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 2002  febbraio 22 Venerdì calendario

DIACO

DIACO Pierluigi Roma 23 giugno 1977. Giornalista. Da ultimo conduttore di Unomattina • «[...] La storia di Diaco è la storia esemplare di una resistibile ascesa sociale nel demi-monde della tv romana, cominciata prestissimo con una raccolta devozionale degli interventi di Sandro Curzi (non è il solo danno combinato da quel vanitosone, pace all’anima sua) e proseguita poi con serrati corteggiamenti ai Veltroni e ai Fassino ma anche ai Belpietro, ai Costanzo, alle De Filippi. Il ritratto più riuscito di questo blando avventuriero del piccolo schermo lo si deve a Filippo Facci: ”Pierluigi Diaco, professione giovane e dj, creativo, nientologo del tutto, tuttologo del niente”. Assolutamente privo di ironia, corteggia spudoratamente la banalità e programma con pignoleria la sua carriera: cerca di entrare nelle grazie di chiunque detenga un potere senza mai dispiacere l’interlocutore, inondandolo anzi di melassa e di condiscendenze. Le doti principali di Diaco sembrano essere appunto l’adulazione e l’opportunismo: è di sinistra ma anche di destra [...] dice di amare le donne ma anche gli uomini, parla da orecchiante ma anche da cultore di idées reçues, espresse preferibilmente in un italiano incerto. giovane ma anche vecchio. Non ha un pensiero, ma finge di averlo, come tutti i cosiddetti opinionisti tv, insomma è un perfetto para-guru. [...]» (Aldo Grasso, ”Corriere della Sera” 18/6/2010) • «[...] il conduttore più vecchio (mentalmente) che esista, un misto fra Costanzo e Vespa, fra Augias e Funari, un collezionista di vecchie idee ricevute spacciate come nuove. [...]» (Aldo Grasso, ”Corriere della Sera” 1/6/2007) • «[...] è già stato molte cose: giovanissimo di Azione cattolica nella parrocchia di San Melchiade di Labaro, quartiere della periferia nord di Roma, pupillo di Leoluca Orlando e del gesuita padre Pintacuda ai tempi della rete, figlioccio di Sandro Curzi, di cui raccolse in un libretto gli editoriali su TeleKabul, dj di successo, contraltare progressista di Ambra, mediatore tra il ministro Bianco e il popolo delle discoteche [...]» (Marco Damilano, ”Sette” n. 25/2000) • «Giovanissimo dj di Radiodue nonché rubrichista del Foglio nonché irrefrenabile autopromotore di se stesso» (’La Stampa”) • «Uno che la sa lunga e che si dà molto da fare. [...] La sua rubrica quotidiana sul ”Foglio” talvolta va per vie traverse e narcisissime, ma è raro che non ti venga voglia di leggerla. [...] ”io voglio molto bene a un cinquantenne come Giuliano Ferrara. Lo trovo molto bello, trovo bella la sua parte femminile che è quella espressa nell’editoria. Se l’antipatia dei cinquantenni nei miei confronti esiste, riguarda il fatto che io esisto per loro solo come un fenomeno... [...] il fenomeno di uno che non deve fare citazioni [...] A me piace rischiare la felicità, credere nella mobilità delle idee, nella flessibilità delle mie intuizioni, nel salario delle mie ”marchette’... [...] sono solo un artigiano che cura i suoi pensieri migliori e anche se i più non li capiscono [...] vero che io sono ”paraculo’, un gran furbo, eppure sono uno che aspira fortemente al buon senso e al bello [...] Sono uno che non ha e non cerca punti di ancoraggio, né a destra né a sinistra” [...]» (Giampiero Mughini, ”Panorama” 22/2/2001) • «[...] litigò ferocemente con Emilio Carelli, direttore di SkyNews24, tanto da lasciare la sua rubrica. All’Indipendente arrivò alla rottura dopo grandi dichiarazioni d’amore col direttore Giordano Bruno Guerri. [...]è geneticamente un mattatore trasversale, difeso contemporaneamente dalle ”Farfalle rosse” senesi che avevano fischiato il cardinal Ruini e dalla Lega che gli ha [...] affidato una rubrica sulla Padania [...] conduce un programma radio con Piero Fassino. Elogia Vespa, andato in onda durante lo sciopero dei giornalisti (’a me non l’hanno concesso”) e dà ragione a Santoro che pretende di avere un copyright personale sui suoi programmi. Si considera un ”appartenente al clan mafioso dei giornalisti indipendenti”, paragonandosi a Giò Marrazzo, Montanelli, Pasolini, Longanesi, Barbato. Un personaggio così non può che essere scomodo in Rai. [...]» (Maria Grazua Bruzzone, ”Sette” 24/11/2005).