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 2002  febbraio 22 Venerdì calendario

DELVECCHIO

DELVECCHIO Marco Milano 7 aprile 1973. Calciatore. In serie A ha giocato con Udinese e Inter fino ad affermarsi con la Roma, con la quale ha vinto lo scudetto 2000/2001. Nel 2005 è passato al Brescia, poi Parma e Ascoli. Con la nazionale è stato vicecampione d’Europa nel 2000, segnando il gol azzurro nella finale poi persa contro la Francia • « nato a Milano e dei meneghini ha l’accento. Eppure le radici pugliesi, quando si decide a tirarle in ballo, le vedi stimmate di tanta estroversione, motivo e origine del trasporto vitalistico che SuperMarco ha per l’esistenza. Dedicandogli dei versi, ti viene in mente Boris Vian, che Vittorio Gassman recitava quando i sensi lo premevano da vicino:... E troverò pure tutto ciò che conosco, tutto ciò che apprezzo e sono sicuro mi piace, il fondo verde del mare dove ballano i filamenti delle alghe sulla sabbia ondulata, la terra bruciata di giugno, la terra che si screpola, l’odore delle conifere e i baci di colei che mi fa stravedere, la bella per essenza, il mio orsacchiotto... ”Anche da ragazzo, quando abitavo con i miei genitori, ero lo stesso. Mi alzavo sempre di buonumore, fischiettavo, facevo casino. Mia madre mi dice ancora che le manco, che la casa, senza me, sembra vuota. Il calcio, a certi livelli, ti dà molto. Impegnativo, certamente. Ma ti permette di vivere alla grande. E poi ho la mia famiglia, i miei due figli […] Se mi sveglio la mattina con la voglia di qualcosa, esco e me la compro. Però non sono tormentato dai desideri: ho imparato che, nella mia posizione, soddisfare quelli degli altri è bello come realizzare i propri […] Sono vissuto a Milano fino ai vent’anni. Tornarci vuol dire, ogni volta, ritrovare i cieli grigi, coperti, certi colori smorzati, il negozietto che ti piaceva, i vecchi amici, la cognizione della strade e dei posti dove, se ti serve qualche cosa, sai dove andare. E poi, la famiglia di origine. A Milano mi sento come a casa. Anche se a Roma sto benissimo. […] I pomeriggi del ritiro. Li passo con Damiano Tommasi, il mio compagno di stanza: lui al computer, io alla televisione. Le due, le tre, le cinque, le sei... Io alla televisione, lui al computer: non una parola. Alla fine, poco prima delle sette, ora in cui parla il mister, gli chiedo: chiacchieriamo» (Rita Sala, ”Il Messaggero” 7/4/2002).