Varie, 22 febbraio 2002
DIONISI
DIONISI Stefano Roma 1 ottobre 1966. Attore • «[...] è l’attore feticcio di Pasquale Pozzessere. Con lui ha girato Verso sud, Padre e figlio, la serie televisiva La storia siamo noi, primo capitolo della saga di Rulli e Petraglia chiusa da La meglio gioventù di Giordana. [...] La porta delle 7 stelle [...] interpretato accanto a un’intensa Sabrina Colle. [...] Dionisi è bello, ma soprattutto ha uno sguardo lucido e vivo che trasmette emozioni. [...] ”Pozzessere mi ha conosciuto sul set di Maselli Il segreto e s’è ricordato di me quando ha girato il suo primo film: Verso sud. Mi chiama quando ritiene che sia giusto per uno dei suoi ruoli [...] Ho girato, sempre con Pozzessere, il film-tv Lucia. Si svolge negli anni Cinquanta: io sono un sindacalista vecchia maniera che ama Sabrina Ferilli ma non si decide a lasciare la moglie. [...]”» (si. ro., ”La Stampa” 1/7/2005). «Scuro di occhi e di capelli, magro, alto, chiuso in una gabbia di timidezza difficile da penetrare [...] Ha avuto occasione di lavorare con tanti nomi celebri. E ognuno gli ha lasciato un segno, un ricordo, un´impressione: ”Con Mastroianni, quando giravamo Sostiene Pereira, ci ritrovavamo sempre la sera a cena. Non era programmato, ma succedeva; mi fece conoscere la figlia Chiara e anche Catherine Deneuve e poi, siccome nel cast c’era Nicoletta Braschi, spesso veniva Benigni a trovarla e stavamo tutti insieme”. Di Penelope Cruz, conosciuta sul set della Ribelle, ricorda che ”era molto determinata, sia nel lavoro che nella vita privata, non dava spazio a nessun divertimento, si comportava come un’americana e infatti poi lì si è trovata bene”. Nelle pause delle riprese ogni attore occupa il tempo in maniera diversa: ”John Turturro restava in un silenzio assoluto; Ben Kingsley leggeva un libro, come fa Andie McDowell. Io, invece, ripasso le battute”. Poi ci sono i momenti di stasi, quelli in cui si aspetta il ruolo giusto: ”Certe volte si lavora perchè non ce la si fa a restare lì a casa ad aspettare; altre per bisogno di denaro” [...] Non ama lavorare in tv anche se gli è già capitato, con buoni risultati, per esempio nella Vita che verrà, dov´era diretto da Pozzessere: ”Il meccanismo televisivo mi spaventa, certe volte si lavora in maniera un po’ sciatta, per questo mi è capitato spesso di rifiutare proposte di fiction. E poi c’è il problema della popolarità, una cosa con cui ho un rapporto difficile, non mi va di non poter camminare per strada liberamente”. [...] ”Credo più nell’uomo che in Dio, anche se ho ricevuto un’educazione cattolica e, fino a 13 anni, lo sono stato, facendo il chierichetto e andando a scuola dalle suore. Poi è come se ci fosse stata una disillusione, nel momento in cui si coglie il senso del tempo e dell’eternità”» (’La Stampa” 2/2/2003).