iraq, l’invasione sovietica dell’Afghanistan, quella israeliana del Libano, le Falklands, il terrorismo irlandese, la guerra civile in Nicaragua, il sequestro degli ostaggi americani a Teheran, la rivolta contro Marcos, l’Intifada e la guerra del Golfo, ”sempre bellissimo, cotonatissimo, elegantissimo” (Giampaolo Pansa), la Rai non ce l’ha. Al ritorno da Baghdad, dov’era l’unico giornalista italiano, scrisse un libro (ovviamente: Baghdad, 50 mila copie in un mese), sdrammatizzò (’avevo calcolato le probabilità di morire, appena una su 300”) e annunciò: ”Sono stanco di fare l’inviato. Non ho mai avuto una scrivania. il momento di riciclarmi”.Era il maggio del 1991. Attende da allora. Una scrivania, a dire il vero, l’aveva trovata già nel 1994. Non da direttore, ma da deputato di Forza Italia. Poté così dare sfogo all’idiosincrasia ereditata dal padre Augusto, uno dei più grandi filosofi italiani del Novecento, verso il cattocomunismo. Qualche dichiarazione. ”Al Tg1 c’è una sacca di socialismo reale che non ha ancora capito che il cattocomunismo è finito. Bocciato dalla storia”.’Il più grande direttore del Tg1 è stato Emilio Rossi. Il peggiore, Albino Longhi. Un cattocomunista”.Poi, quando nel 1995 la saldatura tra cattolici ed ex comunisti ci fu davvero: ”Mi auguro non vogliano instaurare un regime sovietico in Italia, perché altrimenti ci dovremo preparare a cinquant’anni di lutti. I padri inizino a piangere per i loro figli”.’D’Alema? La logica dei comunisti è sempre la stessa: rassicurano i moderati per potergli tagliare meglio la gola. Anche Lenin nel 1905 disse che ci voleva una rivoluzione borghese”.E a chi si disse perplesso sull’accostamento tra Lenin e D’Alema concesse: ”Beh, forse la mummia di Lenin si rivolta nel mausoleo”. Sono cose che ci si possono permettere quando soccorrono passione e ironia. E mestiere. Cronista dell’infornata dei Frajese e dei Vespa (di cui però è più giovane), assunti dopo anni di precariato e un esame che funzionava così: ”Conosce il personaggio ritratto in questa foto? Vada in cabina e ce ne parli per cinque minuti”.Anche in questo modo ci si prepara per reggere le no-stop notturne dall’America sull’esecuzione di O’ Dell o i collegamenti da Timisoara dopo il passaggio della Securitate. In un’intervista (vale la pena citare l’autrice: Maria Grazia Cutuli) raccontava che ”il lavoro dell’inviato è droga pura, nevrosi, tensione all’ultimo stadio; duecento giorni l’anno per il mondo, senza dormire, senza mangiare, e nello stesso tempo sempre lucido e perfetto per apparire in tv”.Competenze poi messe a frutto nel 1995, quando organizzò un ”corso di immagine e comunicazioni” per i colleghi parlamentari o aspiranti tali: prima lezione, bella presenza; seconda, oratoria televisiva; terza, cravatte e abbinamento di colori; da tenere a mente: ”I colori scuri sono meglio di quelli chiari, le cravatte non devono essere fantasiose ma uniformi. Il nodo della cravatta, poi, dev’essere perfetto sulla camicia...”.In Rai è stato molto amato e molto invidiato. Quando arrivava in Ferrari (ora è passato alla Ka). Quando conduceva Linea notte con Badaloni (i due non si piacciono). Quando difese l’allora direttore Bruno Vespa, con tanta generosità da definirlo improbabilmente ”un ingenuo”. Tormentato anche il rapporto con Angela Buttiglione, antica collega, sorella di Rocco, discepolo prediletto del professor Del Noce. ”Mio padre è stato fondamentale nella mia formazione - ha confidato Fabrizio -, anche se era così diverso da me. Lui ha vissuto sui libri, io tra la gente. Non disdegno la mondanità”.Come il padre, però, conosce il dolore: come quando, vent’anni fa, la morte spezzò la sua storia con un’annunciatrice Rai, Roberta Giusti. Il potere non lo lascia indifferente, nel 1994 fu lui il regista delle nomine Rai, e a un reporter incontrato per caso all’aeroporto confidò: ”Se le faccio vedere il bigliettino che qualche tempo fa ho scritto per il big boss, scoprirà che 4 nomi su 5 siamo riusciti a portarli: Rossella, Mimun, Angelini e Vigorelli. Solo su Beha è andata male”.Da allora è stato corrispondente dagli Stati Uniti, ha seguito i viaggi del Papa, è entrato nel consiglio d’amministrazione del Torino (quando viene in città non trascura di passare a trovare la sua balia, signora Adriana), ha reso partecipate cronache del concerto dei tre tenori a Caracalla e del Gay Pride. ”Sono sempre stato fuori dal giro - disse anni fa -, fuori dai giochi”» (Filippo Ceccarelli, ”La Stampa” 17/4/2002) • « Fabrizio Del Noce bacia molto i suoi nemici, o comunque i suoi non amici. Inutile chiedersi perché non mandi semplicemente una lettera di ”tante grazie non abbiamo più bisogno di lei” alle tante star della