varie, 22 febbraio 2002
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DELLA VALLE Diego Casette d’Ete (Macerata) 17 dicembre 1953. Imprenditore (scarpe). Padrone della Fiorentina • «Scarpe, calcio, finanza e adesso pure politica
DELLA VALLE Diego Casette d’Ete (Macerata) 17 dicembre 1953. Imprenditore (scarpe). Padrone della Fiorentina • «Scarpe, calcio, finanza e adesso pure politica. Se l’intreccio, - calzature a parte - vi ricordasse del tutto erroneamente qualcun altro evitate di dirglielo, che rischiereste di incorrere in una solenne arrabbiatura. Diego Della Valle, del resto, è portato alle passioni nella vita come nel lavoro [...] sbrigativamente etichettato come Mr. Tod’s deve la fortuna e la fama proprio alle scarpe con i tacchetti in gomma. Grazie a quell’attività dalla natìa Sant’Elpidio a Mare si è spostato verso le capitali della moda e della finanza. Oggi non è solo imprenditore in proprio con un gruppo da mezzo miliardo di euro ma siede anche nel ”board” di quel colosso del lusso che risponde al nome di Lvmh, ossia Louis Vuitton Moet Hennessy, e soprattutto è diventato uomo che conta nel mondo dei grandi affari. Ha una quota in Rcs, una in Generali, dove ha anche un posto in consiglio. stato azionista della Bnl dove ha combattuto all’ultimo sangue contro i ”furbetti del quartierino” [...] Se non bastasse ha pure comprato la Fiorentina, riportandola non solo in Serie A, ma pure al quarto posto. Un uomo attento agli affari e anche alla politica in senso ampio, ad esempio quella associativa degli imprenditori, e con forti legami di amicizia che vanno dall’attuale presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo a un presidente passato come Luigi Abete, oggi alla guida della Bnl. Politicamente gli è sempre stata attribuita una preferenza per il centrosinistra, ma in versione decisamente soft piuttosto che hard. Tanto per capirsi uno dei suoi maggiori referenti politici è Clemente Mastella al quale l’uomo che durante le settimane della Moda organizza fiabeschi eventi a Milano riesce evidentemente a perdonare anche la celebre piscina mitiliforme. Che cosa si senta davvero lo ha spiegato lui stesso di recente a Daria Bignardi: ”Sono uno di centro, provengo da una famiglia che votava i repubblicani veri, non quella robetta di adesso. Sono moderato e laico. Nel ’94 ho persino creduto in Forza Italia e nel progetto di Berlusconi. L’ho finanziato. Ma poi purtroppo mi sono dovuto ricredere”. Dunque, fa di certo parte delle perversioni di un paese in perenne fibrillazione preelettorale il fatto che un uomo che ama spostarsi per mare sul Marlin che fu di Jfk o su Te Vega, il veliero che fu di Calisto Tanzi (acquistato per 4 milioni), sia celebrato anche sul Manifesto un titolo come ”Diego Della Valle, il nostro bomber”. Peccato che anche il premier abbia su di lui esattamente la stessa opinione - caso più unico che raro - del quotidiano comunista. Ha voglia Della Valle a definirsi moderato o ad attaccare anche la sinistra - chiedere a Piero Fassino sull’appoggio agli immobiliaristi e la vicenda Unipol. Per Berlusconi, complice quel Porta a Porta [...] in cui l’(ex) amico imprenditore lo accusò di girare ”con i foglietti in tasca” per spiegare agli italiani un paese rosa che non esiste, oggi l’uomo delle Tod’s è diventato un nemico. Mandarle a dire, del resto, non è mai stata la specialità di Della Valle. Meglio uscirsene con definizioni al fulmicotone che fanno la gioia dei titolisti. Ecco così la famiglia Romiti ai tempi della battaglia sulla Rcs che ”sembra la famiglia Addams”, con effetto bomba sul piano mediatico, ma assoluto sconcerto di Cesare Romiti che quegli Addams di televisiva memoria nemmeno sapeva chi fossero. Ecco il governatore Antonio Fazio che fa strane manovre sull’Opa Bnl e diventa ”lo stregone di Alvito”. Ecco, molto più di recente l’affondo televisivo contro il premier (’ma dai, Silvio!”), così mal digerito che [...] a Vicenza Berlusconi gli ha rimproverato quel confidenziale uso del ”tu”. Ecco la session dal sapore quasi jazzistico in cui Della Valle e Carlo De Benedetti si trovano in gran sintonia su Berlusconi, con lui che va giù piatto: ”Non vedo l’ora che se ne vada”. Questione di idee, ma i maligni sostengono anche di calcio&potere, visto che in Lega Della Valle si è scontrato con Galliani (e pure con Moggi e Moratti) proprio per la richiesta ”comunista” di vendere collettivamente e non individualmente i diritti tv. Siano affari, politica, calcio o passioni contrapposte [...]» (Francesco Manacorda, ”La Stampa” 21/3/2006). «[...] ”il guru delle scarpe”, come lo chiamano gli americani [...] poliedrico miscuglio di efficienza, superlavoro, profitti, e insieme grandi passioni, gusto per le cose semplici e comode, amore, amicizia, ironia [...] mamma Maria aiutava papà Dorino al bancone della prima aziendina, cuciva tomaie, e lui, piccolissimo, dormiva felice nei cestoni di vimini pieni di pelli. cresciuto con una frase ripetuta a mo’ di ritornello: se vuoi fare bene i tuoi interessi, non devi farli contro gli altri. ”E paga perché, se ci riesci, il risultato è eccezionale, non solo dal punto di vista etico imprenditoriale, ma soprattutto per il proprio equilibrio personale [...] Io ho tre concetti base. L’azienda deve andare bene e fare molto profitto; creare prodotti che soddisfino i consumatori perché questo è il perno su cui si regge l’intera struttura; e non posso fare tutto questo pensando che i miei dipendenti non stanno bene” [...]» (Stefano Jesurum, ”Sette” n. 30/1998). «Ho cominiciato a lavorare a 22 anni nell’azienda di mio padre perché mi ero sposato a 21 e volevo mantenermi da solo. Mio padre avrebbe preferito che diventassi avvocato [...] Ho capito come si fabbricavano le scarpe in modo artigianale e industriale e come si gestisce industrialmente un’azienda. Producevamo molto e vendevamo anche in America ma mio padre intuì che dovevamo avere un nostro marchio per uscire dalla semplice competitività di prodotto. Così abbiamo avuto la fortuna di vedere esplodere il pret-à-porter nei primi anni Ottanta e di lavorare con alcuni stilisti: Ferré, Krizia, Fendi, Calvin Klin. Nascevano così le scarpe ”by Della Valle”.Abbiamo introdotto colori nuovi, materiali nuovi, linee forti. La fabbricazione era molto complessa, un enorme lavoro, e così pensai che bisognava creare un nuovo prodotto. Un prodotto di grande qualità e di buongusto. Il concetto era unire buongusto e innovazione tecnologica. Nacquero così i marchi Tod’s e Hogan» (Alain Elkann. ”La Stampa” 8/3/1994).