Varie, 22 febbraio 2002
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DE LUCA Erri Napoli 20 maggio 1950. Scrittore • «’Un nomade dello spirito”. [...] la sua fuga da Napoli a diciotto anni, da una città che nel dopoguerra era diventata ”il più grande bordello del Mediterraneo, consegnata, ceduta agli americani”, per approdare nell’Italia di allora, ”dove una generazione di coetanei insorti sbarrava le strade, e quella era la mia destinazione”
DE LUCA Erri Napoli 20 maggio 1950. Scrittore • «’Un nomade dello spirito”. [...] la sua fuga da Napoli a diciotto anni, da una città che nel dopoguerra era diventata ”il più grande bordello del Mediterraneo, consegnata, ceduta agli americani”, per approdare nell’Italia di allora, ”dove una generazione di coetanei insorti sbarrava le strade, e quella era la mia destinazione”.[...] vent’anni di mestiere operaio, lo studio dell’ebraico intrapreso per capire più profondamente l’Antico Testamento, unico libro che in un’epoca di disgusto per le letterature lo ha realmente colpito. [...] scalare è il suo impegno del tempo libero, amore tardivo ma coltivato con passione e tenacia, anche per scoprire che cosa si può chiedere a un corpo, il proprio corpo [...]» (’la Repubblica” 6/10/2004). «In verità, in verità due sono le braccia strappate alla cazzuola e ai mattoni e una è la bocca che attende ancora di respirare il soffio del Signore degli eserciti per purificare il mondo immondo. In principio fu ”Lotta continua”, stirpe di Dio di Giustizia e Punizione, e a capo della sua schiera eletta, il servizio d’ordine, c’era il suo servo arrabbiato Erri, ed era il fragore delle cariche di polizia, l’odore inebriante del sangue, la carne lacerata, il fumo delle molotov. Poi al congresso di Rimini vennero le furibonde baccanti a rivendicare la loro metà di Rivoluzione e quel giorno anche Dio si vergognò di essere uomo, figuratevi il soldato Erri ei suoi fratelli d’armi. Così la maledizione del Dio Vendetta sparse per le terre quella stirpe ripudiata, e il suo servo errante Erri errò a lungo tra fabbriche e cantieri, operaio, muratore, facchino. Ma un giorno ”ho afferrato distrattamente la Bibbia” e quel giorno il Verbo di Dio entrò nelle orecchie del suo servo atterrito Erri, e furono mesi e anni di silenzio per trovare tra le parole ebraiche e Yiddish quelle pronunciate dal Signore. E così oggi la benedizione di Dio è sul suo servo Erri sussurrante sui giornali fratelli ”Avvenire” e il ”Manifesto”, sui libri, sulla Parola dell’Antico Dio tradotta affinché tutti gli operai i muratori i facchini leggano e capiscano come ha capito il suo servo errata corrige Erri. E poi dice che uno si fa musulmano» (’Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 10/10/1998). «[...] «So scrivere soltanto di cose che ho vissuto in presa diretta [...] nel napoletano mi muovo a mio agio. la mia lingua madre [...] una lingua svelta, che risparmia tempo e spazio. Abbiamo conquistato il record mondiale della brevità con il verbo andare: i’, una vocale appena. Io l’ho imparata da bambino, quando in famiglia di sera leggevamo a voce alta le commedie di Eduardo e le poesie di Di Giacomo[...]!» (Enzo D’Errico, ”Corriere della sera” 24/1/2005). «[...] Molto amato anche in Francia, dove ha ricevuto riconoscimenti prestigiosi, De Luca abbraccia due piani di scrittura: la narrativa, in cui spesso compare Napoli (città dov’è nato nel 1950, prima di studiare a Roma al liceo francese), e le traduzioni dall’ebraico e dallo yiddish. ” stata la solitudine ad avvicinarmi a questa lingua, diventato oggi un impegno nello studio quotidiano”, un esercizio che lo porta a curare molte traduzioni per Feltrinelli (Vita di Sansone, Libro di Rut, Giona/Ionà, Esodo/Nomi). De Luca ha svolto una varietà infinita di lavori (operaio qualificato in Fiat, magazziniere all’aereoporto, camionista, muratore): ”Tutte esperienze che hanno inciso sui miei libri, dove le storie sono prese da vita vissuta”. stato impegnato politicamente sul fronte del ”68, dirigente attivo di Lotta Continua, volontario delle missioni umanitarie in Bosnia: ”Vedere la guerra accanto a casa mi ha colpito profondamente”. Sbarcato alla scrittura nell’89 (con Non ora, qui, Feltrinelli) [...] è anche uno scalatore di vaglia [...]» (Giorgia Garberoglio, ”La Stampa” 8/5/2005).