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 2002  febbraio 22 Venerdì calendario

Djorkaeff Jouri

• . Nato a Lione (Francia) il 9 marzo 1968. Calciatore. Con la Francia ha vinto il campionato mondiale 1998 e l’europeo 2000. In Italia ha giocato con l’Inter, vincendo la Coppa Uefa 1997/1998. Con il Parist Saint German aveva vinto la Coppa delle Coppe 1995/1996. Famoso un suo gol in sforbiciata alla Roma (votato dai lettori della ”Gazzetta” come il più bello della storia nerazzurra). «Meraviglioso. Non tutti l’hanno amato. Per questo: perché era intimamente atipico. Anche all’anagrafe. Nato a Lione nel `68, madre armena, padre russo calmucco. Con la Francia ha vinto Mondiale ed Europeo, ma sempre all’ombra di Zidane. Di lui ci si è ricordati al tramonto, vedendolo finito in Corea e Giappone. Eppure Youri Djorkaeff è stato l’ultima, vera eccezione dell’Inter. Platini l’avrebbe definito ”9 e 1/2”, lui stesso mischiava le carte e giocava col ”6”. Le cose migliori le ha fatte vedere al Monaco. All’Inter è rimasto tre anni, vincendo una Coppa Uefa. 89 presenze in nerazzurro, trenta gol. Capocannoniere della squadra nella stagione 1996/97 (14 reti, 5 su rigore). E proprio in quella stagione, il 5 gennaio 1997, a San Siro, Djorkaeff si manifestò pienamente. L’anno dopo, quasi a rinnovarne il miraggio, l’Inter stampò nelle tessere degli abbonati quel capolavoro, quasi come la sforbiciata di Parola nelle figurine Panini. Ma un miraggio simile, l’Inter e Djorkaeff, non l’hanno visto mai più. Al 40’ del primo tempo, sull’1-0, contro la Roma, Djorkaeff sforbiciò. Da posizione assurda. Colpì, perfettamente, di destro. Di fatto, si capovolse: la testa toccava terra, il piede altissimo in cielo. Cervone, in porta, non ci capì nulla. In ogni classifica, quel gol figura tra i dieci più belli di sempre. Giustamente, naturalmente: quella rete è bellissima. Djorkaeff lasciò l’Inter nel `99. Passò al Kaiserslautern. Non una grande squadra. L’allenatore era Andreas Brehme, lui sì, interamente interista per abnegazione, pragmatismo. Non potevano andare d’accordo. Djorkaeff scappò appena poté, finì al Bolton» (Andrea Scanzi, ”il manifesto” 11/12/2003).