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 2002  febbraio 22 Venerdì calendario

Dench Judi

• . Nata a York (Gran Bretagna) il 9 dicembre 1934. Attrice. «[...] ha la faccia di un gatto e la voce, fascinosa, di carta vetrata. Lei dice che è perché fuma troppo, ma poi concede che era così anche prima. [...] quella bellezza che nasce dalla consapevolezza del proprio fascino, dalla autorevolezza e dallo humour. molto più piccina di quanto non faccia pensare la sua presenza scenica. E gioca molto britannicamente al ribasso, a prendersi in giro. La signora che è stata la regina del teatro shakespeariano degli ultimi quarant’anni; che è stata, giovanissima, Giulietta con Zeffirelli, e Ofelia, Titania, Lady Macbeth, Cleopatra, Gertrude; un paio di regine sullo schermo (la meravigliosa Victoria di Mrs Brown, l’autorevole Elisabetta di Shakespeare in love, dove con otto minuti di presenza sullo schermo ha sgominato rivali molto agguerrite e si è aggiudicata un Oscar, record almeno per quanto riguarda la brevità della apparizione); e la più recente M di 007, e Sally Bowles in una versione musicale di Cabaret [...] ricorda con divertimento la sua prima avventura italiana. Era il 1964. Era stata contattata per fare con De Sica in veste di attore un film (Il terzo segreto) che poi lui non fece, lo incontrò, non sapeva nulla di lui, gli chiese impudentemente che cosa avesse fatto, e lui citò gentile un titolo (Ladri di biciclette) che l’ignorante signorina inglese non aveva mai sentito. [...] La seconda avventura (relativamente) italiana, è stata la sua parte di Giulietta diretta da Franco Zeffirelli, con cui è rimasta amica, tanto da comparire poi con un bouquet di signore inglesi, tra cui Joan Plowright e la sua adorata amica Maggie Smith, in Tè con Mussolini. [...] è rimasta sola alla morte, nel 2001, di suo marito, l’attore Michael Williams, così amato che, dice sempre, ”eravamo felici di essere nella stessa stanza”. Continua ad abitare a Charlecote, vicino a Stratford-upon-Avon, dove viveva con lui, sua figlia, e i genitori di ambedue [...] il suo primo contatto con il cinema fu con un regista che le disse: ”Cara, nella tua faccia tutto è sbagliato”. [...] ”[...] la scena ti dà la possibilità di continuare a lavorare sul personaggio, di migliorarlo, di imparare guardando gli altri, di confrontarti con le reazioni del pubblico. Anche un po’ di imbrogliare, cosa che il cinema non ti permette”. Si riferisce alla sua presenza fisica. Anche se tutti la percepiscono come grande e imponente, con il suo metro e sessanta si sente piccola. E ride, ricordando quando, non più proprio giovanissima, le fu proposto da Sir Peter Hall, nel 1987, di interpretare Cleopatra. ”Sono rimasta sbalordita e, pensando che fosse impazzito, gli ho chiesto se era sicuro di volere un nano in menopausa per la sua Cleopatra. E in effetti la gente rideva quando dicevo che mi preparavo a quella parte”, insiste autodenigratoria. [...]» (Irene Bignardi, ”la Repubblica” 4/12/2005). Ha scritto Tullio Kezich: «Nel settembre 1961, quando la vidi per la prima volta nel Romeo and Juliet dell’Old Vic sul palcoscenico della Fenice, aveva 26 anni e sembrava una ragazzina [...] Ad acclamare lo spettacolo di Franco Zeffirelli, una svolta storica nelle messinscena shakespeariane, c’era un ”parterre de rois”: Stoppa, la Falk, la Proclemer, Albertazzi, la Valeri, la Caprioli, la Pagnani, tutti entusiasti di quella giovane Giulietta traboccante di estro e vitalità. [...] si può dire che la bravissima Judi ha ampiamente mantenuto le promesse tanto da venir considerata ”the Britain’s queen of the stage”. Proprio così, regina del teatro inglese la definisce John Lahr in uno stupendo ritratto apparso su ”The New Yorker” [...] Dama dell’impero britannico dal 1988, la Dench nella sua carriera ha impersonato varie regine, da Victoria (in Mrs. Brown) a Elisabetta I (che con un apparizione di pochi minuti in Shakespeare in Love le ha meritato l’Academy Award nel ’98), ed è in qualche modo una figura ufficiale. Non a caso le 77 famiglie inglesi che hanno avuto dei morti nelle Twin Towers l’hanno voluta come speaker nella celebrazione all’abbazia di Westminster. Ma l’attrice, garantisce Lahr, si sente tutt’altro che un monumento nazionale [...] questo straordinario senso di responsabilità sociale non le impedisce di vivere una vita d’artista. Ogni sua incarnazione [...] è frutto di intuizione più che di studio. Per scegliere i ruoli, Judi non legge nemmeno i copioni, la basta cogliere qualche battuta qua e là. Ha detto Kenneth Branagh: ”Quando inizia le prove, ha bisogno di sentirsi una pagina bianca”. E lei, a conferma, ha aggiunto una cosa bellissima: ”Non mi piace interpretare il personaggio, voglio che sia lui a interpretare me”» (’Sette” n. 12/2002). «[...] operativa signora del teatro inglese, Oscar per Shakespeare in love [...] ha raccontato quanto [...] sia stato bello incontrare il cinema che da giovane l’aveva scartata con il ruolo della regina Vittoria in Mrs Brown, quanto le piaccia misurarsi con cose mai fatte prima dai film con Vin Diesel agli 007. ”Perfino per dar voce a una mucca, come ho fatto per un cartone della Disney, occorre un lunghissimo lavoro, anche se è difficile immedesimarsi. Del resto mi hanno raccontato che, per una cosa analoga, Tom Hanks abbia dovuto ripetere un no cinquecento volte. Doppiare i cartoni è un esercizio muscolare più che artistico”» (Simonetta Robiony, ”La Stampa” 15/6/2004).