Varie, 22 febbraio 2002
DORFLES
DORFLES Gillo Trieste 10 aprile 1910. Critico d’arte. Laureato in medicina e in psichiatria, filosofo, pianista, pittore (è stato tra i fondatori del Movimento Arte Concreta, con Monnet, Munari e Soldati), professore di estetica a Milano, Cagliari e a Trieste. Tra i suoi libri Le oscillazioni del gusto (1958), Ultime tendenze nell’arte di oggi (1961), Il kitsch (1970), Moda e Modi (1979), La moda della moda (1984), Elogio della disarmonia (1987), Itinerario estetico (1988) • «Il filosofo e critico che ha scoperto e fatto scoprire (forse tra i primi) il fascino indiscreto della modernità. Lo stesso filosofo e critico che avrebbe poi teorizzato (tra le righe di un saggio del 1970 poi ristampato a più riprese) quel kitsch successivamente scoperto anche da Abraham Molef» (Stefano Bucci). Anche pittore: «Quello per la pittura è stato in qualche modo un amore a prima vista, un amore ”profondo e ormai di lunga data che è sbocciato con gli scarabocchi sui quaderni di scuola”. E che è poi cresciuto secondo una serie di comandamenti (’andare oltre ogni possibile stile, non mettersi alla pari con grandi maestri come Savinio, spaziare con tranquillità dall’astratto al figurativo”) che hanno fatto di lui non un ”pittore assoluto” ma (piuttosto) un pittore oltre ogni schema» (’Corriere della Sera” 24/2/2001) • «[...] racconta di essere stato forgiato nella sua raffinatezza da un irrequieto poliglotta come Bobi Bazlen che lo aprì alla lettura della Recherche proustiana, di Kafka, Kraus, Joyce, e che gli fece conoscere un burbero Saba e un enigmatico Montale. Negli anni del fascismo si laurea in medicina ma ”farfalleggia” nell’arte e nell’architettura, riesce a fare il militare nel blasonato reggimento Nizza Cavalleria, scia a Cortina, tira di scherma a Roma [...] Durante la guerra, vissuta nelle campagne del volteranno, riflette non solo sulle morti e le distruzioni, ma anche sulla mancanza di quegli interessi che hanno contribuito a formare la sua identità. ”Chi si ricorda più di Picasso, Mirò, Dalì, dei Valori Plastici?”. [...]» (Alessandro Cannavò, ”Corriere della Sera” 17/4/2007).