Varie, 22 febbraio 2002
Tags : Benicio Del Toro
DEL TORO Benicio Santurce (Portorico) 19 febbraio 1967. Attore, ha vinto l’Oscar come miglior attore non protagonista per il fim Traffic • «Nato a Porto Rico, ma cresciuto negli Stati Uniti, si trasferì a San Diego con il padre quando aveva nove anni, dopo la morte della madre
DEL TORO Benicio Santurce (Portorico) 19 febbraio 1967. Attore, ha vinto l’Oscar come miglior attore non protagonista per il fim Traffic • «Nato a Porto Rico, ma cresciuto negli Stati Uniti, si trasferì a San Diego con il padre quando aveva nove anni, dopo la morte della madre. L’amore per la recitazione per lui è stato precoce, fin dalle prime classi del liceo e, una volta trasferito a Los Angeles, riuscì a trovare piccole parti in serial televisivi, come Miami Vice e The Drug Wars: the Camarena Story, una miniserie, guarda caso, sui traffici di droga col Messico, che riuscì a catturare l’attenzione di Sean Penn, e che lo scritturò per The Indian Runner. Ha poi recitato in film come Basquiat, Fear and Loathing in Las Vegas [...] Vive da solo a Los Angeles, in un piccolo appartamento pieno di libri e cd; poco concede a chi vuole sapere di più sul suo privato. Sardonico e distaccato, ma anche gentile e riservato: un vero antidivo» (Silvia Bizio, ”la Repubblica” 26/3/2001) • « pure pittore, ama scrivere, odia la mondanità e - lontano dai riflettori - ha avuto storie d’amore con Minnie Driver e Chiara Mastroianni. Di lui Tina Brown, direttrice del mensile ”Talk”, diceva: ”Sarà l’attore di domani: ha il viso che piace agli uomini e che tutte le donne desiderano”. [...] ”Faccio l’attore come se fossi un figlio della classe lavoratrice e tale mi reputo anche se appartengo al melting pot borghese latino-americano. Ho studiato pittura, poi recitazione con la grande Stella Adler, che, quando chiesi di poter essere il protagonista dei testi teatrali di Sam Shepard, mi ha detto: ”Non sei pronto, non si è mai pronti ed è più importante essere bravi che protagonisti’. Non l’ho dimenticato [...] Sono latino in tutto, anche se non ascolto Ricky Martin e sebbene da Puerto Rico io mi sia trasferito adolescente in Pennsylvania per poi spostarmi a Los Angeles e studiare a San Diego. Detesto chi vede nei latinos i paria di oggi, perché ormai i neri hanno conquistato potere nelle classi dirigenti. Sto dalla parte di chi cerca un posto all’ombra [...] Sono stato educato alla religione cattolica, credo in un Dio che ci detta regole di armonia. Tutto ciò che per interesse, debolezza, distrugge questa armonia è da me combattuto [...] Il mio prossimo obiettivo non è vincere l’Oscar, ma cercare di fumare di meno e scegliere buoni film. Posso dare il massimo se sono in sintonia con un regista, così come mi sento stimolato se leggo un libro di Don DeLillo, se vado a vedere una mostra di pittura, a sentire buona musica rock, jazz o country. Da ragazzo, accanto ai Rolling Stones, avevo il poster di Dolly Parton. Mi annoia l’ansia di apparire del nostro tempo: cerco altre cose [...] Non credo che abbiamo un’anima in modo gratuito e, soprattutto, per non usarla. Ho un fratello pediatra che cura il cancro: il suo mestiere è certo più serio del mio”» (Giovanna Grassi, ”Corriere della Sera” 13/3/2001) • «[...] Mi piace immergemi nei progetti, ma non ho alcun controllo sulle offerte, dunque sul mio destino professionale. Prendi quello che puoi, il meglio che puoi. Mi sembra che certi attori lavorino troppo, e la qualità del lavoro ne risente. Il mestiere di attore dura una vita, e anche l’apprendistato: devi imparare come ”montare” te stesso. importante l’economia dello stile. Riuscire a dare di più con il minimo sforzo. Una volta Christopher Walken mi ha detto: ”Se non sai cosa fare in una scena, non fare niente”. un grande insegnamento [...] Marlon Brando. Veniva dal nulla, ma ha cambiato tutto. stato come Picasso, Miles Davis, i Rolling Stones [...] Mio fratello [Gustavo, due anni più grande di lui, ndr.] un giorno mi ha guardato e mi ha detto: ”con quella faccia lì dovresti diventare attore”. Mi ha messo la pulce nell’orecchio. Studiavo economia all’Università di San Diego. Andai a Los Angeles e cercai un agente. Mi disse: ”Non ti posso prendere perché non hai niente nel tuo curriculum, ma so che stanno dando delle borse di studio alla scuola di Stella Adler, perché non provi lì?” Stella Adler? Io non l’avevo mai sentita. Ma ci andai, vinsi la borsa di studio, e fu la mossa più fortunata della mia vita. Adesso so tutto sulla Adler, il ”Metodo”, Strasberg, Stanislavskij, i russi, tutto. Oddio, tutto: so un pochino di qualche cosa [...] Sono ispanico di nome e di sangue. Sono nato a Porto Rico, ma sono cresciuto in America. Sono attore americano. Gli americani amano Porto Rico, in fin dei conti li abbiamo aiutati in tutte le guerre [...] la gente vede le mie occhiaie e pensa che io sia un tossico, ma non è vero. Avevo le occhiaie fin da bambino. Ho imparato a convicerci [...] La gestualità è importantissima. I gesti sono memorabili, rimangono nella storia. Penso soprattutto agli atleti, a Roberto Clemente, il giocatore di baseball che ha quella maniera di stirare il collo ogni volta che deve battere, o a Jeff Hornaceck, il giocatore di basket, e quella su maniera di strofinarsi la guancia prima di ogni tiro libero. Gesti che spiccano, che dicono più di tante parole”» (Silvia Bizio, ”L’espresso” 7/4/2005).