Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  febbraio 22 Venerdì calendario

DI CENTA Manuela

DI CENTA Manuela Paluzza (Udine) 31 gennaio 1963. Ex sciatrice di fondo. Medaglia d’oro nei 15 e 30 km, argento nei 5 km e nell’inseguimento, bronzo nella staffetta 4x5 km alle Olimpiadi di Lillehammer (1994), bronzo nella staffetta 4x5 km anche a Albertville (1992) e Nagano (1998). Carriera poi oscurata dall’accusa di aver fatto ricorso al doping (mai provata). Eletta alla Camera nel 2006 e 2008 (Forza Italia, Pdl). Sorella di Giorgio • «Ha sempre salutato vittorie e sconfitte con uno splendido sorriso. Ha conquistato sette medaglie alle Olimpiadi, sette ai mondiali e due Coppe del mondo con la grinta di una “regina di ferro” (questo era il suo soprannome) e la leggerezza di un elfo» (Valeria Gandus, “Panorama” 29/4/1999) • «[...] Il rigore, la tradizione a casa Di Centa li conoscono bene. Sono all’antica, papà Gaetano (il fornaio “Tane” per gli amici) e mamma Maria Luisa [...] le prime lezioni di sci date da “Tane” alla figlia [...] La passione per lo sci nordico è la stessa che fa dire a Manuela: “A me piace correre nella natura, cercare di migliorare, correre quando gli altri dicono: ‘oggi è brutto tempo’’. Sciare può diventare un momento dolcissimo. Il sacrificio è un’altra cosa”. [...] È un po’ tutta la Carnia [...] a stringersi attorno alla campionessa per cercare di capire come si può sfondare partendo da qui, da questi boschi di pini e abeti, da queste terre di forte disoccupazione. [...] “Ci sono due posizioni dentro di me c’è la Manuela tutta spontaneità e voglia di fare, e c’è la Manuela tutta pensiero e logica. Se fosse per me andrei avanti venti anni”. [...]» (Mattia Chiusano, “la Repubblica” 11/4/1994) • Ha scritto Gianni Mura: «Mi sono innamorato di Manuela Di Centa, che mi rifiuto di chiamare Manu. [...] Mi sono innamorato per un paio di frasi. “Mi sento giovane, dunque sono giovane” e “Ho dentro tutta la forza della mia terra”. La sua terra la conosco bene da [...] quando Luigi Veronelli mi disse che il suo sogno era quello di essere seppellito a Pradumbli, vicino Prato Carnico, paese d’anarchici. Il suo sogno valeva il mio viaggio. Veronelli [...] s’è innamorato pure lui di Manuela [...] La seconda volta che Manuela ha vinto ho pensato ai cjarsons. Sono dei grossi ravioli con un ripieno che può arrivare a 20 ingredienti, la ricetta varia da paese a paese, è forse l’unico piatto ricco di una cucina povera, e infatti nel Friuli benestante si parla di “cjargnel cence Diu”, senza Dio perché negli ultimi secoli la storia e il cielo sono stati avari. Ho pensato che Manuela aveva dentro un sacco di cose, era una gran donna-cjarson. E mi ha fatto male leggere sulla “Gazzetta” che nei ristoranti di Paluzza si servivano gli “spaghetti tricolori”, con pomodoro, spinaci e panna. Ma siete impazziti? [...]» (Gianni Mura, “la Repubblica” 27/2/1994).