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 2002  febbraio 22 Venerdì calendario

DONI Cristiano

DONI Cristiano Roma 1 aprile 1973. Ex calciatore. Noto soprattutto per le prestazioni con la maglia dell’Atalanta, giocò anche con Rimini (C2), Pistoiese (C1), Bologna (C1, B). Brescia (B, A), Sampdoria (A) ecc. Con la nazionale partecipò ai mondiali del 2002. Il 9 agosto 2011 subì una squalifica di tre anni e mezzo (sentenza della Disciplinare Figc) per aver partecipato alla combine relativa ad Atalanta-Piacenza del 19 marzo 2011. Il 19 dicembre 2011 fu arrestato (non per nuove “combine” ma per inquinamento delle prove) • «Diciamo che in campo mi trasformo perché mi dà fastidio perdere. Non riesco a digerire neppure le sconfitte a calcetto tra gli amici in spiaggia... Non so se sono un vero leader, di sicuro sono un lottatore» (Giancarla Ghisi, “Corriere della Sera” 5/12/2001) • «Globetrotter nato a Roma, cresciuto a Genova, sbocciato a Brescia, esploso a Bergamo e residente a Bologna. […] In questa confusione di ruoli (“Non sono un numero 10 e nemmeno Zidane: solo il paragone mi fa ridere”) […] Saitama, 7 novembre 2001. Doni debutta in nazionale oltre quattro anni dopo l’esordio in serie A (Inter-Brescia 2-1, 31 agosto ‘97). Non è questione di riflessi pronti, ma di fiducia: “È che io riesco a dare il meglio di me quando ho l’appoggio del tecnico e dei compagni. All’Atalanta ho trovato l’ambiente e le persone giuste”. In azzurro, pure. Carta canta: gol al Giappone dopo 6 minuti. Un tentativo di sprint postumo? “Ci ho messo tanto per salire alla ribalta, in nazionale avevo voglia di fare bene subito”. Più veloci di lui solo Pernigo (Italia-Usa 9-0, 2 agosto ‘48, gol dopo 2’) e Chinaglia (Bulgaria-Italia 1-1, 21 giugno ‘72, gol dopo 5’). Qualcosa vorrà pur dire. “In Giappone credevo di impazzire di gioia”. […] “Io di scommesse non ne faccio più”. L’allusione è al Medioevo della sua vita, all’inchiesta sportiva su Pistoiese-Atalanta scattata da una denuncia della Snai (troppe giocate su quella ‘banale’ partita di Coppa Italia) che ha rischiato di tagliargli le gambe. “Ho pensato al ritiro, poi mi sono accorto che smettendo avrei dato ragione a chi mi accusava. Allora ho deciso di restare e di combattere”. Il tatuaggio maori che ha sul braccio destro è una tacita dichiarazione di guerra al mondo che Cristiano, ragazzo mite con il basso profilo come filosofia di vita (“Se in Giappone avessi realizzato anche il secondo gol di testa mi sarei trovato in una situazione difficile da gestire: sinceramente temevo di non sopportare tutte queste pressioni”), mai pronuncerebbe ad alta voce. All’involontaria creazione del personaggio, oltre ai gol (che non guastano), contribuiscono il capello lungo, l’orecchino al lobo destro, l’affiliazione ai “Figli del sole”, il bagno di Cervia dove nel passato ha incrociato i tacchetti con Mascia la Grande Sorella e dove d’estate gioca a fare Vieri, tanto ormai gli riesce bene, soprattutto nell’area altrui. Per festeggiare i gol, l’’anatrone’ (copyright di Ulivieri, che ha allenato Doni al Bologna) ha scelto un gesto misterioso che, per l’emozione, in nazionale aveva scordato: mano sotto il mento, sguardo verso l’alto. “È un gesto scaramantico, ha un significato che tengo per me”. Indossa il numero 27 in memoria di Gilles Villeneuve, anche se la passione sportiva alternativa al calcio dichiarata è per il basket (“Sono un tifoso della Fortitudo”) e non per l’automobilismo. […] Adora gli gnocchi al pesto, si carica con la musica di Vasco Rossi […] Reja, tecnico al Brescia: “È una fuoriserie che ha trovato la giusta carburazione”. Mutti, primo allenatore all’Atalanta: “Doveva solo completarsi sul piano della personalità”. Buso, pigmalione di Doni nelle giovanili del Modena: “Se valorizzato, è il tipo di giocatore in grado di far fare il salto di qualità a una squadra”» (Gaia Piccardi, “Corriere della Sera” 12/12/2001).