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 2002  febbraio 22 Venerdì calendario

DORIO

DORIO Gabriella Veggiano (Padova) 27 giugno 1957. Mezzofondista. Medaglia d’oro dei 1500 metri alle Olimpiadi di Los Angeles 1984. Primatista italia degli 800 (1’57’’66 a Pisa il 5 luglio 1980) e dei 1500 (3’58’’65 a Tirrenia il 25 agosto 1982). «I riccioli d’oro di Gabriella Dorio danzano ancora nel vento come quell’11 agosto 1984, quando vinse l’oro olimpico dei 1500 a Los Angeles. La più grande mezzofondista italiana di sempre dell’atletica azzurra oggi festeggia 50 anni. [...] due figli, Annachiara 21 anni, 4 volte campionessa italiana giovanile degli 800, e Davide, 14 anni, altista in erba. Ma la Dorio è tornata in campo per essere l’anima [...] “Mi sono ritirata nel ‘92 e subito mi sono trovata in attesa di Davide. [...]». (Pierangelo Molinaro, “La Gazzetta dello Sport” 27/6/2007) • «È stata la più importante mezzofondista nella storia dell’atletica italiana. Dopo aver trionfato ai Giochi della Gioventù nel 1971, ebbe una rapida escalation che la portò nel 1973, all’età di 16 anni, a vestire la sua prima maglia azzurra e a vincere il primo di quelli che saranno ben 17 titoli italiani in pista. Nel 1974 fu nona nei 1500 m ai Campionati Europei. Furono quelli gli anni della rivalità con Paola Pigni, l’atleta milanese che aprì la strada al mezzofondo femminile italiano. Ai Giochi Olimpici di Mosca nel 1980 sfiorò, con il quarto posto, il podio nei 1500 m. Quattro anni più tardi, ai Giochi di Los Angeles, conquistò, grazie a una travolgente volata, la medaglia d’oro sempre nei 1500. Migliorò numerose volte i primati italiani degli 800 m e dei 1500 m [...]» (Enciclopedia dello Sport, Treccani) • «[...] riccioli ribelli e bellezza ruspante, dalla campagna di Veggiano (Padova) [...] talento precoce dell’atletica negli anni Settanta, storica bambina prodigio dello sport italiano insieme alla gemella astrale Novella Calligaris [...] Nostra signora del mezzofondo è stato un fenomeno ante litteram in tutto: dal debutto (“Avvenuto prima nella nazionale assoluta che in quella giovanile: assurdo, eh?!”) al metodo degli allenamenti: “Metodo? All’epoca si faceva un’altra vita, io vivevo in campagna, mi allenavo sì e no quattro volte alla settimana, non c’erano mica questi ritmi forsennati di oggi, le pressioni, i guadagni stratosferici sin da piccoli, tutte le follie dello sport moderno...”. Sempre un giro di pista avanti a tutte: agli Europei juniores ’73 ha 15 anni, agli Europei di Roma ’74 ne ha 17 [...] “In nazionale ero la più piccola: tutti mi coccolavano. I problemi ce li avevo a casa, perché i miei non volevano che andassi in giro per il mondo, stiamo parlando di più di trent’anni fa, la mentalità era più chiusa. Ricordo ancora la faccia storta di mia madre: una ragazza, da sola, non sta bene...”. Il grilletto della Dorio si chiamava libertà: correre verso le medaglie era correre verso una vita adulta e indipendente. “Per me il trampolino di lancio fu proprio questo: dimostrare ai miei che potevo farcela”. Il ruolo della nonna fu fondamentale: “Lei, contadina, quasi analfabeta, chiamò il parroco di Veggiano e radunò la famiglia intorno al tavolo della cucina. Poi parlò chiaro a tutti: se l’atletica è la strada della Gabri, nessuno si azzardi a fermarla. Fantastica!”. Da allora, e per vent’anni (si ritirerà nel ’92, in attesa del secondo figlio), Gabriella Dorio ha corso come Forrest Gump nel film, 65 presenze in nazionale, 12 primati italiani su distanze che variano dagli 800 ai 3 mila, 10 titoli italiani, un oro olimpico da leggenda. “Ero istintiva e selvaggia. Mi buttai. Andò benissimo”. [...]» (G. Pic., “Corriere della Sera” 13/3/2008).