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 2002  febbraio 22 Venerdì calendario

Delon Alain

• Sceaux (Francia) 8 novembre 1935. Attore • «[...] il divo dalla folgorante bellezza e dalla vita tumultuosa, costellata di luci e di ombre, è un uomo triste e solitario. Attorniato dai suoi cani, solo nella grande villa circondata dai boschi svizzeri [...] Celebre in Italia quanto in Francia [...] si è incardinato nell´immaginario di almeno due generazioni come l’aristocratico ufficiale che nel Gattopardo di Visconti sposa la ricca ereditiera Claudia Cardinale. [...] La sua avventura nel cinema inizia nel segno dell’improntitudine e dell’arroganza. Dopo un’infanzia ribelle, segnata dalla separazione dei genitori e da ripetute espulsioni da scuola, a 17 anni si arruola nei paracadutisti per andare a combattere in Indocina dove esce vivo dall’assedio di Dien-Bien-Fu. Un’esperienza, quella della guerra, che accentua il suo carattere ribaldo tanto che tornato in Francia - dopo essere stato per breve tempo facchino alle Halles - il cinema lo accoglie come attore più per la sua prestanza fisica che per le sue doti drammatiche non ancora sviluppate. La sua carriera sarà strepitosa per quella strana ambiguità (faccia d’angelo e sguardo di ghiaccio) che si accompagna a un carisma da divo. Ha i suoi incontri importanti. Con le donne: Romy Schneider con un stabilisce una relazione amorosa e professionale. Con gli autori: René Clément che gli affida il ruolo di un giovane ambiguo con il volto innocente nel giallo Delitto in pieno sole del 1959. Luchino Visconti consacra la sua fama, l’anno seguente, con Rocco e i suoi fratelli dove interpreta un proletario angelico, uno dei suoi rari ruoli di uomo mite. Un incontro, quello col regista, fondamentale per la sua carriera. Visconti lo richiama per Il gattopardo nel 1963 e lo vuole a teatro per la messa in scena di Peccato che sia una puttana del drammaturgo elisabettiano John Ford insieme a Romy Schneider. In Italia Delon interpreta L’eclisse di Michelangelo Antonioni nel ”62 e La prima notte di quiete di Valerio Zurlini nel ”72. Nella sua affollata filmografia sono da ricordare Frank Costello faccia d’angelo di Melville, La piscina di Demy, Borsalino di Deray, Mr. Klein di Losey. Comincia poi a disertare i set fino al 1999 in cui insieme a Belmondo interpreta Uno dei due di Patrice Leconte. La brillante carriera, perennemente minacciata da una costante dispersione e in cui predilige ruoli di killer e di violento, è costellata di scandali, donne e iniziative sbagliate. compromesso anche in un caso giudiziario che ha ripercussioni politiche. Al suo fianco, dopo Romy Schneider, belle donne come Nathalie Barthelemy, Mireille Darc, Anne Parillaud. La sua ultima compagna è stata la moglie, la modella olandese Rosalie Van Breemen che gli ha dato due figli e lo ha poi abbandonato [...] per un industriale tedesco degli occhiali. Per il divo seduttore è stato un colpo. [...]» (Roberto Rombi, ”la Repubblica” 7/11/2005). «[...] l’attore dagli occhi di ghiaccio, ”mostro sacro” del cinema francese che ha recitato al fianco di Jean Gabin e Burt Lancaster ed è stato diretto da Luchino Visconti e Joseph Losey [...]» (Anais Ginori, ”la Repubblica” 15/9/2005). «Figlio della periferia [...] è arrivato al Cinema passando per l’Indocina e Pigalle [...] ”Ho iniziato nel 1956 in un film di Yves Allégret, Godot, dove ho avuto la fortuna di scambiare la mia prima battuta con Edwige Feuillère. A ingaggiarmi è stato il fratello d’Yves, il grande Marc Allégret, che stava preparando Sois belle et tais-toi [...] Tornavo dall’Indocina, dove ero soldato. Divenni il giovane amante di un’attrice, Brigitte Auber. Vivevamo insieme. Dopo l’Indocina, non avevo niente da fare, così la seguii in una tournée. Lei recitava, io le portavo le valigie [...] Prima mi occupavo di biciclette al velodromo”.[...]» (François Forestier, Josette Alia, ”Sette” n. 14/1998). «[...] ”Il cinema che viveva, palpitava, suscitava veri sogni, quel cinema là che ho tanto amato, è morto”.Ad ucciderlo, accusa, sono stati ”la tv, il commercio, i soldi. [...] Appartengo ad una generazione di dinosauri sgominati da dei nani, una generazione i cui mostri, sacri o no, non popolano ormai solo un Jurassic Park per anime nostalgiche. [...] De Sica, Fellini, Renoir, Visconti, Antonioni, Melville... Sapevano fare le tre cose che fanno un uomo di cinema: mettevano in scena, dirigevano gli attori e, quando tutto era pronto, filmavano. Oggi chi firma un film ne sa fare una, forse due, di queste cose, e ciò produce sogni zoppicanti. [...] Gli attori all’epoca venivano dal ”fuori’: Gabin dal music-hall, Ventura dal ring, Lancaster dal circo, Alan Ladd era elettricista. Si veniva dal ”fuori’ con una febbre, un’energia, che non potevano essere imbrigliate. Oggi il cinema recluta solo attori senza cicatrici, sociali o umane. E così i film sono deboli, carne senza nervi, dolori senza memoria, immagini senza vita. [...] In Francia Blier, Besson, Polanski, Ozon sono tutto quel che ci resta. Gli spagnoli hanno ancora Almodovar. Lars von Trier? Forse.... [...] A volte mi chiedo se queste riflessioni crepuscolari non siano un modo narcisistico di constatare che sono invecchiato, che la mia carriera è ormai alle spalle. Ma no, la questione è più grave: i soldi e la tv hanno rotto la macchina dei sogni. Se oggi un giovane mi chiedesse consiglio sul suo avvenire, gli direi di tentare col calcio o il tennis. Voilà, il mio cinema è morto. E io anche”» (G. Ma., ”Corriere della Sera” 26/9/2003). «Il cinema è morto, almeno il mio cinema, quello che ho sempre fatto: siamo nel secolo della Tv [...] La passione è il gioco, è vivere un’esistenza diversa dalla propria, è ”quel” momento, pronti! motore! azione!. Come i 100 metri in 9 secondi. Il resto è tecnica. Non ho mai l’impressione di lavorare, non preparo mai un ruolo, leggo un copione, cerco di ”vederlo” e di impregnarmi del personaggio, sono un istintivo, adoro la spontaneità [...] Posso anche essere duro con gli altri perché sono molto duro con me stesso [...] La solitudine è il prezzo dell’indipendenza. Ma non sono diffidente, mi piace ascoltare i consigli della gente, non bisogna intestardirsi sulle proprie posizioni, soprattutto a una certa età» (’la Repubblica”, 6/5/2001).