sua scuderia che sono state accompagnate così affettuosamente alla porta [...] il vezzo ha assunto il rango di metodo. Lui è così. Affettuosamente spietato con, da ultimo, una deriva giovanilista che lo porta a pensionare i grandi vecchi della rete [...] a Del Noce litigare non dispiace. Gli amici spiegano ”che è uno che dice sempre quello che pensa”, i nemici che gode ”nell’esercitare il potere assoluto”. Comunque sia nel suo curriculum di risse verbali ce ne sono state molte, tra cui quella con Claudia Mori, strascico della lite con il marito Adriano Celentano reo di non mostrare al direttore i copioni di Rockpolitik. E come dimenticare lo scontro con Agostino Saccà, responsabile delle fiction, in casa della esterrefatta Milly Carlucci che aveva dato una cena con pochi e scelti amici per il compleanno di Bibi Ballandi, tra cui i due litiganti? Motivo del contendere, la messa in onda della fiction su Falcone e una vecchia storia sanremese di vallette raccomandate. A dividerli fu Baudo che non riuscì però a fermare il lancio dello champagne dalle flute. Un carattere forte, quello di Fabrizio Del Noce, esercitato in casa con papà Augusto, filosofo di rango, personalità imponente, grande esteta. Dettagli di memoria familiare che servono per spiegare il direttore di Rai Uno. Fabrizio nasce a Torino, un’infanzia agiata, un cognome influente e un sogno: fare l’inviato. Un ragazzo di buona famiglia che voleva andare in guerra a raccontarla, ma senza rinunciare ai golf di cachemire nella valigia. Così arriva al Tg1 dove la scalata è rapida. Segue le principali crisi internazionali degli ultimi vent’anni: la guerra Iran-Iraq, il sequestro degli ostaggi americani a Teheran, il Libano, il Vietnam, la guerra delle Falkland, la rivolta filippina contro Marcos, la Cambogia, l’assassinio di Indira Gandhi, l’Intifada in Israele, fino alla prima Guerra del Golfo. E’ l’unico giornalista italiano presente a Baghdad quando scoppia il conflitto e per molti giorni le uniche cronache sono le sue. Nemici e non su una cosa sono d’accordo: è un grande cronista e non solo di guerra. il primo ad arrivare a Miami dopo l’assassinio di Gianni Versace. Poche parole nel suo servizio a caldo che sono profetiche: ”Questo delitto è come l’omicidio Kennedy non si saprà mai la verità”. E così fu. Certo per essere uno dalla lite veloce ha una straordinaria capacità di mantenere rapporti, quelli giusti. Uomo di Berlusconi, dopo l’esperienza in Parlamento e la parentesi da corrispondente da New York, si siede sulla poltrona da direttore di Rai Uno dove bacio dopo bacio crea il suo regno. Litigio ormai storico quello con Bruno Vespa che non prende molto bene la nomina, temendo forse un ridimensionamento della sua trasmissione. Ma l’annuncio di burrasca rimane tale grazie a Berlusconi. Uomo con casacca politica fluorescente, dunque, ma che crea legami anche trasversali, ottimo, per esempio, il rapporto con la vicedirettrice di rete Teresa De Santis, fassiniana, in predicato per succedergli. Sono in molti ad aver provato il metodo del Nox per il ridimensionamento dei divi del piccolo schermo. Ne sa qualcosa Fabrizio Frizzi che dopo una miss Italia andata maluccio venne a sapere della sua sostituzione da dichiarazioni sui giornali del direttore di rete. Era finito lo stato di grazia. Che invece perdura ancora per Massimo Giletti, Carlo Conti e Fabio Insinna, i tre ”cocchi” del direttore. Della vita privata di Del Noce non si sa granché. Che sia un dandy metropolitano è cosa nota a tutti. Nel suo armadio a otto ante molti completi di Caraceni, una decina di smoking, scarpe inglesi su misura e una enormità di golf di cachemire, di tutti i colori. Boatos vogliono che quando si installò nella sua casa a New York il maggiordomo incaricato di disfare le valigie gli chiese: ”Quanti siete in famiglia?”. ”Sono solo”, lo sventurato rispose. Eh si perché non esiste una signora Del Noce. Un’unica fidanzata ufficiale riconosciuta: la presentatrice Rai scomparsa venti anni fa Roberta Giusti, la ”fatina di grandi e piccini”. Cosa che, insieme all’ossessiva ricercatezza del suo apparire, e al cambiare spesso accompagnatrice hanno messo in giro i dubbi sulla sua sessualità. Ma a rispondere ci ha pensato lui stesso dopo un’intervista in cui Massimo Giletti si lamentava per i pettegolezzi che lo davano fidanzato con Del Noce: ”Non sono omosessuale, ho una mia vita privata che difendo”. E visto che era in vena di confidenze ha chiarito che non sopporta nemmeno i bambini. Nessun rimpianto per non essere padre: ”Per niente, so che questo non mi renderà simpatico, ma non li ho mai sopportati”. E adesso non sopporta nemmeno ”i vecchi”. [...]» (Maria Corbi, ”La Stampa” 6/3/2007).